Monza, cento ricorsi contro Allevi «L’urbanistica? Dettata da Milano»

Una pioggia di ricorsi contro il piano territoriale di coordinamento provinciale. Il Tar si è visto recapitare domande di sospensiva e annullamento dello strumento urbanistico promosso dalla giunta di Dario Allevi da un po’ tutta la Brianza. Ecco cosa sta succedendo nelle parole dell’avvocato Umberto Grella.
L’avvocato Umberto Grella
L’avvocato Umberto Grella

La solitudine di un presidente. Dario Allevi deve aver guardato a lungo il suo ombrello. Almeno da quando sono stati presentati i ricorsi contro il piano territoriale di coordinamento provinciale, il Ptcp. In sostanza, lo strumento che traccia l’espansione urbanistica della provincia di Monza e Brianza per i prossimi anni. Ed è in questo momento che Allevi deve aver pensato di dover aprire l’ombrello: perché dalle parti di via Grossi a Monza, sede della provincia, c’è stata una vera e propria grandinata di ricorsi contro il Ptcp: ben 103, cui 10 presentati dai Comuni, 56 da aziende, 1 da società pubblica, 14 congiuntamente da società e privati, 20 da privati cittadini e 2 da associazioni.

L’avvocato alla guerra

“A mio parere – spiega l’avvocato Umberto Grella, che patrocina le cause intentate dai Comuni di Sulbiate, Bernareggio, Triuggio e da Alsi oltre a quelli di numerose aziende (gli altri comuni ricorrenti sono Giussano, Vimercate, Usmate, Cornate d’Adda, Concorezzo, Roncello e Veduggio) – questo Ptcp è stato scritto sotto dettatura della Regione Lombardia, basta leggere il parere regionale per verificarlo. Secondo un punto di vista che vede i Comuni in una posizione subalterna rispetto alle strategie di pianificazione del Pirellone. Ma questo non è conforme a legge. Secondo l’articolo 5 della Costituzione solo i Comuni sono titolari di questa potere di organizzazione del proprio territorio. Si tratta di una forma di neo-dirigismo regionale che mi lascia perplesso. Ha senso aver fatto la battaglia per la Provincia di Monza per poi farsi dettare i compiti più importanti da Milano?”.

L’avvocato Grella alza lo sguardo e osserva dall’alto del suo nuovo studio di Triuggio i boschi della valle del Pegorino, dove svetta la torretta di villa Gernetto, perla brianzola del patrimonio immobiliare di Silvio Berlusconi: “Non possiamo ridurre tutto a una semplice questione di tutela del verde – continua – è un po’ demagogico e troppo “political correct”. Ogni Comune ha approvato negli anni scorsi il proprio piano di governo del territorio (Pgt) ottenendo il parere favorevole della stessa Provincia, non vi erano validi motivi per contraddirsi e per interferire con situazioni ormai consolidate, che riguardano legittimi interessi delle aziende e dei cittadini. Del resto nessun sindaco ormai promuove più nuove espansioni edilizie, ma solo adeguamenti dell’urbanizzato, in particolare per le aziende che ancora resistono e vogliono creare nuovi posti di lavoro, forse questo aspetto è stato poco considerato. La maggior parte del territorio libero è già vincolato per la presenza di parchi regionali oppure locali, non potrà mai essere edificato”.

La Monza dei record

E ancora: “Anche la pretesa di imporre nuovi standard, cioè aree verdi in cessione ai comuni, non è ben accolta dai sindaci, sia perché queste aree già abbondano, sia perché non hanno poi le risorse di bilancio per mantenerli. La situazione delle aziende agricole brianzole non giustifica l’ampio uso del vincolo di area agricola strategica nel Ptcp, utilizzato per altri fini. Si può quindi intuire perché vi è stata questa sollevazione contro il Prcp monzese, una scontata reazione di fronte a questo neo centralismo regionale che schiaccia i Comuni. Il Pirellone forse ha pensato di agire come se già la Provincia di Monza non esistesse più”.

Per Grella la sassaiola legale partita contro Allevi e l’ormai morente Provincia monzese non ha eguali nella storia urbanistica d’Italia. Il Ptcp di Como, ricorda, ha avuto solo tre ricorsi. Quello del Parco della Valle del Lambro ha avuto solo 5 ricorsi nonostante comprenda il territorio di 41 Comuni sparsi su diverse province. “Qui superano i cento – commenta – non si può minimizzare, è una vera sollevazione. Certo, si può riconoscere qualche attenuante: una Provincia giovane e con qualche difficoltà operativa legata a recenti note vicende”.

La via d’uscita

Ma l’aggravante, per Grella, è che “non hanno mai veramente voluto ascoltare i sindaci del loro territorio. Il modello di Brianza che hanno individuato su documenti e piantine non è adeguato. E’ stato pensato a Milano, in una sorta di esperimento urbanistico sulla pelle della Brianza. Sembra di trovare lo stesso eco del recente film di Virzì, molti si occupano della Brianza solo seguendo luoghi comuni”.

E allora come se ne esce, visto che la Provincia di Monza dovrebbe cessare di esistere entro la prossima primavera? C’è chi chiede già di realizzare una variante al piano provinciale appena approvato, per tenere conto del maggior numero di osservazioni possibili.

Una strada praticabile, certo, ma che porterebbe via almeno un paio d’anni come minimo per vedere il traguardo finale. Tempo che Monza non ha. Il neonato Osservatorio provinciale potrebbe concedere delle deroghe. “Ma le deroghe sono una scorciatoia difficilmente praticabile e che introduce elementi di discrezionalità, meglio correggere gli errori attraverso un nuovo Ptcp, anche perché la gestione edilizia per legge spetta ai Comuni, non alla Provincia, tantomeno ad una Provincia in fase di liquidazione”, spiega l’avvocato Grella.

Un vicolo cieco

E quindi? Non se ne esce, al momento. Anche perché se il decreto di riordino delle istituzioni locali voluto dal ministro Graziano Delrio dovesse essere convertito in legge, gli scenari cambieranno radicalmente. Chi dovrà decidere come si sviluppa il territorio? Chi prenderà in mano, per poterlo cambiare, il Ptcp impugnato? Il presidente della futura conferenza dei sindaci? Oppure Regione Lombardia, come vuole una corrente di pensiero più verticistica?

“In tutto questo – continua Grella – si deve registrare un certo disinteresse della classe dirigente brianzola. Di tante altre realtà rimaste alla finestra nei 3 anni in cui l’iter del piano di coordinamento provinciale è andato avanti. Solo il Collegio dei geometri ha organizzato alcuni incontri informativi. E Confindustria ha, alla fine, presentato ricorso al Tar contro il Ptcp, una presa di posizione molto forte e significativa, in verità tutto il mondo imprenditoriale non ha condiviso queste scelte. Sarebbe onesto ammettere gli errori commessi e cambiare rotta” La Provincia di Dario Allevi ha recitato il suo de prufundiis con un documento che ha prodotto oltre cento ricorsi ? “Mi pare troppo comodo affondare il colpo su di lui facendone un capro espiatorio. E’ l’intero sistema che non ha funzionato. E ora la palla non poteva che passare al Tar”.