Al centro della storia una madre, una figlia e un cane. La madre è un’artista di strada con uno stretto rapporto con l’animale, fatto di cura, timore di perdita e affetto reciproco. La figlia vive con i nonni e, sentendosi esclusa da questo rapporto d’affetto, cerca di ottenere la tanto agognata approvazione materna imparando ad eccellere nel sax.
In questa sua opera prima, Jasmine Trinca non scende a compromessi e si muove in una sfera intima con la consapevolezza di chi conosce la storia del cinema e non ha paura di affrontare un tema molto personale in equilibrio fra favola e realtà.
Alla riuscita del film contribuisce una straordinaria performance della giovanissima Maayane Conti nei panni della figlia, con nello sguardo un divorante bisogno di riconoscimento.
Notevole anche la performance di Alba Rohrwacher, che interpreta la madre, ruolo cui riesce a dare tutte le sfumature di un’artista la cui vita gira interamente intorno alla propria arte, inconsapevolmente anaffettiva nei confronti di tutti ad eccezione di Marcel, un cane che siede a tavola con lei e di cui si prende cura non come di un partner per i suoi spettacoli ma come di un vero e proprio figlio. Jasmine Trinca rielabora in questo il proprio vissuto mostrando però un profondo amore e una profonda conoscenza del mezzo con cui decide di narrare la sua storia.
In occasione di questa sua prima prova dall’altra parte della telecamera, Trinca omaggia opere dei grandi maestri quali Fellini e Chaplin ma si ricorda anche dell’enorme patrimonio di cui il cinema italiano dispone.
In questo contesto chiede a due colonne portanti del nostro cinema quali Giovanna Ralli e Umberto Orsini di interpretare gli affettuosi nonni della bambina. Con la leggerezza propria dei grandi attori, i due realizzano la scena della scuola di ballo, e vivono l’una nel ricordo di qualcuno che non c’è più, l’altro si rifugia nel gioco del solitario con le carte. Ai due si aggiunge Dario Cantarelli, già presente in molti film di Nanni Moretti, un elemento di surreale presenza in quanto parte del cast de “La stanza del figlio” che fece conoscere (ed apprezzare sin dal suo esordio) Jasmine al grande pubblico.
Dopo aver dato buona prova di sé nel cortometraggio “Being my Mom”, nel dirigere questa sua opera prima la regista ha unito una grande prova di un’esordiente, Maayane, alla solidità di una carriera riconosciuta e riconoscibile. Trinca appare inoltre in un cameo che è tutto da scoprire.
La giovane protagonista muove le sue dita sul sassofono con la stessa perizia con cui Trinca muove le sue dita di regista, il sax come il cinema utilizzati come strumenti di comunicazione.
Questo film saprà parlare ad un pubblico che ama il cinema che sa trasformare il dolore in ricercata raffinatezza.