Lavoro: lecchesi stakanovisti, brianzoli secondi per retribuzione

Elaborazioni dell’Ufficio Studi Cgia di Mestre su dati INPS 2023: i lecchesi lavorano più di tutti, i brianzoli sono meglio retribuiti dietro ai milanesi.
Un fabbro al lavoro
Un fabbro al lavoro

Chi lavora di più in Italia? I lecchesi. E chi guadagna di più? I milanesi. Che se, per Scerbanenco, ammazzano al sabato, sul lavoro lo fanno nel resto della settimana, a loro stessi, con ore e ore tra uffici e fabbriche. Ma evidentemente ne vale la pena.
E i brianzoli? Non scherzano. Sono al sesto posto (superati anche dai lavoratori di Biella, Vicenza, Lodi e Padova) per numero medio di giornate retribuite annue, 263 (contro le 258 dei milanesi) e le 228, in media, del Sud Italia. Ma, soprattutto, sono secondi per retribuzione media, 109,61 euro lordi al giorno, 28.833 euro (sempre lordi) all’anno, seguiti dai lavoratori di quattro città emiliane, Parma, Modena, Bologna e Reggio Emilia.
In coda alla classifica c’è Vibo Valentia, con 13.388 euro di retribuzione media annua. La città calabrese è preceduta nelle ultime posizioni da Nuoro, Cosenza e Trapani. Ma in generale è tutto il Sud a registrare paghe decisamente sotto la media italiana, che è di 23.662 euro lordi (96,14 euro al giorno). La Lombardia svetta tra le regioni con 29.305 euro di media seguita da Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. E comunque, parlando di paghe, a prevalere è in generale il nord-ovest del Paese, con 27.852 euro di retribuzione media annua lorda.

Lavoro: elaborazioni dell’Ufficio Studi Cgia di Mestre su dati INPS 2023

Si tratta di elaborazioni dell’Ufficio Studi Cgia di Mestre su dati INPS 2023. Secondo l’Associazione Artigiani e Piccoli Imprese veneziana se gli occupati del Nord timbrano il cartellino quasi un mese in più all’anno rispetto ai colleghi del Sud è dovuto a “un’economia sommersa molto diffusa, che non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente” e alla “estesa precarietà e una diffusa presenza di part time involontario” del mercato del lavoro del Mezzogiorno dovuto alla stagionalità nei settori ricettivo e dell’agricoltura.

Lavoro: i salari e il divario nord-sud da colmare

Dove invece si lavora di più la produttività è maggiore e, di conseguenza, stipendi e salari sono più”pesanti”. Infatti, al Nord, la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi contro i 77 euro del Sud (-35%) a fronte di a una produttività, cioè il “valore aggiunto per ora lavorata”, superiore del 34% rispetto al Sud del Paese.
Soluzioni per ridurre il divario? Cgia, nella sua analisi, suggerisce, più che istituire un “minimo salariale”, di contrastare l’abuso di alcuni contratti a tempo ridotto e proseguire nel taglio dell’Irpef e nella diffusione della contrattazione decentrata, di secondo livello (che attualmente secondo dati Istat coinvolgerebbe solo 5,5 milioni di dipendenti), “premiando in particolar modo “la decontribuzione e il raggiungimento di obiettivi di produttività”, anche “ricorrendo ad accordi diretti tra gli imprenditori e i propri dipendenti”.
Un aspetto, tra l’altro, spiegano ancora gli esperti Cgia, che fornirebbe una risposta “alle maestranze del Nord, soprattutto a quelle delle aree più urbanizzate, che dopo il boom dell’inflazione” negli ultimi anni “hanno subito, molto più degli altri una decisa perdita di potere di acquisto”.

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L'autore

Classe 1971, faccio il giornalista dal secolo scorso, da fresco universitario. Sempre fedele al Cittadino, sono stato prima collaboratore locale, poi, da assunto, praticante e infine professionista, dal 2008. Le mie passioni? La cronaca nera e le storie (belle) delle persone. Ma anche lo sport, il rosso (Ferrari e Ducati), il verde dei campi da calcio e l’arancione di quelli da tennis (e del pallone da basket). E poi le serie tv, i libri di Simenon e una pedalata al parco, di Monza naturalmente.