L’era di Napoleone dentro la Reggia di Monza: quando la Villa diventò reale

Il 5 maggio, ricorrono i 200 anni della morte di Bonaparte cantati da Manzoni: l’era dell’Imperatore dentro la Reggia di Monza, quando la Villa fu davvero reale.
Napoleone ritratto dall’Appiani
Napoleone ritratto dall’Appiani

I mobili in mogano, i bronzi dorati e gli arredi laccati. Gli stucchi lucidi alle pareti e la sostituzione dei pavimenti in cotto con quelli, più raffinati, alla veneziana. Sono sempre i dettagli a fare la differenza, ma in questo caso guidano l’occhio dell’osservatore alla scoperta di quei particolari risalenti al gusto di un’età napoleonica non spazzati via dai rimaneggiamenti delle epoche successive e ancora oggi presenti negli spazi di quella Villa che, se ha iniziato a chiamarsi “reale”, è perché nel 1805 viene scelta dal viceré Eugenio De Beauharnais e da sua moglie, la viceregina Augusta di Baviera, come residenza privata. Dettagli su cui indugiare con attenzione ancora maggiore nel momento in cui la reggia riaprirà al pubblico a maggio, proprio nel mese in cui prenderanno il via le celebrazioni per il bicentenario dalla morte di Napoleone, che a Sant’Elena il 5 maggio di due secoli fa fa “stette” “siccome immobile” dopo aver esalato l’ultimo, “mortal sospiro”.


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L’era di Napoleone dentro la Reggia di Monza: quando la Villa diventò reale
MONZA MARINA ROSA

Lo spiega Marina Rosa, presidente del Centro documentazione residenze reali lombarde, citando quanto studiato e ricostruito con cura attraverso le note contabili dell’epoca e, tra le altre testimonianze, quelle contenute all’interno degli “Annali di Monza” di Antonio Sirtori. Dai dettagli – ancora uno: l’apparato decorativo di una delle stanze principali, le tappezzerie della sala degli uccelli del primo piano nobile – lo sguardo si allarga fino ad abbracciare il teatrino di corte, oggi fresco di restauro, e i cancelli della Villa Reale. Progettato dall’architetto Luigi Canonica, «il teatrino risale a quegli anni – spiega – ma ce lo dobbiamo immaginare differente: le sedute al centro della sala non erano fisse come adesso, ma venivano posizionate all’occorrenza, perché quegli spazi potevano ospitare anche balli».

Di età napoleonica, poi, l’installazione delle cancellate che scandiscono gli accessi alla Villa: interventi meno noti di quelli che hanno portato alla realizzazione del parco, ufficialmente istituito il 14 settembre 1805 per volontà dell’imperatore Napoleone “con lo scopo di farne una tenuta agricola modello e una riserva di caccia”, come si legge sul sito del Consorzio.

In quell’anno la storia di Monza e le vicende dell’imperatore si intrecciano più volte: in particolare il 26 maggio, in occasione dell’incoronazione a re d’Italia in Duomo, a Milano, con quella corona ferrea che, per quanto fosse passata già su altre teste, da quel momento diventa «simbolo assoluto della presenza francese sul territorio», precisa Rosa.

Nonostante questo, non si contano molte visite dell’imperatore a Monza: «Si tratta per lo più di viaggi dal carattere privato», come quello organizzato in occasione della gravidanza di Augusta. Per quanto residenza privata, la Villa in quegli anni si apre al popolo in alcune circostanze. E al popolo non mancheranno occasioni di confrontarsi con una città in preda a grandi trasformazioni urbanistiche: una su tutte, l’abbattimento del castello e delle sue mura.

Con Eugenio De Beauhrnais, figlio della prima moglie, Giuseppina, Napoleone manterrà sempre un legame molto stretto, ed «Eugenio gli resterà sempre fedele».