Raccontare l’arte di Giorgio de Chirico: “Gli archeologi”

Terzo capitolo delle opere della mostra “Giorgio de Chirico e l’oggetto misterioso” raccontate da Simona Bartolena: ecco che cos’è “Gli archeologi”, la scultura in bronzo patinato presente al Serrone di Monza.
Raccontare l’arte di Giorgio de Chirico: “Gli archeologi”

Tra le opere in mostra c’è anche una scultura: Gli Archeologi. L’incontro da Giorgio de Chirico e la scultura avviene piuttosto tardi. Le prime opere plastiche da lui firmate risalgono, infatti, al 1940, quando l’artista aveva già 52 anni. Sono gli anni della guerra e de Chirico risiede nella campagna fiorentina; all’epoca egli realizza solo sculture in terracotta che soltanto negli anni Sessanta farà tradurre in bronzo. L’opera in mostra fa parte di una lunga serie di opere che l’artista ha dedicato agli Archeologi, un tema che egli indaga per la prima volta durante il suo secondo soggiorno parigino, tra il 1926 e il 1928. Come i manichini e i trovatori del primo periodo metafisico, gli archeologi non hanno volto.

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Spesso sono ritratti in coppia, seduti l’uno accanto all’altro, quasi per darsi reciproco conforto nel difficile viaggio verso la sfera metafisica. De Chirico racconta di essersi ispirato per le loro forme anatomiche, con il torso lungo e le gambe corte, alle statue gotiche. I corpi delle due figure ospitano oggetti di ogni genere: frammenti di acquedotti, di edifici, di statue classiche, di colonne, di libri… tutte tracce della storia dell’uomo, reperti che recano memoria di quanto noi siamo e della civiltà da cui proveniamo. Gli Archeologi sono coloro che scoprono il passato e lo riportano al presente, indagando il lato metafisico della nostra storia, cultura e società. Le origini greche di de Chirico e la sua conoscenza del mondo classico hanno un ruolo sostanziale nella nascita della metafisica e nell’elaborazione della poetica dell’artista.