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Cinema

The smashing machine

Regia

Benny Safdie

Genere

Drammatico

Anno

2025

Dwayne Johnson, Emily Blunt, Oleksandr Usyk, Lyndsey Gavin, Ryan Bader, Zoe Kosovic, Andre Tricoteux, Takao Osawa, Whitney Moore, Bas Rutten, Satoshi Ishii

Mark Kerr nasce in Ohio alla fine degli anni ’60 e cresce con il sogno di dominare il ring. Inizia con la lotta universitaria, dove si impone con forza e tecnica. Ma è quando si apre la possibilità delle arti marziali miste — in un’epoca ancora primordiale per l’MMA — che Kerr esplode: grazie a una potenza fuori dal comune, una tenacia implacabile e un istinto violento, arriva a vincere tornei del Ultimate Fighting Championship e diventare una figura temuta nel circuito.

Accanto a lui troviamo Dawn Staples, la donna che ama, con la quale affronta le luci del successo e l’ombra della dipendenza. Perché dietro la corazza dell’atleta invincibile si nasconde un uomo fragile: la pressione di vincere, la paura di crollare, il bisogno disperato di dimostrare un valore che forse non sente dentro.

Man mano che la fama cresce, il prezzo aumenta: il corpo di Kerr subisce, la mente vacilla. I trionfi sul ring diventano sempre più faticosi, i match più duri e le vittorie più rare. I mentori — come il veterano Mark Coleman, poi il carismatico Bas Rutten — gli offrono la via della disciplina, del sacrificio, della tecnica raffinata, ma anche della consapevolezza che la battaglia più difficile non è solo contro un avversario: è contro se stessi.

Alla fine arriva la caduta: sconfitte, infortuni, dipendenze. Il nome che una volta evocava potenza e dominazione diventa simbolo di una carriera spezzata, di un destino che non ha retto alle aspettative e alle ferite. Ma quella fine — quella sconfitta — non è la fine della storia: è l’inizio della trasformazione. Mark Kerr lascia il ring, ma resta l’uomo che ha imparato che la forza vera sta nel rialzarsi, nell’accettare i propri limiti, nell’essere vulnerabile.

Il racconto si chiude con lui non più eroe invincibile, ma testimone del proprio cammino: della gloria, della caduta e della riscoperta. Perché in fondo, ciò che resta non è solo il numero di vittorie o KO, ma la dignità di guardare in faccia la propria ombra e scegliere di combatterla per davvero.