«L’ho visto: imbrattava lui la lapide Rsi»

Quarto atto di vandalismo contro la stele. Leo Bianchi, 43 anni, di Lissone, sostiene di aver colto sul fatto Evardo Aliprandi, 73 anni. L’uomo, un ex commerciante, è stato consegnato ai carabinieri

Martedì 17 è stata imbrattata per la quarta volta la lapide a ricordo dei diciotto militari e civili seregnesi caduti nel periodo dal 1943 al 1945, sotto le insegne della Repubblica Sociale Italiana. Era stata collocata al camposanto maggiore di via Reggio, in forma privata, la mattina del 4 novembre. Ma stavolta una persona che procurava il danneggiamento sarebbe stato colto sul fatto.

Si tratterebbe del 73enne seregnese Evardo Aliprandi, pensionato, già noto commerciante, impegnato nel sociale come volontario.

A sorprenderlo sul posto, intorno alle 11.10, è stato il 43enne Leo Bianchi, di Lissone, che appartiene al gruppo “Memento” della comunità “Lealtà e azione” di Monza.

Da diversi giorni, gli appartenenti al gruppo, a turno, si erano appostati al camposanto di via Reggio, per sorvegliare la lapide. Aliprandi sarebbe stato fermato da Bianchi; l’anziano, che non ha opposto grande resistenza, ès tato portato nella casa del custode del camposanto, Claudio Brambilla. Lui ha informato i carabinieri della locale stazione che sono arrivati o sul posto. Con l’Aliprandi sarebbero tornati davanti alla lapide per verificare lo stato della stessa e poi lo hanno accompagnato in caserma.

Sul posto, in quei momenti, c’era anche una troupe del Tgweb del Comune composta da Walter Todaro e Gianni Corrado, che ha filmato alcuni spostamenti dei protagonisti.

La troupe si trovava al camposanto per un servizio. Aveva dato appuntamento al concittadino Norberto Bergna, responsabile per la zona di Milano, Como e Monza, del Comitato nazionale ricerche ed onoranze ai caduti della Rsi “ Carlo Borsani”, per ricostruire i precedenti danneggiamenti arrecati alla lapide.

Bergna che ha incontrato e riconosciuto nella casa del custode del cimitero il presunto imbrattatore, si è recato poi alla stazione dei carabinieri per sporgere denuncia. La quarta. E, sì, perché anche lunedì 16, la lapide era stata completamente annerita, poi ripulita, com’era già accaduto, mercoledì 11, mentre domenica 8 novembre, sulla stessa, era apparsa una doppia scritta, sia in verticale che in orizzontale “assassini”, con i caratteri della croce uncinata.

Anche Leo Bianchi, ha dato la sua testimonianza alla stazione dei carabinieri. Così ha detto: «Intorno alle 11 ho notato un nonno con un bambino che sostava davanti alla lapide e poco dopo una persona anziana indugiare di fronte alla stessa. Mi sono nascosto dietro un cipresso per osservare cosa accadeva e ho notato che quella persona dopo essersi guardata intorno e non vedendo nessuno, toglieva dal giubbotto una bomboletta e iniziava ad imbrattare. A quel punto mi sono avvicinato e l’ho fermato, ma lui diceva di essere passato di li e per caso e trovato la bomboletta per terra. Lo prendevo sotto braccio e lo invitavo a raggiungere la casa del custode, il quale poi chiamava i carabinieri”.

Sarà un caso, ma da martedì, la lapide è rimasta con l’ultimo tentativo di annerimento, come si può notare dalla foto.n