Paleontologia: scoperti altri cinque esemplari di Besanosaurus

Uno studio italiano e svizzero ha permesso di identificare trai fossili del musei altri cinque esemplari di Besanosaurus, l’ittiosauro vissuto 240 milioni di anni fa. A coordinare la ricerca pubblicata da Peer J, il paleontologo Cristiano Dal Sasso.
Ricostruzione artistica di Besanosaurus. A dispetto della somiglianza coi pesci, gli ittiosauri erano rettili. Si adattarono perfettamente a vivere in mare aperto trasformando in pinne le zampe dei loro antenati di terraferma; gli ittiosauri più evoluti svilupparono anche pinne dorsali e code a falce. Acquarello di Fabio Fogliazza modificato digitalmente da Gabriele Bindellini
Ricostruzione artistica di Besanosaurus. A dispetto della somiglianza coi pesci, gli ittiosauri erano rettili. Si adattarono perfettamente a vivere in mare aperto trasformando in pinne le zampe dei loro antenati di terraferma; gli ittiosauri più evoluti svilupparono anche pinne dorsali e code a falce. Acquarello di Fabio Fogliazza modificato digitalmente da Gabriele Bindellini Museo di storia naturale di Milano

I paleontologi non possono scavare nei siti internazionali e allora le ricerche le fanno in altri giacimenti sotterranei: quelli dei musei, dove si sono accumulati negli altri fossili e reperti ancora da studiare o da analizzare meglio. Ed è così che tra Milano e Svizzera sono stati individuate le ossa di altri cinque Besanosaurus, l’ittiosauro vissuto nel Triassico i cui fossili sono stati trovati nell’area Unesco di Besano, tra Italia e Svizzera.

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Ne dà notizia Cristiano Dal Sasso, concorezzese e paleontologo del Museo di storia naturale di Milano, che ha coordinato le ricerche che hanno permesso di ricostruire gli animali estinti in 3D, anche grazie a Tac medica e fotogrammetria. Lo studio è stato pubblicato giovedì 6 maggio sulla rivista scientifica internazionale Peer J e raccoglie il lavoro di Gabriele Bindellini (Università di Milano), che ha collaborato alle ricerche milanesi, oltre a quello di Andrzej Wolniewicz (IP PAS, Varsavia), Feiko Miedema (SMNS, Stoccarda) e Torsten Scheyer (UZH, Zurigo) che contemporaneamente hanno iniziato lo studio degli esemplari svizzeri, a Zurigo. «Anziché fare studi paralleli abbiamo condiviso dati e impegno, tirando insieme la stessa fune per migliorare le conoscenze su questi affascinanti animali estinti», ha detto Torsten Scheyer.

Paleontologia: scoperti altri cinque esemplari di Besanosaurus
Il cranio di Besanosaurus leptorhynchus è caratterizzato da un “rostro” (muso) sottile e assai allungato, armato di piccoli denti appuntiti: erano perfetti per afferrare piccoli pesci e antichi parenti dei calamari, grazie a rapidi movimenti della testa e delle fauci. Foto di Gabriele Bindellini, disegno di Marco Auditore

«Gli ittiosauri del Triassico Medio sono rari nel mondo e in gran parte di piccole dimensioni – commenta Dal Sasso – Hanno circa 240 milioni di anni: vissero prima dei dinosauri, non sono loro parenti e hanno antenati terrestri simili a lucertole, da cui ereditarono le quattro zampe trasformandole in pinne per nuotare. I nuovi esemplari, finora inediti, conservano tutti le ossa del cranio e permettono dunque una conoscenza più completa della anatomia e delle abitudini alimentari di Besanosaurus leptorhynchus». Il nome è stato coniato dai paleontologi Cristiano Dal Sasso e Giovanni Pinna nel 1996, nella prima descrizione del grande fossile oggi esposto ai Musei di Milano, e – scrivono i ricercatori – si conferma azzeccatissimo: il “rettile di Besano dal rostro sottile” aveva un muso lunghissimo e affilato, con cui catturava antichi parenti dei calamari e piccoli pesci, grazie a rapidi movimenti della testa.

Le nuove indagini sui fossili di Milano è nata anche grazie a una tesi di dottorato supportata dal dipartimento di scienze della terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano e affidata a un giovane paleontologo milanese, Gabriele Bindellini. L’esemplare milanese ha notorietà internazionale, oltre che per lo straordinario stato di conservazione garantito dalla periodica carenza di ossigeno sul fondale marino, perché si tratta di una femmina gravida, con un embrione nel ventre. Il confronto con altri tre fossili del museo ha permesso di attribuire a Besanosaurus altri tre fossili che erano stati classificati come Mikadocephalus gracilirostris, un’altra specie, ma la doppia nomenclatura ha perso valore: sono esemplari dello stesso ittiosauro.

Paleontologia: scoperti altri cinque esemplari di Besanosaurus
Il cranio di Besanosaurus leptorhynchus è caratterizzato da un “rostro” (muso) sottile e assai allungato, armato di piccoli denti appuntiti: erano perfetti per afferrare piccoli pesci e antichi parenti dei calamari, grazie a rapidi movimenti della testa e delle fauci. Foto di Gabriele Bindellini, disegno di Marco Auditore

Ora, dunque i Besanosauri italo-svizzeri sono sei, a diversi stadi di crescita, tanto che il più grande dove essere lungo 8 metri, “un vero record tra i rettili marini predatori del Triassico medio, che di norma non superavano i 4-5 metri”.

“Gli strati di roccia in cui sono stati trovati i Besanosauri sono stati datati con attenzione a circa 240 milioni di anni fa – scrive il Museo presentando il nuovo studio – . Questa datazione permette di affermare che Besanosaurus è il più antico diapside nuotatore di grandi dimensioni con muso lungo e stretto. I diapsidi sono il gruppo di rettili che comprende lucertole, serpenti, coccodrilli e tutti i loro parenti estinti. L’analisi filogenetica, basata sulle caratteristiche anatomiche evidenziate nell’articolo di PeerJ, indica anche che Besanosaurus è il più antico e più primitivo rappresentante di un gruppo di ittiosauri chiamato shastasauridi, che vissero anche in Cina e Nordamerica”.

Paleontologia: scoperti altri cinque esemplari di Besanosaurus
Il cranio di Besanosaurus leptorhynchus è caratterizzato da un “rostro” (muso) sottile e assai allungato, armato di piccoli denti appuntiti: erano perfetti per afferrare piccoli pesci e antichi parenti dei calamari, grazie a rapidi movimenti della testa e delle fauci. Foto di Gabriele Bindellini, disegno di Marco Auditore

«Studiare questi fossili è stata una bella sfida – osserva Dal Sasso – . Tutti i Besanosauri sono stati deformati dal tempo e dalla pressione delle rocce all’interno di strati sottili, spessi poche decine di millimetri: Tac medica e fotogrammetria ci hanno permesso di vedere le ossa nascoste o sovrapposte e di ricostruire le scatole craniche in 3D, osso per osso». Bindellini evidenzia come «il rostro estremamente lungo e sottile» suggerisca «che Besanosaurus si nutrisse di piccole prede veloci, attingendo ad un livello più basso della catena alimentare rispetto a un predatore apicale: era una specializzazione ecologica nuova, mai riscontrata in un grande rettile diapside marino prima del Triassico medio. Questo avrebbe innescato un aumento di taglia e abbassato la competizione tra le diverse specie di ittiosauri che coabitavano questa parte dell’Oceano di Tetide».