Raccontare l’arte di Giorgio de Chirico: “Meditazione di Mercurio”

Prima tappa nell’arte di Giorgio de Chirico attraverso i quadri della mostra del Serrone di Monza: da oggi e per tutto febbraio, un capolavoro del maestro della Metafisica raccontato da Simona Bartolena.
Raccontare l’arte di Giorgio de Chirico: “Meditazione di Mercurio”

Cinque settimane per raccontare alcuni dei capolavori di Giorgio de Chirico presenti alla mostra del Serrone della Villa reale di Monza, “Giorgio de Chirico e l’oggetto misterioso”, organizzata da Vidi, prorogata fino al 15 di marzo e che conta il Cittadino come media partner. È Simona Bartolena a guidarci tra le tele del maestro della Metafisica a partire da oggi e ogni giovedì per tutto il mese di febbraio. SI parte dal quadro simbolo della mostra, “Meditazione di Mercurio”, del 1973.

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Le mostre organizzate e promosse dalla Fondazione Isa e Giorgio de Chirico vogliono essere sempre un’occasione di ricerca e di approfondimento degli studi sul Maestro. Sebbene de Chirico sia uno dei protagonisti indiscussi della scena artistica del XX secolo, la sua opera è tutt’oggi lontana dall’essere pienamente esplorata e compresa.

La mostra De Chirico e l’oggetto misterioso si propone di indagare un aspetto molto affascinante della poetica dell’artista: la presenza di oggetti nei suoi dipinti. Le opere esposte in mostra non seguono quindi una progressione cronologica ma sono ordinate per tipologie iconografiche.

De Chirico comincia a inserire oggetti nelle sue opere a partire dal 1913. Spesso si tratta di elementi riconoscibili: biscotti, guanti, scatole, busti antichi e frutta. La loro collocazione in situazioni illogiche o in spazi che esulano dalla realtà quotidiana, provocano nello spettatore una reazione di straniamento, suggerendo atmosfere metafisiche.

L’indagine dell’aspetto metafisico di cose ordinarie svolge un ruolo centrale in tutta l’opera dell’artista, che muterà negli anni stile e linguaggio, ma resterà sempre fedele alle proprie radici concettuali. Questo accostamento illogico di elementi che appartengono al quotidiano, discende in parte dalle suggestioni dell’opera di artisti simbolisti quali Max Klinger, ma anche dal pensiero di filosofi come Nietzsche e Schopenhauer, i cui scritti de Chirico studiò con grande attenzione e passione.

Meditazione di Mercurio riprende, rielaborandolo, Malinconia ermetica, uno degli ultimi capolavori del primo periodo metafisico. A partire dagli anni Sessanta, de Chirico sente spesso l’esigenza di tornare su dipinti del passato, introducendovi piccole modifiche e reinterpretandoli con un nuovo spirito.

GUARDA nella gallery il quadro intero

Protagonista del dipinto è Hermes-Mercurio, immaginato come un busto classico, sul modello di una nota scultura di Prassitele. Il dio greco è assorto in meditazione e sembra contemplare gli elementi collocati di fronte a lui. Alcuni di questi oggetti sono emblematici e ricorrenti nella ricerca dell’artista. La scatola colorata che appare in primo piano sulla sinistra, ad esempio, è presente anche in molte altre opere, alcune delle quali esposte in mostra. La sua policromia simboleggia la rivelazione metafisica che si irradia nello spazio di circostante. Come attori su un palcoscenico, gli oggetti rappresentati sembrano in attesa di qualcosa, sospesi nel tempo, in un perpetuo stato di stasi metafisica. Come spiega lo stesso de Chirico, Metafisica vuol dire “al di là della fisica”, ovvero “al di fuori del nostro campo visivo abituale” e della nostra conoscenza. Nei suoi quadri gli oggetti sono riconoscibili, la loro “metafisicità è nella composizione e nell’atmosfera creata dalla loro disposizione, dal rapporto tra di essi e tra essi e la tela”. La loro presenza e la collocazione in uno spazio illogico, dalla prospettiva incongruente, generano nello spettatore un senso di profondo turbamento ma anche di curiosità per un mondo che non si conosce ma che si desidera esplorare.

Una curiosità: la tela è retrodatata. Nell’angolo a destra, infatti, de Chirico firma datando l’opera al 1936, ma in realtà essa è stata realizzata nel 1973. L’artista era, infatti, fermamente convinto che i dipinti dovessero portare la data della loro prima ideazione: tutte le successive elaborazioni del medesimo soggetto costituivano un approfondimento del tema. A coloro che dissentivano, sollevando i problemi che una data sbagliata può dare al mercato dell’arte, de Chirico rispondeva, con la sua consueta, caustica, ironia, che se pensavano che una data fosse così importante avrebbero dovuto collezionare francobolli… In filatelia si che la data di emissione ha un valore! In arte, invece, quello che conta è l’idea, la composizione, la qualità dell’opera…