Monza: “Il giardino delle ortiche”, scritti e poesie dei detenuti dal Cittadino in un volume

Presentato nella casa circondariale, curato dalla giornalista e poetessa monzese Antonetta Carrabs, contiene scritti che sono stati in gran parte ospitati nelle pagine del Cittadino nell’inserto “Beyond Borders”, senza confini, un esempio unico in Italia di giornale dei reclusi aperto all’esterno.
Presentazione libro Il Giardino delle ortiche Redazione giornalistica in collaborazione con Il Cittadino
Presentazione libro Il Giardino delle ortiche Redazione giornalistica in collaborazione con Il Cittadino Fabrizio Radaelli

Si intitola “Il giardino delle ortiche”. Un volume di quasi 500 pagine di emozioni, di voglia di libertà. Contiene articoli, scritti e poesie, realizzati dai detenuti della casa circondariale di Monza – ormai ribattezzati “i giornalisti del carcere” – nell’ambito di un progetto di riabilitazione e inclusione, numerosi dei quali ospitati nelle pagine del Cittadino nell’inserto “Beyond Borders”, senza confini, curato dalla redazione del bisettimanale, un esempio unico in Italia di giornale dei reclusi aperto all’esterno.

Il volume, curato dalla giornalista e poetessa monzese Antonetta Carrabs, presidente della Casa della Poesia di Monza e dell’associazione «Zeroconfini», è stato presentato lunedì 5 luglio in mattinata nell’area verde attrezzata all’interno della casa circondariale alla presenza di sei componenti della redazione, della curatrice del volume, del direttore del Cittadino, Cristiano Puglisi e della direttrice della struttura carceraria Maria Pitaniello.

Molto emozionante la lettura di alcuni testi del volume, come quello di Matteo, ex avvocato, che ricorda la moglie e i figli, Stella e Arcobaleno, i loro colori ora perduti nell’oscurità, dietro alle sbarre, di Luigi, che ha già pronti due romanzi, di Leder, che scrive del figlio di 10 anni mai conosciuto.

«Alla nascita eravamo fiori/ora siamo ortiche pungenti/nessuno ci vuole vicino/costretti nel cemento senza terra, rinchiusi in un giardino di sole ortiche/destinati a pungere», ma le ortiche – di qui il titolo del volume – possono tornare fiori, «le spine possono ti cadere/puoi trasformarti da ortica a fiore che non punge/bello da vedere/e desideroso di essere raccolto».

«In ognuno c’è molto di buono e prima di tutto siamo persone» dicono i detenuti-giornalisti «e la scrittura è la nostra voce, che tira fuori il meglio, i nostri sentimenti, per valicare queste mura e vincere i pregiudizi».