Cosa c’è di più autentico della pizza? Quella buona, fatta in casa, impastata con amore. Forse sarebbe meglio usare il passato: “Cosa c’era di più autentico della pizza”.
È arrivato Rodyman, un robot in grado di fare una pizza: di stendere l’impasto, di condirlo e di cuocerlo facendolo ruotare. Roba che nemmeno Steven Spielberg nel peggior remake di “La guerra dei mondi”. Il progetto è partito da Napoli, patria della margherita e della marinara, in particolare la paternità è di Bruno Siciliano, napoletano, esperto di robotica e a capo del laboratorio di robotica noto in tutto il mondo Prisma Lab.
«RoDyMan, acronimo di Robotic Dynamic Manipulation (manipolazione robotica dinamica) è un robot di servizio che sarà in grado di replicare attività umane con un livello di destrezza e mobilità mai visto prima – ha spiegato il professor Siciliano in occasione della Giornata informativa del Consiglio Europeo della Ricerca in corso a Napoli – Finora la manipolazione di oggetti non rigidi e deformabili, come cibo e abiti nella vita di tutti i giorni, oppure tessuti molli come i muscoli e la pelle negli interventi chirurgici, non è stata studiata in modo approfondito e rappresenta una sfida per il settore della robotica».
Tralasciando l’inquietudine che può mettere addosso un ritrovato del genere (la trama di “La moglie perfetta” comincia a prendere sempre più forma), il robottino è davvero ingegnoso: Rodyman avrà un torso, due braccia leggere e mani con dita multiple; sarà privo di gambe e perciò montato su una piattaforma omnidirezionale su ruote; la testa sarà dotata di videocamera stereoscopica e di un sistema strutturato di luci e il corpo avrà sensori di prossimità e di campo e sensori tattili.Nei prossimi cinque anni la sfida di RoDyMan è fare pizze, promette Siciliano. Anche se è una missione quasi impossibile raggiungere la bontà di quelle dei veri pizzaioli napoletani, ammette anche lui.
«Faremo indossare a uno dei più bravi pizzaioli napoletani una tuta biocinetica, dotata di sensori e di un sistema di cattura del movimento 3D, così da imparare al meglio tutti i movimenti». Dovrà essere di una comodità inimmaginabile avere attaccati addossi elettrodi e cavetti, mentre si cucina. Ma sì sa, per il bene della scienza, questo non è che un piccolo sacrificio.
Aspetto ovvio, anche se avrebbe rovinato il divertimento della notizia spiegarlo prima, è quello delle altre applicazioni che potrebbe avere questo genere di invenzione: il valore aggiunto di Rodyman e del suo studio è un passo fondamentale verso la sempre maggiore funzionalità dei robot nel mondo dell’industria, ma soprattutto per le applicazioni sanitarie a partire dalla protesica. Intanto, una pizza non ha mai fatto male a nessuno.