Un 25 aprile speciale a Seregno con l’attribuzione del premio a Lea Garofalo uccisa dalla ’ndrangheta perchè collaboratrice di giustizia e sua figlia Denise, che ne ha preso l’eredità.
La consegna In una sala civica monsignor Gandini di via XXIV Maggio gremita; a ritirare il riconoscimento è stato Francesco Scalise, vicequestore e primo dirigente del commissariato della Polizia di Stato di Monza.
Fu proprio nella città di teodelinda che, due anni fa, sono stati ritrovati in un tombino i resti del cadavere della calabrese Lea Garofalo, rapita a Milano nel 2009, quando aveva 35 anni, da una banda capitanata dall’ex marito Carlo Cosco, prima di essere torturata ed uccisa, per aver voluto ribellarsi ad un’esistenza legata a filo doppio al terribile mondo della ’ndrangheta, diventando testimone di giustizia.
Per il suo omicidio, quattro uomini, compreso il già citato Cosco, sono stati poi condannati all’ergastolo, mentre un quinto a 25 anni di reclusione. Oggi la sua eredità è stata raccolta dalla figlia Denise, poco più che ventenne, che vive sotto sorveglianza in una località segreta e per questo non ha potuto presenziare personalmente.
Un monumento intitolato a Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa nel novembre 2009 dalla ’ndrangheta ed il cui corpo fu bruciato, fatto sparire e ritrovato anni dopo,
Intanto anche il paese natale di Lea Garofalo, a Petilia Policastro, prende iniziativa. A lei è intitolato un monumento che sarà inaugurato il 3 maggio prossimo, Si tratta della prima manifestazione promossa a Petilia in ricordo di Lea.