Serie B, Bianco su Monza-Cesena 1-0: «Su Mota era chiaramente fallo. Nessun rigore in tredici partite»

Le dichiarazioni di Paolo Bianco in conferenza stampa dopo la vittoria ottenuta contro i romagnoli.

Nella tredicesima giornata di Serie B il Monza di Paolo Bianco batte in casa il Cesena di Michele Mignani col risultato di 1-0 grazie al gol realizzato da Obiang al 37′ e conquista così la settima vittoria consecutiva in campionato. I biancorossi allungano in vetta alla classifica aumentando il distacco sul Modena, ora staccato di tre punti dopo il pareggio a reti bianche dei Canarini contro il Sudtirol.

Serie B, Monza-Cesena 1-0: le dichiarazioni di Paolo Bianco

A fine gara ha parlato in sala stampa l’allenatore del Monza, Paolo Bianco, che ha commentato la vittoria odierna ottenuta contro i romagnoli. Ecco le dichiarazioni del tecnico foggiano:

«Il record nella storia della Serie B è di undici vittorie consecutive, adesso sta a lei.

Adesso faccio una domanda ai tuoi colleghi: chi è l’allenatore che deteneva il record? Chi ha vinto l’ultimo e l’unico campionato del Monza dalla Serie B alla Serie A? (Stroppa, rispondono i giornalisti in sala stampa, ndr). Tutti si ricordano chi ha vinto il campionato. Non serve a niente il record. Bisogna vincere i campionati. I record sono importanti perché ci permettono di far punti ma non mi interessa. Stroppa se lo ricordano tutti. Chi deteneva il record prima di me non se lo ricorda nessuno.

Cosa l’è piaciuto di più nel Monza? Io le dico la scioltezza del primo tempo e la tranquillità contro un avversario tutt’altro che debole.

Si, sono d’accordo. Mi è piaciuta moltissimo la parte tecnica e tattica del primo tempo. La squadra ha fatto una grandissima partita contro una squadra che aveva solo tre punti in meno di noi e che nelle ultime cinque aveva fatto quattro vittorie e ha perso immeritatamente a Bari. Mi è piaciuto anche l’atteggiamento perché le partite si vincono anche soffrendo. La Serie B è questa. Fare sette vittorie di fila non è una cosa da poco. C’era anche un po’ di ansia e fino all’ultimo calcio d’angolo hanno voluto non subire e sono riusciti nell’obiettivo.

Qual è la qualità che la sua squadra si ispira meglio al suo calcio?

Questi ragazzi hanno due qualità molto importanti. A livello morale sono dei grandissimi uomini e quello fa la differenza, specialmente quelli che erano qua nello scorso campionato e hanno sofferto tantissimo. La prima parte è stata veramente difficile. Con l’aiuto dello staff e dei nuovi arrivati siamo riusciti a rimetterli moralmente a posto ma erano veramente dispiaciuti per l’annata scorsa. Io parto sempre dalla fotografia con la curva ad Avellino perché è emblematica per quello che stavamo vivendo. Da lì la squadra è ripartita molto forte. Poi hanno qualità tecniche. In settimana ho fatto un’intervista a un giornale nazionale dove mi chiedevano se fosse facile allenare i giocatori forti. Ovviamente sì. Il difficile è rimanere a certi livelli e motivarli ogni giorno ma sicuramente loro hanno più voglia di me di ritornare al campionato che hanno lasciato l’anno scorso.

Le riporto la frase di Allegri che ieri mi ha detto che hanno mandato un buon allenatore a Monza. Complimenti. Avete fatto un buon primo tempo, un grande avvio con grandi schemi e movimenti. Forse potevate fare un gol in più nel primo tempo. Questo forse è il rammarico. Nel secondo tempo forse avete avuto un calo fisico.

Intanto Max è un amico, è di parte. Nel primo tempo tempo potevamo fare qualche gol in più e nel secondo tempo forse se ci avessero dato un rigore molto evidente visto che in tredici partite non ne abbiamo avuto uno a favore. In quella situazione, almeno rivedendola, mi sembra molto molto chiaro. Mi spiace perché era il momento giusto per avere un rigore a favore sia perché non ne abbiamo ancora ricevuto uno e sia perché l’episodio era chiaramente da calcio di rigore. Però nel secondo tempo non era una questione fisica perché la squadra sta bene ma legato al raggiungimento di un risultato molto importante. Di fronte avevamo una squadra che sta benissimo in campo, sa giocare a calcio, è ben allenata e ha anche qualità.

Tre scatti a fotografare la prestazione di Pedro Obiang: un recupero ad evitare una ripartenza sanguinosa, poi un sombrero e il gol ad impreziosire il tutto. Quanto c’è del suo verbo calcistico nella leardership del calciatore equatoguineano?

Di mio, nelle tre situazioni elencate, c’è pochissimo. C’è solo la qualità di un giocatore di altissimo livello e di grandissima esperienza. L’esperienza la vedi anche nel momento di uscire perché sa che non può più dare alla squadra quello che ha dato fino a quel momento. Prima della partita dicevo ai ragazzi che bisogna mettere da parte gli egoismi

La squadra ha giocato benissimo nel primo tempo. Nel secondo tempo la squadra ha saputo soffrire difendendosi bene contro un avversario che meritava di più. Nel primo tempo la squadra secondo me ha provato più volte a verticalizzare sia quando ci ha provato Ravanelli sia quando ci ha provato Obiang. Anziché andare sulle fasce ha provato ad andare in verticale rendendosi più pericolosa. Se poi Colpani riesce anche a saltare l’uomo, il Monza diventa molto imprevedibile.

Assolutamente si. Oggi l’obiettivo era quello di attirare gli avversari per poi verticalizzare velocemente: nel primo tempo lo abbiamo fatto molto bene mentre nel secondo è venuta fuori la qualità degli avversari che come ha detto giustamente avrebbe meritato di più. Nel primo tempo potevamo andare in vantaggio con qualche gol di scarto in più rispetto a com’è andata. Le caratteristiche di Colpani, Dany, Agustin Alvarez, Keita e degli altri attaccanti sono quelle che se riescono a portare palla tra i piedi mettono in difficoltà qualsiasi squadra. Quindi l’obiettivo era quello di creare questa situazione.

Si parla di sette vittorie consecutive ma non vanno dimenticati i sette clean-sheet di cui quattro consecutivi e 437 minuti di imbattibilità. Lei, da ex difensore, vede questo reparto il cuore nevralgico che rispetta di più il suo gioco o ci sono aspetti diversi per questi risultati positivi?

Naturalmente quando una squadra non subisce gol siamo tutti felici, non solo io e credo che il più felice sia Demba perché ha anche il premio a clean-sheet e lui sicuramente è felicissimo. Mi aspetto però che la squadra faccia più gol perché ha le qualità per farlo e perché ha avuto tante occasioni in queste partite perché possiamo essere più cinici e perché non dobbiamo accontentarci. Sotto l’altro aspetto non sono felicissimo ma sono soddisfatto.

Il recupero in diagonale di Azzi che poi esulta. Quanto cuore c’è in questa squadra? Questa squadra ha un cuore perché tutti sono applicati.

C’è la voglia di riprendersi quello che hanno lasciato l’anno scorso. C’è la voglia di riprendersi, – nei casi di Azzi, Obiang, Ravanelli,- quello che hanno conquistato l’anno scorso. C’è la voglia di qualcuno che non ha mai fatto la Serie A come Thiam che è un portiere di livello altissimo e penso anche ad altri ragazzi che hanno un livello più alto.

Ieri nessuno si aspettasse che schierasse Alvarez dal 1′ e le chiedo come lo ha visto dopo lo stop che ha avuto?

Io però l’ho fatto capire. Sono stato abbastanza… (ride, ndr). Agustin sta molto bene fisicamente e anche lui ha chiesto il cambio prima che lo cambiassi io: è stato molto importante anche il suo gesto.

Lo stadio quest’anno ha registrato il più alto numero di spettatori con fuochi d’artificio, sciarpe e bandiere. Come ha vissuto questa il pre-gara di questo match? Qual è l’emozione che le rimane di più e qual è il messaggio che vuole lanciare ai tifosi in vista della prossima trasferta lontana contro la Juve Stabia?

Intanto li ringrazio perché c’era un grande cornice di pubblico e una bella atmosfera: è stata molto bella l’accoglienza che ci hanno riservato e spero che anche attraverso le iniziative della Società riusciamo a portare più gente allo stadio. Questo però dipenderà molto da noi e dai risultati che riusciremo a fare»

L'autore

Giornalista Pubblicista, classe 1988 e pugliese doc. Collaboro con il Cittadino dal 2022 occupandomi dell’Ac Monza per le dirette dallo stadio. Mi sono appassionato al calcio grazie a mio fratello che negli anni ’90 tappezzava la cameretta di maglie e poster di calciatori.
Ho la Sclerosi Multipla e grazie alla mia esperienza cerco di trasmettere forza, coraggio e positività ai meno fortunati.