Vertice per l’Agnati "americana"I sindacati chiedono garanzie

Vertice per l’Agnati "americana"I sindacati chiedono garanzie

Vimercate – Si fa più concreta l’ipotesi di cessione del sito vimercatese dell’Agnati, storica ditta cartotecnica di via Lecco, a una multinazionale americana, che ne rileverebbe la produzione e una parte di organico. La trattativa resta aperta. Dopo l’incontro di giovedì in Confapi a Seregno, alla quale ha preso parte anche la società americana, sono ancora più d’uno i nodi da sciogliere secondo i sindacati, a partire dall’intesa su un piano industriale percorribile e sulle tutele ai 130 lavoratori coinvolti, sia coloro che passeranno in capo alla nuova società sia quelli che resteranno fuori dall’acquisizione.

Questioni che saranno sottoposte agli stessi lavoratori nell’assemblea programmata per martedì 24 marzo, dalla quale i sindacati otterranno il mandato per proseguire nella vertenza, aggiornata a giovedì prossimo. Intanto il tempo stringe. Le gravi difficoltà economiche che a fine febbraio i vertici della storica azienda cittadina avevano addotto a motivare la prossima chiusura del sito, sono ulteriormente peggiorate. E i 75 giorni della procedura di mobilità, aperta il 24 febbraio, stanno correndo. Con la trattativa in corso a remare controcorrente, con qualche ostacolo.

“La partita non è chiusa, ancora non abbiamo ottenuto garanzie indispensabili per pensare di siglare un’intesa –spiega Antonio Castagnoli, Fiom Cgil- Sin dal primo incontro con l’azienda avevamo chiesto che il soggetto che sarebbe subentrato presentasse un piano industriale che garantisse la permanenza del sito nel vimercatese e la continuità produttiva. Nella bozza presentata da Agnati, sono previste due sole controparti: la stessa Agnati e i sindacati. Noi invece chiediamo, e lo abbiamo rimarcato nell’ultimo incontro, che anche la società americana entri a siglare l’accordo”.

Un passaggio indispensabile, a parere dei rappresentanti dei lavoratori, perché impegnerebbe in modo diretto anche l’acquirente ed eviterebbe che, a pochi mesi dalla vendita, il sito di via Lecco si possa ritrovare con i medesimi problemi di oggi aggravati dal passaggio di consegne. “Ottenere il coinvolgimento della multinazionale americana è dunque necessario –prosegue Castagnoli- Pur rendendoci conto che la soluzione della vendita non riesce comunque a dare una risposta di continuità produttiva a tutti i 123 lavoratori coinvolti, perché lo scenario reale imporrà inevitabilmente una riduzione di organico, sappiamo che l’inserimento nell’accordo di un piano industriale credibile sarà elemento determinante per garantire i diritti dei lavoratori”.
Anna Prada