La vera (falsa) guerra di Paolo Ventura al Mac di Lissone

FOTO Al Mac di Lissone la personale dell’artista internazionale Paolo Ventura: “D’Armi e D’Uomini”, una selezione delle fotografie dedicate alle guerre. Con la media partnership del Cittadino, una delle più importanti mostre della stagione espositiva: dal 7 marzo al Mac.
La vera (falsa) guerra di Paolo Ventura al Mac di Lissone

Ricordano i curatori come Giorgio de Chirico avesse detto che «le guerre, una volta cominciate, pare che non debbano finire mai, come le disgrazie e le sofferenze che suscitano». E sottintendono: soprattutto attraverso le storie che si increspano di persona in persona, di casa in casa, di voce in voce. Per generazioni. Sono le storie che Paolo Ventura porta al Museo d’arte contemporanea di Lissone, spesso quelle sentite dalla nonna nella sua infanzia, trasformate in piccoli racconti per immagini incastrati tra la nostalgia dell’immaginazione e la drammaticità dei fatti. Storie di guerra, appunto, che compongono “D’Armi e D’Uomini”, la personale che sarà inaugurata sabato 7 marzo nel Mac di viale Padania 6 e di cui il Cittadino è media partner.


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Una serie di fotografie realizzate con le tecniche che hanno reso l’artista di Milano affermato in tutto il mondo: diorami e set ricostruiti in studio, in parte dipinti, in parte allestiti, tessuti nella dichiarata “ossessione per i dettagli”che accompagna i suoi lavori e poi fotografati. Ma soprattutto storie, il piano inclinato su cui scorre tutta la sua opera, concepita con l’identica volontà di uno scrittore. «Il mio primo obiettivo è stato raccontare una storia. E la storia parla di guerra. Riguarda l’amore, la vita» ha dichiarato a proposito della serie “War souvenir”: «Tutto la mia famiglia è stata coinvolta dalla guerra come il novanta percento delle famiglie italiane. Così sono cresciuto con storie sulla guerra che sono state la colonna sonora della mia infanzia. E quando ho iniziato a pensare a questo lavoro, mi è sembrato fosse ancora tutto là, perché erano vicende così familiari».

Le increspature del racconto e delle guerre che non sembrano finire mai, ma che non passano dal tentativo di fotografare, oggi, il passato: «Cerco di fare in modo che le ricostruzioni siano quanto più reali possibile, ma voglio anche siano un po’ come un sogno. La realtà è così noiosa – ha detto Paolo Ventura un paio di anni fa in un’intervista – ci viviamo sempre dentro».

E allora un allestimento teatrale, che diventa narrativo in modo più immediato ma non didascalico: l’immagine sfuma nel surreale in cui tutto è esattamente come dovrebbe essere, tranne qualcosa. Una gota rossa troppo rossa e troppo simile a un’illustrazione per l’infanzia (che era poi il lavoro del padre); un colore troppo carico che sembra uscito da una cartolina di una secolo fa; un’improvvisa assenza di profondità che sembra un teatrino per bambini. Una favola adulta. Dove tutto è reale. O quasi.

I curatori che hanno portato a Lissone il progetto sono Walter Guadagnini e Alberto Zanchetta, direttore del Museo d’arte contemporanea di Lissone, per i quali «le atmosfere surreali di Paolo Ventura trasmettono un velo di ironica – ma pur sempre inquieta – malinconia» e che hanno deciso di insistere sul confine impreciso tra reale e fantastico confondendo le opere «con testi scritti dall’artista, oggetti della sua collezione e costumi di scena» con veri cimeli di guerra, come pinze tagliafili, borracce, elmetti, fotografie e materiale che provengono anche dall’archivio storico di Anselmo Bucci di Monza, oltre a immagini provenienti dal comando supremo e dal ministero della Marina e prime edizioni del movimento futurista, quello per cui la guerra era la sola igiene del mondo e che avrebbe poi fatto i conti con la macerie rimaste.

«Tra soldati infagottati nelle loro uniformi e truppe che combattono ai confini delle proprie nazioni, la mostra intende creare una frenesia bellica – spiega il museo – che ci ricorda i tanti eroi e le troppe vittime della Grande Guerra, ma soprattutto quell’indole guerrafondaia che non cesserà mai le ostilità, così come testimonia la serie Il soldato di Napoleone in cui si avverte il peso dei conflitti che hanno vessato il corso di tutta la storia umana». Dopo l’inaugurazione la mostra rimane aperta sempre a ingresso libero fino al 26 aprile, (mercoledì e venerdì, 10-13; giovedì, 16-23; sabato e domenica, 10-12; 15-19).

Quella di Paolo Ventura non è la sola mostra che sarà inaugurata sabato 7 marzo nei quattro piani del Mac di Lissone, diretto da Alberto Zanchetta. Una personale anche Matteo Fato, che presenta “Krinein (la) Crisi” fino al 19 aprile e così per Paolo Grassino, che fino al 3 maggio sarà presente in viale Padania con “Magazzinoscuro”. Due di quattro, perché aprono anche “Echi dal bianco” di Vincenzo Rusciano (fino al 19 aprile) e “The belle of the ball” di Sergio Breviario (sempre fino al 19 di aprile).