Monza diventa capitale della poesia Finali nazionali di poetry slam

Finali nazionali di poetry slam al Binario 7 grazie alla chiusura dell’edizione 2014 di PoesiaPresente, con l’associazione Millegru: venerdì e sabato Monza decide chi è il campione italiano delle sfide di poesia ad alta voce.
Marc Kelly Smith
Marc Kelly Smith

È questione di ritmo e di parola, ma la musica non c’entra. Non quella delle canzoni, dei dischi, è la musica della letteratura a parlare. Con una delle sue voci più contemporanee e, forse, più vive. Si chiama poetry slam e ha due nomi per indicarne di qua e di là dall’Atlantico i confini: sono Lello Voce, in Italia, e Marc Kelly Smith negli Stati uniti.

Saranno loro parisillabo e imparisillabo delle finali del primo campionato italiano di poetry slam, la sfida della poesia ad alta voce che per tre giorni occuperà stabilmente il teatro Binario 7 di Monza per fare della città la capitale nazionale dell’ars poetica del nuovo millennio. Che ha forse più parentele con le origini del poetare di quanto non ne abbiano avute le forme degli ultimi cinque secoli, così fatta per essere raccontata, offerta, interpretata senza essere, realmente, recitata. Perché non si tratta di Gassman che legge Dante: non è l’invenzione dell’attore che dà teatro alla poesia, ma la poesia che si fa teatro perché l’autore decide di indossarla. E farne cosa viva.

Fino agli schiaffi, certo, perché questo è uno slam: uno schiaffo dato al pubblico, ma in versi. Sottoponendosi al giudizio, di quel pubblico, che lavagna alla mano vota i vincitori. La scazzottata poetica dura tre giorni, dopo una stagione di sfide in ogni angolo d’Italia organizzate dalla Lips, la Lega italiana poetry slam, fondata nei mesi scorsi. Tra i nomi che l’hanno creata c’è anche quello di Dome Bulfaro, il poeta monzese che da anni – con tante altre teste e braccia e voci e idee, a partire dal condirettore artistico Enrico Roveris e con Simona Cesana- organizza in città PoesiaPresente, attraverso l’associazione Mille gru. Con quell’idea vaga ma convinta – e alla fine vincente – che la poesia non sia cosa da lasciare in mezzo alle pagine dei libri, ma va portata in giro, ovunque, comunque, perché fatta prima di tutto di un sacco di ovunque e comunque.

Risultato: venerdì 2, sabato 3, domenica 4 maggio 2014, i giorni in cui Monza è la città della poesia italiana con il Poetry slam festival. Qualche regola generale giusto per orientarsi: di poesia si tratta, quindi una persona, la sua voce, il suo corpo al massimo, ma nient’altro. Nessun trucco, scenografia, allestimento, musica: voce, pubblico. Stop. E tre minuti per dire tutto, non un secondo di più, altrimenti scattano le penalità. Regole poche, ferme, spietate, come può esserlo il giudizio del pubblico, di solito estratto a sorte, nel decretare vita e morte di uno slammer. Quei tre minuti sono il libro da raccontare catturando chi ascolta. Chi ha poco da dire, perde. Chi annoia, perde. Chi non sa far vibrare le corde della poesia, per quanto bella possa essere, perde. Perché è poesia ad alta voce. Ed esiste soltanto se c’è qualcuno che la ascolta.

Un termine di paragone approssimativo, giusto per semplificare quanto possibile: l’erede o il cugino più immediato del poetry slam è il rap. Nessun tema codificato, ma la parola che prende forma nell’adeguamento a una precisa scansione ritmica, è il meccanismo del rap. La parola si adegua al ritmo. Il poetry slam è il suo gemello diverso, dove il ritmo è dettato dalla parola che deve diventare scansione metrica per essere poesia e non può sottrarsi al ritmo, ma resta prioritaria. Ed è la parola, appunto, a dettare la ritmica, la musica.

«La poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste per celebrare la comunità; il punto dello Slam non sono i punti, il punto è la poesia» ha scritto Marc Kelly Smith, come ricorda Lello Voce, il capostipite italiano degli schiaffeggiatori poetici. Che cosa succederà: sia venerdì sia sabato le mattinate saranno nelle scuole di Monza, con l’incontro tra studenti e poetry slammer. Nel pomeriggio di venerdì la fase preliminare, anzi regionale: dalle 14.30 alle 19.30 le semifinali del primo campionato lombardo. Poi dalle 21 il primo ospite d’onore, Lello Voce, in una performance a due con Frank Nemola: Piccola cucina cannibale, spettacolo di spoken music (Squilibri Editore, 2012, Premio Napoli per gli ibridi letterari) in cui i versi di Voce incontrano la musica di Nemola e i fumetti di Claudio Calia. Subito dopo, il primo capitolo delle finali, con dieci dei poeti selezionati in trenta date di poetry slam organizzati in Lombardia. I vincitori potranno partecipare alle finali nazionali. Che sono il giorno dopo.

Il programma di sabato, sempre al Binario 7, inizia alle 16 e dura fino alle 19 con la prima parte delle finali italiane, che sarà conclusa, sotto la regia della Lips, in serata, decretando il primo campione italiano di Poetry slam. Nel frattempo, alle 21, l’ospite degli ospiti: c’è Marc Kelly Smith, che del poetry slam è molto semplicemente l’inventore. Lo ha fatto nel 1987, a Chicago, al Green Mill, un locale: e da Chicago a contagiato nazione dopo nazione il resto del mondo.

Un primo campione italiano da scrivere sull’annuario la Lips, la Lega italiana, si siederà a un tavolo per la giornata conclusiva, domenica 4 maggio, in un incontro aperto al pubblico in i poetry slammer italiani tireranno le somme del primo anno di istituzionalizzazione del movimento.

PoesiaPresente e Mille Gru, anfitrioni della prima finale italiana, la fanno corta, ben sapendo quanto c’è dietro: «Quella del Poetry Slam è un’onda culturale che sta cambiando il volto della poesia italiana. La città di Monza svolgerà il ruolo di teatro conclusivo di un movimento che coinvolge decine e decine di realtà di tutta Italia: dal Trentino Alto Adige alla Sicilia convergeranno tutte a Monza». Note a margine: il festival si può sostenere anche economicamente. Basta fare un salto su poesiapresente.