Non ha ucciso la sorella, perché? «C’è una sola prova e pure dubbia»

Poche righe che levano da un incubo un uomo, rimasto tuttavia senza una sorella uccisa da uno sconosciuto. «L’unica prova a carico di Emilio Monguzzi è costituita dai risultati delle analisi sulla direzione delle macchie di sangue rilevate sui suoi pantaloni, risultati che peraltro lasciano margini di dubbio».
Emilio MOnguzzi, 66 anni
Emilio MOnguzzi, 66 anni

Poche righe che levano da un incubo un uomo, rimasto tuttavia senza una sorella uccisa da uno sconosciuto. «L’unica prova a carico di Emilio Monguzzi è costituita dai risultati delle analisi sulla direzione delle macchie di sangue rilevate sui suoi pantaloni, risultati che peraltro lasciano margini di dubbio,mentre tutte le altre prove sono incompatibili con questi risultati». E’ questa la motivazione della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Monza hanno assolto il 66enne monzese per non aver commesso il fatto. Una sentenza che non è stata impugnata dalla Procura ed è quindi diventata definitiva. Il fatto risale al 29 luglio 2009, quando Emilio Monguzzi trovò la sorella Elvira morta in casa nella sua casa di ringhiera idi Monza n via Spalto Piodo 4, colpita alla testa forse con un grosso peso di una bilancia. Emilio diede l’allarme e dopo pochi giorni si ritrovò indagato per omicidio volontario. E poi imputato con una richiesta di condanna di 24 anni. Per il pm Vincenzo Nicolini quelle macchie di sangue trovare sui jeans del pensionato erano la prova dell’omicidio. Non per i legali di Monguzzi ai quali il loro assistito aveva raccontato di essersi sporcato mentre scuoteva la sorella per capire se fosse viva. Oltretutto la presenza di Monguzzi in casa della sorella durante gli orari compatibili con l’omicidio non risulta dalle telecamere comunali che sorvegliano la zona. Per i giudici poi mancherebbe il movente visto che tra Emilio e la sorella il rapporto era ottimo.