Dev’essere stato un brutto risveglio per i sostenitori della ormai mitica estensione della M5 fino a Monza. Quelle parole pronunciate da Matteo Salvini e Attilio Fontana (come dire: “eh, bella l’idea, ma i soldi cercateli altrove”) hanno avuto l’effetto di un requiem suonato con il clacson davanti a tanti. Il prolungamento della metropolitana sino a Monza non serve solo al capoluogo. Per molti brianzoli quella frase è suonata come una sveglia stonata, se non proprio un funerale in differita del progetto.
Nel frattempo, giovedì 26 giugno si avvicina come un esame universitario per studenti impreparati. Da un lato i sindaci di Milano, Monza, Sesto e Cinisello che tenteranno la difficile impresa di convincere Roma a mollare un po’ di grana (parliamo di 589 milioni di euro di extracosti). Dall’altro un governo che sembra più incline a finanziare l’immaginazione che le metropolitane. Ma il bello è che pur davanti a questo scenario tragicomico, la Brianza, miracolosamente, si è unita. Una roba che non si vedeva da quando hanno tolto le gabbie salariali. In molti ci credono ancora. Non alla Befana, ma alla forza del gioco di squadra. Gli industriali, gli artigiani, i commercianti, le associazioni e i sindacati. Tutti uniti per dire a Salvini: “Ministro, la Brianza non è solo il regno del mobile e del Suv, ma ha anche esigenze di mobilità reale. Magari anche sotterranea”. Nel caso l’incontro romano si risolvesse con la classica pacca sulla spalla e “teneteci aggiornati”, si aprirebbe il capitolo che tutti temono: chi paga? Per ora Monza ha stanziato 27,5 milioni, coperti con un mutuo. Ma se il conto cresce (e crescerà) toccherà metter mano al portafogli. O alla fantasia. Nel frattempo, chi vuole la linea lilla… si metta pure in fila. Convalidando, ovviamente, il biglietto della pazienza.