L’intervista: «A Monza la mostra più completa mai fatta in Italia sulla grafica di Chagall»

Il curatore di “Chagall, la grafica del sogno”, Flavio Arensi: a Monza la mostra più completa sulla grafica di Marc Chagall. «È un artista che ha qualcosa in più di molti altri: sa far ridere».
Flavio Arensi, curatore della mostra
Flavio Arensi, curatore della mostra Fabrizio Radaelli

Flavio Arensi è uno dei fondatori della società Meetmuseum con Francesco Mandressi. Giornalista, critico d’arte, ha curato mostre importanti, come quelle dedicate a Rodin a Legnano e al palazzo reale di Milano. È lui il curatore di “Chagall, la grafica del sogno”.

Com’è nata?

Il comune aveva l’esigenza di una proposta che coinvolgesse sia gli ex Umiliati sia arengario. Voleva provare a creare un progetto condiviso dai due spazi espositivi. Da qui siamo partiti e la scelta è caduta su Chagall perché è uno dei più importanti maestri del Novecento e perché tutta la sua produzione grafica, meno nota, è tuttavia fondamentale nell’attività dei grandi artisti dell’inizio del secolo scorso: Picasso, Rouault, Chagall e Matisse fanno molta grafica e ricominciano a trattarla.

Un artista e tre serie di incisioni con un carattere molto delineato…

Sì, abbiamo riunito i tre cicli principali, che sono tre dissertazioni di Chagall sulla morale dell’uomo: una morale religiosa, quella della Bibbia, una morale laica, quella di Gogol’ e una morale dedicata ai bambini, quella delle favole. Sono allo stesso tempo tre libri che racchiudono lui: il testo sacro in quanto ebreo, il suo essere russo con le Anime morte e il suo essere francese con La Fontaine. All’interno delle incisioni troviamo immagini straordinarie: il folle che vende la saggezza. È il racconto della quotidianità.

È tutto?
No: per la mostra abbiamo recuperato anche “La maternità” e “I vizi capitali”, che sono altri due libri molto rari. C’è altro materiale interessante, come un bandeau che riproduce in piccolo quattro scene delle Anime morte: non erano altro che delle prove di studio dell’artista, proprio come dei provini fotografici. E ancora: l’edizione delle favole in mostra tra l’altro ha una storia particolare. Era appartenuta a Lionello Venturi, che è stato un grandissimo critico italiano, padre della pittura degli anni trenta e quaranta. Nel 1952 fece una grande mostra a Roma su Chagall e lo stesso artista gli regalò l’edizione di La Fontaine che abbiamo in mostra. Appartiene oggi a un collezionista di Lecco, che è uno dei privati che hanno prestato opere alla mostra.

Appunto: dove avete trovato le opere?
Appartengono a collezionisti di Lecco, Trieste e Parigi.

Però dici Chagall e dici colore: qui non c’è.

Già. C’era la possibilità di mettere la Bibbia colorata, che è un’edizione effettivamente realizzata. Ma la grafica vera era quella in bianco e nero, all’epoca. E per larga parte del Novecento le edizioni dipinte erano solo fatte per vendere: gli artisti capiscono che piacciono di più e le acquarellano, ma in molti casi non le firmavano. Anche perché spesso non erano nemmeno loro a colorarle, proprio come nel caso di Chagall. Per il pubblico degli acquirenti può risultare più interessante, il colore, ma lo è meno per il valore artistico e dal punto di vista degli studiosi. Senza contare che sono uscite molte edizioni che erano in bianco e nero e post mortem sono state colorate.

Cosa offre quindi di nuovo questa mostra?
Non è la prima volta che vengono esposte le grafiche di Chagall, ma è la prima volta che sono in mostra insieme e complete: d’altra parte per realizzare una mostra simile serve molto spazio e qui a Monza, con due sedi, è stato possibile. In più ci sono anche le grafiche della “Maternità” e dei “Vizi capitali”. In sintesi è la mostra più completa che sia mai stata fatta sulla produzione grafica di Chagall. Alle Stelline nel 2003 Pontiggia ha potuto mostrarne solo una parte. Anche il Museo diocesano ha messo in mostra solo 50 tavole su 103 della Bibbia, perché non è facile avere spazio per tutte e non è facile nemmeno trovarle tutte. Negli anni passati chi comprava il libro spesso lo tagliava e vendeva singolarmente le incisioni. Quindi ritrovarle è complicato. Sono poche le edizioni complete in Italia.

La mostra parla di Chagall ma in controluce racconta due grandi editori.
Quando Vollard muore in un incidente d’auto, prende tutto in mano Tériade, che è stato un altro editore importantissimo. E se Vollard è l’editore che prende Picasso e Rouault e dice loro “perché non proviamo”, Tériade è quello che prosegue su quella strada. In mostra si trovano anche “Il cane” che arriva dal Bestiario di Picasso, di Rouault c’è una incisione della serie sul circo, di Mirò e Matisse due edizioni tirate da Tériade.

Che Chagall ne esce?
Il migliore. E tutto. Lui è importante fino al Venti, poi tende a reiterare se stesso. Negli anni Settanta e Ottanta diventa anche deludente per qualità. Ma la grafica è rigorosissima, perché è fatta negli anni migliori. In più si trovano tutti i temi fondamentali dell’artista. Quelli di una vita passata attraversando il mondo, scappando dalla Russia, tornando, la fuga in Usa per in nazisti, il ritorno. Il rapporto con la moglie. La sua Russia e la sua Francia. Il tentativo di critica della Russia ritenuta immorale e poi la critica alla rivoluzione di chi rivoluzionario lo era stato e in quelle vesti metteva in discussione la Bibbia. Poi lui ha qualcosa in più: Chagall fa ridere, Chagall è divertente.