Maurizio Galimberti e il suo ritratto di Umberto Eco: «Un momento magico»

LEGGI Eco a Monza a ritmo di jazz - Il fotografo internazionale Maurizio Galimberti, cresciuto a Meda, ha incrociato Umberto Eco nel 2002 in un albergo: gli ha chiesto di poterlo ritrarre. Ecco la foto e i ricordi di quel giorno.
Maurizio Galimberti e il suo ritratto di Umberto Eco: «Un momento magico»

È uno dei più noti fotografi al mondo, soprattutto per quella tecnica irripetibile del mosaico. E sulla strada ha incrociato quasi tutti. Roberto De Niro, per esempio. Johnny Depp. Sofia Coppola e Lady Gaga, Hollywood e Cinecittà. E poi intellettuali e scrittori. Come Norberto Bobbio, Dario Fo, Lalla Romano, Mario Luzi. Pochi, racconta, l’hanno colpito ed emozionato come Umberto Eco. Il suo ritratto risale al 2002: la luce è quella della Toscana, l’incontro casuale, il risultato, spiega il fotografo cresciuto a Meda, «magia».

«In realtà avrei dovuto fotografarlo alcuni anni prima, credo nel 1998, per un progetto su Alessandria, ma poi l’occasione era sfumata. Poi quel giorno ero in Toscana, in albergo vicino a Capalbio. C’era anche lui e l’ho avvicinato: posso farle il ritratto?». Un momento di sospensione e poi la curiosità di Eco ha vinto. «Era affascinato dalla costruzione del ritratto e rimase poi sorpreso dal colore e dal senso di mistero che trasmetteva l’opera». Perché, aggiunge Galimberti, in quel giardino c’era «una luce perfetta, molto rarefatta e avvolgente».

A distanza di anni l’artista internazionale ricorda ancora quei momenti come «uno dei migliori incontri che abbia mai fatto» nonostante la lunga fila di star che ha incrociato. «Ammetto che lui metteva un po’ in soggezione ed è stato uno dei pochi ad avermi fatto provare una profonda emozione: credo che nella foto si riesca a percepire tutta la sua grandezza culturale».

Ripete Galimberti: una foto magica. «Gli ho detto “in questo ritratto c’è la luce della rosa”» ricordando il romanzo che aveva reso celebre anche al grande pubblico Eco vent’anni prima. Quella foto eccola qua: la tecnica abituale di Galimberti, che può costruire solo appoggiando la camera sul volto della persona ritratta. E il racconto di un istante di quattordici anni fa in Toscana.