Monza, Saul Beretta e poi Abbado E quei destini soltanto sfiorati

Quella volta che non fu. Per poco, un soffio, una pausa: come uno spartito dove una virgola ti dice che no, lì non devi suonare, e l’orchestra si ferma.È andata così per Monza, la Brianza e il maestro Claudio Abbado, il direttore d’orchestra milanese scomparso nei giorni scorsi. Il racconto di Saul Beretta.
Claudio Abbado
Claudio Abbado

Quella volta che non fu. Per poco, un soffio, una pausa: come uno spartito dove una virgola ti dice che no, lì non devi suonare, e l’orchestra si ferma.

È andata così per Monza, la Brianza e il maestro Claudio Abbado, il direttore d’orchestra milanese scomparso nei giorni scorsi. I destini quasi incrociati si devono a “Lampi”, la rassegna di musica di qualità che da anni occupa Monza.

E si devono soprattutto al direttore dell’associazione Musicamorfosi, Saul Beretta, che organizza la rassegna e che proprio con Abbado stava preparando un progetto. «Non ho mai incontrato personalmente il maestro Abbado», mette subito in guardia Beretta, reduce da un altro concerto di successo al Villoresi, domenica. «Nel 2005 agli inizi dell’avventura con l’Orchestra Mozart c’era sul tavolo un progetto speciale…».

Quei punti di sospensione non sono del direttore artistico di Musicamorfosi, lui va diritto al punto. «Un progetto speciale su Mozart per la formazione giovanile dell’Orchestra e fui invitato a Bologna. Stavo lavorando da mesi a una lettura un po’ particolare degli effetti della musica di Mozart per uno spettacolo il cui titolo è cambiato negli anni e che poi debuttò nella nostra stagione Lampi con il nome di “Chi è Wolfgang?”. Qualcuno se lo ricorderà, c’erano i La Crus e la voce di Mauro Ermanno Giovanardi e la regia di Andrea Taddei a portare Musicamorfosi sul palco».

Poi la sorte ci si è messa di mezzo. «Nevicava, e fu la prima volta che mi capitò, nella strada che mi portava a Sesto FS bucai una gomma della macchina a circa un chilometro dalla stazione, parcheggiai alla bell’e meglio e corsi dritto verso la fermata della metro. Arrivato in Centrale nel delirio neve in città ho visto il mio treno partire proprio davanti ai miei occhi. A Bologna arrivai con un paio d’ore di ritardo, incontrai Sandra Abbado e Giovanni Oliva che è stato il direttore generale dell’Orchestra fino al 2006. Su quel treno che partiva con almeno mezz’ora di ritardo, ma comunque pochi secondi prima di me, era già disegnato l’orizzonte degli eventi, tutto il mio corpo me lo diceva, mentre osservavo quel treno lasciare gli ormeggi vedevo passare l’occasione di una collaborazione che non si sarebbe mai avverata…».