“Piccoli in cantiere” grandi lezioni di futuro con ESEM-CPT

Un bambino con un casco giallo in testa non è un gioco: è un segno di speranza. È la promessa che il domani possa essere diverso dal presente, che il lavoro smetta di essere una roulette russa e diventi ciò che dovrebbe sempre essere: dignità, crescita, vita.

“Piccoli in cantiere”, il progetto ideato da ESEM-CPT, nasce da una domanda semplice e potente: come possiamo costruire un futuro in cui la sicurezza non sia un’eccezione ma la normalità? La risposta è una sola: partendo dai bambini. Perché loro sono il nostro domani, qualunque strada sceglieranno.

Viviamo in un Paese dove troppo spesso si piange dopo. Dove la parola sicurezza arriva sulle prime pagine solo quando c’è un incidente, un crollo, una tragedia. Eppure la sicurezza dovrebbe essere il primo mattone di ogni costruzione, la base invisibile che regge tutto il resto. Se oggi la nostra cultura del lavoro è ancora fragile, allora bisogna cambiare il seme, piantarne uno nuovo. E quel seme sono i bambini.

“Piccoli in cantiere” nasce come progetto dedicato alle famiglie degli operai edili, dei tecnici, dei datori di lavoro. È un invito a vivere la sicurezza non come un obbligo, ma come un valore che appartiene a ogni persona, in ogni contesto. Genitori e figli camminano insieme in un percorso fatto di laboratori ed esperienze, dove un casco diventa una corona, una cintura un gesto d’amore, un segnale un linguaggio universale di protezione.

Ed è qui che avviene qualcosa di speciale: per un giorno gli studenti dell’Istituto Bazzi diventano “formatori”. Prima di entrare in cantiere, infatti, occorre seguire una formazione di base in materia di salute e sicurezza. E così, con un passaggio di testimone tra generazioni, sono proprio gli studenti Istituto Tecnico Tecnologico CAT Carlo Bazzi
a guidare i bambini: spiegano quali sono le regole per accedere e muoversi in cantiere, mostrano i dispositivi di protezione individuale da indossare, insegnano a riconoscere la segnaletica. È un momento in cui il sapere non scende dall’alto, ma passa da giovani a giovanissimi, creando un legame ancora più forte con il futuro.

La strategia di ESEM-CPT è chiara: cambiare la cultura della sicurezza attraverso le emozioni. Perché, quando la sicurezza si lega a un sorriso, a un momento di gioco o a un ricordo che commuove, smette di essere un peso e diventa qualcosa di bello e necessario. Se i bambini oggi imparano a vivere così la sicurezza, da adulti non la percepiranno mai come un’imposizione, ma come un valore naturale, parte della loro vita.

Ed è proprio per questa ragione che, accanto ai percorsi dedicati ai più piccoli, l’ente ha scelto di coinvolgere anche i grandi: spettacoli teatrali, mostre fotografiche, incontri ed eventi emozionali che parlano di sicurezza in un linguaggio diverso, capace di toccare il cuore prima ancora della mente. Perché solo quando anche gli adulti assoceranno la sicurezza a un’emozione autentica — un brivido, una risata, una commozione — allora essa diventerà davvero parte della vita quotidiana.

«Abbiamo la responsabilità di costruire il futuro non solo con mattoni e cemento, ma con valori che durino nel tempo», sottolinea Luca Cazzaniga presidente di ESEM-CPT. «Piccoli in cantiere è la nostra promessa: formare generazioni che non vedano la sicurezza come un vincolo, ma come il fondamento stesso del lavoro».

Lo ribadisce con forza anche il vicepresidente Salvatore Cutaia: «Ogni casco che vediamo sulla testa di un bambino è un segno di speranza. È il simbolo di un domani in cui non dovremo più leggere di tragedie sul lavoro, perché la cultura della sicurezza sarà diventata parte della nostra quotidianità».

La forza del progetto sta tutta qui: non trasmettere solo nozioni, ma coltivare una mentalità nuova. Un bambino che cresce imparando che la sicurezza è naturale come respirare, sarà un adulto che non abbasserà mai la guardia, né per sé né per chi lavora al suo fianco.

È un filo rosso che lega le generazioni: oggi passa tra le mani piccole che indossano caschi troppo grandi, o maglie da lavoro ancora più larghe, appartenenti ai loro papà o alle loro mamme, che cadono sulle spalle come mantelli. Domani quelle stesse mani reggeranno strumenti, responsabilità e vite.

“Piccoli in cantiere” non è solo un progetto, ma un atto d’amore verso il futuro. È la scelta di seminare oggi valori che germoglieranno in comunità più forti, più consapevoli, più giuste.

Perché il futuro non si costruisce solo con le gru e con il cemento, ma con la consapevolezza. E ogni bambino che oggi impara a proteggersi è un adulto che domani saprà custodire la vita.

www.esem-cpt.it

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