Teatro per bambini: lockdown fatale, dopo 37 anni finisce la storia di La Baracca

La storica compagnia teatrale monzese di spettacoli per bambini non è sopravvissuta alle chiusure per il Covid: era nata nel 1989. Franca Villa: «Era la mia vita, non un lavoro».
La coop teatrale La Baracca
La coop teatrale La Baracca

Ha smesso di fare divertire i bambini e le loro famiglie la Cooperativa teatrale La Baracca di Monza, per tanti anni protagonista della rassegna “E un sacco di gente…soprattutto bambini” che si teneva al teatro Triante. Dopo 37 anni il suo sipario è calato per sempre.

«La data che porteremo sempre impressa dentro di noi – spiega Franca Villa, attrice e organizzatrice teatrale, entrata nella Baracca nel 1989 – è quella del 23 marzo 2020 quando fu decretata la chiusura dei teatri. Da quel giorno ci siamo resi conto che tutto sarebbe stato più difficile. Noi eravamo una piccola struttura che si autoproduceva, fuori dalle logiche di finanziamenti e contributi di vario genere. Tutte le spese, dall’affitto della sede (l’ultima a Macherio), all’affitto dei teatri fino alle utenze, erano a carico nostro. Non avendo santi in paradiso, una volta venuto meno il lavoro, per non trovarci in una situazione irreparabile, abbiamo messo in liquidazione la struttura».

Per Franca e le sue colleghe è stata una batosta che ancora adesso, a distanza di mesi dalla fine degli spettacoli, è difficile da digerire. «Per me la Baracca -riprende- non era un lavoro, era la mia vita, era tutto me stessa. Era braccio, gambe, pancia e testa insieme. Abbiamo sempre condiviso il nostro entusiasmo e la nostra passione. Facevamo cultura e divertimento insieme e solo il Covid ha potuto metterci in ginocchio». Tanti gli spettacoli messi in scena: quasi duecento rappresentazioni teatrali all’anno oltre agli incontri di promozione in scuole, biblioteche e varie realtà culturali. Ricominciare, ora che il teatro sembra riavviarsi verso una nuova stagione non è per nulla facile.

«Stiamo riprendendo in autonomia -conclude Franca- anche se c’è chi ha deciso di darsi all’insegnamento, purtroppo precario, o di dedicarsi alla famiglia. Le scuole non hanno ancora ripreso gli incontri con gli esterni. Qualcosa comincia a muoversi nelle biblioteche, ma è ancora tutto molto, molto complicato».