“Agrate reborn”, i sindacati che lasciano il tavolo, la politica: tutto quello che c’è da sapere sul caso Star

Cgil, Cisl e Uil irritate per le comunicazioni dell’azienda sui nuovi esuberi alla Star: da qui la decisione di lasciare il tavolo delle trattative. L’azienda difende le sue scelte, ricordando i 25 milioni di investimento promessi. Da Milano a Roma, intanto, la politica cerca una mediazione.
La manifestazione dei dipendenti della Star di Agrate
La manifestazione dei dipendenti della Star di Agrate

Rottura delle relazioni sindacali. Una politica che si arrovella in cerca di una via d’uscita. Un’azienda che avvia quello che definisce un programma di “reborn”. Al termine di una settimana choc per la Star di Agrate, e alla vigilia di giorni caldi dal punto di vista delle trattative, è il momento di fare il punto della vertenza che dovrebbe portare al licenziamento di 65 dipendenti della grande fabbrica di Agrate in “cambio” di un investimento nel sito pari a 25 milioni di euro.

La rottura dei sindacati

Le sezioni locali di Cgil, Cisl e Uil «hanno annunciato la sospensione delle relazioni sindacali con Assolombarda fino ad un necessario chiarimento» per via delle «gravissime provocazioni» che si sono verificate alla Star di Agrate Brianza. Il “pasticciaccio” è presto spiegato: «Mentre le sigle sindacali e i lavoratori attendevano risposte sul piano industriale che rilanciasse le produzioni, Star ha incontrato a Roma il ministro Guidi: senza i sindacati ha annunciato 35 esuberi entro giugno e altri 30 nei prossimi mesi. Salvo promettere 25 milioni di investimenti sul sito – spiegano i segretari generali Laini (Cgil), Viganò (Cisl) e Soldavini (Uil) nel corso di una conferenza stampa convocata d’urgenza nella sede monzese di Cgil in via Premuda -. E nel pomeriggio mentre a Monza nelle sede dell’associazione degli industriali di via Petrarca si svolgeva un incontro tra Cgil Cisl Uil, Assolombarda e l’azienda, incontro convocato con urgenza senza che nessuno prima ne specificasse l’oggetto, ad Agrate la Star richiamava gli operai nel training center e annunciava i licenziamenti. I sindacati – proseguono a una sola voce assieme ai segretari locali delle sezioni “alimentariste” Flai Cgil MB Matteo Casiraghi, Fai Cisl MBL Vincenzo Nisi e Uila Uil Paolo Castiglioni – a quel punto hanno abbandonato il tavolo in corso e sono andati ad Agrate, a sostenere i lavoratori che, intanto, avevano iniziato a manifestare all’interno dell’azienda e per strada, nei pressi del sito produttivo».

«Manca il piano industriale»

Ma in via Petrarca i sindacalisti si sono trovati ad avare a che fare giornalisti e agenti della Digos, polizia e carabinieri. Qualcuno aveva mobilitato le forze dell’ordine per timore di agitazioni. «Il comportamento del gruppo, dell’azienda e di Assolombarda è stato devastante sul piano delle relazioni sindacali – aggiunge Laini – e deliberatamente conflittuale con i lavoratori. Diretto. Autoritario. Terribile». A giudizio dei sindacalisti gli investimenti annunciati non serviranno a finanziare un piano industriale che non c’è. C’è invece, da subito, il licenziamento di 65 persone, la dismissione di metà della produzione ad Agrate e la valorizzazione dell’area dal punto di vista immobiliare. «Il sito va verso la trasformazione d’uso – proseguono – quel che interessa alla multinazionale è il brand “Star”, ancora straordinariamente ricco, e capace di coprire produzioni fatte altrove».

Le prossime mosse

La mobilitazione, ora, prosegue con una richiesta di incontro al Mise, un volantinaggio mercoledì prossimo, un’assemblea pubblica ad Agrate, il coinvolgimento dell’amministrazione comunale e dei parlamentari locali e la mobilitazione visibile dei lavoratori della Star.

La difesa dell’azienda e il progetto “Agrate Reborn”

Di fronte alla netta presa di posizione da parte dei sindacalisti l’azienda difende senza vacillare il progetto “Agrate Reborn”. «Il management italiano di Star – dichiara in una nota stampa – ha sviluppato un “piano di rilancio” per la struttura di Agrate, che prevede un intervento urgente mirato al miglioramento degli indici di produttività, efficienza e cultura aziendale. Il mercato richiede che la fabbrica sia un centro di produzione provvisto di personale flessibile e polivalente. Altri fattori chiave perché il successo del piano sia effettivo sono la riduzione dell’assenteismo e del conflitto sindacale, l’aumento della produttività e l’adeguato ridimensionamento del team di collaboratori. Ciò comporta l’esodo, nel corso dei prossimi quattro anni, di 65 addetti per i quali saranno previste misure di sostegno sociale. GBfoods, proprietaria del marchio Star, stanzierà un investimento complessivo di 25 milioni di euro per l’innovazione delle linee e dei macchinari, la razionalizzazione degli spazi e l’ammodernamento dell’assetto produttivo». Secondo l’azienda solo un adeguamento del sito, ormai “obsoleto e decadente”, sarà in grado di attrarre maggiori volumi e nuove linee di produzione. “Razionalizzati gli spazi”, la parte restante dell’impianto da 220mila mq potrebbe essere destinata a magazzino. Ferma, l’azienda, anche sui metodi utilizzati per comunicare le novità a sindacati e lavoratori: «Tutto è stato fatto secondo le regole».

Assolombarda Confindustria Milano-Monza in attesa

E gli industriali che posizione prendono? Massimo Manelli, direttore del presidio di Monza e vicedirettore Assolombarda Confindustria Mi-Mb dichiara che l’associazione «mantiene la propria disponibilità a proseguire costruttivamente la trattativa di merito sul piano industriale presentato dalla propria associata sia in sede sindacale sia istituzionale».

E la politica si interroga

Il mondo politico si è mobilitato a favore dei dipendenti Star. Roberto Rampi, parlamentare Pd, ha presentato un’interrogazione al Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi sostenendo che «il piano è stato presentato con tempistiche e modalità lesive delle normali relazioni tra le parti e dannose nella relazione con le lavoratrici ed i lavoratori, che hanno scatenato il panico tra i lavoratori stessi». Anche l’onorevole pentastellato Davide Tripiedi ha dichiarato la propria vicinanza ai lavoratori. Sollevazioni anche a livello regionale. «Regione Lombardia intervenga immediatamente per trovare tutte le soluzioni possibili al fine di evitare i licenziamenti e salvaguardare i posti di lavoro», ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti, di Lega Nord, presentando un’interrogazione urgente all’assessore al Lavoro Valentina Aprea. Secondo Cecchetti, infatti, «non è tollerabile che gli errori gestionali commessi negli anni passati vengano scaricati sui lavoratori. L’azienda si difende dicendo che per ripartire è necessaria una lotta all’assenteismo, l’aumento della produttività e la riduzione del conflitto sindacale, ma sono convinto che per raggiungere questi obiettivi si possono trovare strade differenti ai licenziamenti». Ha preso parola anche Enrico Brambilla, capogruppo Pd al Pirellone: «Si sono avverate le preoccupazioni che da tempo le organizzazioni sindacali avevano paventato a seguito dello svuotamento di molte funzioni dal sito di Agrate e della sottoutilizzazione dello stabilimento – ha dichiarato – Dopo l’iniziale interessamento di un anno e mezzo fa, non ci risulta però che Regione Lombardia abbia incisivamente preso in mano la situazione di un gruppo così importante, che impiega centinaia di lavoratori e costituisce un tassello non solo simbolico dell’agroalimentare milanese e lombardo».