Sono dislessica. Lo diventerà anche mia figlia?

La preoccupazione di una mamma con dislessia e la replica della dottoressa Giulia Casiraghi, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva.
Imparare a leggere e scrivere - foto rawpixel.com/it.freepik.com
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Buongiorno sono mamma di una bambina di due anni, io ho una diagnosi di dislessia, la mia bambina attualmente non ha un vocabolario ampio, conosce i colori, alcuni oggetti, mamma e papà. Si può già capire se anche lei è dislessica?

Buongiorno, la dislessia fa parte dei disturbi specifici dell’apprendimento, i così detti Dsa, insieme a discalculia, disgrafia e disortografia.

Come tale, la diagnosi è possibile solo a partire dalla fine della seconda elementare, in quanto si fornisce il tempo al bambino di apprendere e consolidare i fondamenti degli apprendimenti.

Solo in seguito, nel caso non venissero acquisiti adeguatamente, si procede con una indagine diagnostica.

Per quanto riguarda la sua bambina, sembra che abbia un ritardo del linguaggio, tenga conto che a due anni, i vocaboli utilizzati dal bambino devono essere circa 200.

La sua domanda, credo sottendesse anche il dubbio se sua figlia svilupperà dislessia, dato che è già presente in uno dei genitori.

Non le posso fornire una risposta perché avere un genitore Dsa non è una motivazione sufficiente affinché anche la bambina sviluppi la medesima difficoltà, parallelamente anche nel caso contrario genitori senza Dsa potrebbero avere un figlio dislessico.

In letteratura si è visto che a volte alcuni dislessici in età precoce avevano un disturbo del linguaggio, ma anche qui non è detto che se un bambino ha un disturbo del linguaggio sicuramente svilupperà una dislessia.

Le consiglio di far valutare la bambina da un medico neuropsichiatria infantile o uno psicologo specializzato in età evolutiva, al fine di inquadrare le difficoltà specifiche e procedere con una eventuale terapia logopedica nel caso il problema fosse esclusivamente legato alla sfera del linguaggio. Nel caso il clinico rilevasse altre difficoltà evolutive, potrebbe essere necessario un intervento neuropsicomotorio.

Le consiglio di procedere con una valutazione ed eventualmente una riabilitazione in quanto la prognosi è decisamente migliore se la terapia viene fatta precocemente.

Giulia Casiraghi *

* Laureata all’Università di Milano Bicocca, è TNPEE – Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Iscritta all’albo professionale dei terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva n°448. Si occupa di età evolutiva, in particolare segue bambini e ragazzi tra zero e 18 anni con disturbi del neurosviluppo. Lavora come libera professionista a Milano e nella provincia di Monza e Brianza. Per info: mail, Facebook, Instagram.