Dentro le metamorfosi di una mostra “La Gorgiera del tempo” al Mac di Lissone

Le opere di quaranta artisti in un allestimento che non smetterà di cambiare fino alla chiusura lissone: dal 6 febbraio al Museo d’arte contemporanea il progetto di Alberto Zanchetta
Mosé Bianchi, Il Conte Egidio, 1867 circa, olio su tela: una delle opere in mostra a Lissone
Mosé Bianchi, Il Conte Egidio, 1867 circa, olio su tela: una delle opere in mostra a Lissone

Le metamorfosi di una mostra partono da una constatazione: che il senso estetico diffuso e di ciascuno parte dalla gola, dal palato, il primo incontro dei sensi con il mondo. Lì dove si forma la percezione del buono e in rapida successione anche del bello. Poi il senso estetico finisce nell’imbuto del tempo: e allora cambia, si modifica, ma non ha ragione di essere rinnegato.

Parte da qui “La Gorgiera del tempo”, la mostra che il Museo d’arte contemporanea di Lissone inaugura sabato 6 febbraio negli spazi di viale Padania. È la prima pensata e costruita come il direttore Alberto Zanchetta aveva annunciato su queste pagine: per cambiare in continuazione, per non essere mai identica a se stessa. Perché lo spettatore possa notare “com’è possibile costruire, riassemblare e integrare l’esposizione, che diventerà un’opera essa stessa, ma soprattutto ne svelerà i meccanismi interni”.

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Dietro le quinte e all’interno dei meccanismi curatoriali, insomma, che raccontano anche come la percezione possa essere modificata dalla distribuzione nello spazio delle opere. Che saranno ottocentesche, del Novecento e contemporanee, proprio perché il tempo prende per la gola in modo diverso ma sempre con processi equiparabili. “Questa esigenza nasce dal fatto che si nega al grande pubblico il piacere di assistere al farsi stesso di una mostra – scrive Zanchetta – a quel processo di maniacale cesellatura attuata dagli artisti in dialogo con i loro curatori, impegnati a inseguire la “migliore delle forme possibili” anche se, talvolta, si finisce per adottare soluzioni pretestuose, in cui la fruizione delle opere è viziata o appare passibile di compromissioni.”

Opere certo, di Vanessa Beecroft come di Mosè Bianchi, Umberto Boccioni e Poka Yo, Funi, Hokusai, Ontani, Dudreville: una quarantina di autori. E poi strumenti, oggetti, materiali: quello che occorre per costruire una mostra.

“Nei mesi di febbraio e marzo si succederanno allestimenti effimeri, suscettibili di modifiche sostanziali o anche solo di piccoli accorgimenti, consentendo allo spettatore di assistere a un’ampia panoramica/proposta delle pratiche e delle problematiche curatoriali”.

L’invito – conclude il direttore del Mac, che ha curato “La Gorgiera del tempo” – è quello di riscoprire le imprevedibili ramificazioni che il progetto subirà, tenendo a mente un unico interrogativo: quante mostre si possono fare attingendo al medesimo repertorio di opere e di oggetti? Dopo l’apertura (alle 18) sarà visitabile fino al 3 aprile: sempre a ingresso libero, mercoledì e venerdì 10-13, giovedì 16-23, sabato e domenica 10-12 e 15-19.