«Mio figlio non ama disegnare e si ribella, ma deve iniziare la scuola: cosa posso fare?»

Il bambino di 5 anni fatica a disegnare e si ribella. Risponde Giulia Casiraghi, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva.
Bambino disegna con la mamma - foto master1305 - it.freepik.com
Bambino disegna con la mamma – foto master1305 – it.freepik.com

Mio figlio ha 5 anni, fa molta fatica a disegnare e quindi evita questo tipo di attività, l’anno prossimo andrà alle elementari e ho provato a fargli fare le schede per farlo allenare ma non c’è modo di fargliele fare, è molto oppositivo. Come posso fare? Lisa

Buongiorno, sicuramente insistere in modo diretto con una cosa che al bambino non piace per nulla, potrebbe essere controproducente, infatti proporgli delle schede è una attività troppo impegnativa per un bambino che di suo già non ama stare seduto a disegnare.

Le schede presuppongono precisione, attenzione, buone abilità di coordinazione occhio mano, un’adeguata analisi visiva, ecc ecc.

In bambini con carenze in queste abilità potrebbero avere risultati non soddisfacenti nelle attività grafiche, con conseguente frustrazione per il mancato raggiungimento dello scopo.

Quindi il mio consiglio primario è quello di fare sicuramente una valutazione per indagare i processi alla base ed eventualmente potenziare le parti più deboli.

Fare schede senza un preciso scopo non aiuterà il bambino a migliorare.

Invece per come approcciarsi ai compiti grafici, le consiglio di abbassare la richiesta, quindi riportare l’attenzione al piacere di lasciare dei segni grafici, in questo modo cerchiamo di evitare che il bambino rifiuti qualsiasi compiti che coinvolga un foglio e degli strumenti grafici.

Per esempio se la difficoltà fosse anche stare seduti al tavolo, potrebbe mettere fogli per terra e stimolare il bambino a lasciare segni con le mani o con strumenti più grossi come pennelli, sicuramente più facili da usare rispetto a strumenti più di precisione come penne e matite.

In questo modo cerchiamo di aiutare il bambino a ritrovare un approccio più ludico e meno prestazionale alle attività grafomotorie.

Potreste anche lasciare delle tracce mentre vi muovete usando fogli molto grandi in modo da recuperare il significato di traccia grafica, cioè di lasciare segno di sé su un supporto.

Il disegno più strutturato può essere proposto ma cerchiamo di inserirlo in contesti ludici alla fine di un gioco che ha particolarmente interessato il bambino, magari disegnando insieme a lui sullo stesso foglio cercando di rappresentare in modo alternato gli elementi.

Spero di esserle stata di aiuto per abbassare almeno lo stato emotivo negativo legato al compito grafico.

Giulia Casiraghi *

* Laureata all’Università di Milano Bicocca, è TNPEE – Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Iscritta all’albo professionale dei terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva n°448. Si occupa di età evolutiva, in particolare segue bambini e ragazzi tra zero e 18 anni con disturbi del neurosviluppo. Lavora come libera professionista a Milano e nella provincia di Monza e Brianza. Per info: mail, Facebook, Instagram.