Arte, Van Dyck a Monza: «Esperienza intima, unica e intensa»

«Una esperienza intima, unica e intensa», dice il direttore del Consorzio Villa reale e Parco, Piero Addis, dell’opera “Il Corpo di Cristo” di Anton Van Dyck in mostra alla cappella della Reggia di Monza fino al 20 maggio.
MONZA Mostra opera Anton Van Dyck
MONZA Mostra opera Anton Van Dyck Fabrizio Radaelli

Certo bisogna guardare le mani contratte ma non del tutto, che sulla destra lasciano aperte tre dita: la Trinità, forse, i tre giorni che gli avanzeranno dalla resurrezione molto probabilmente. Oppure andare a caccia dei dettagli luminosi nel drappeggio del perizoma bianco attorno alla vita, il lampo che sembra fissare tutto sulla tela, nell’istante in cui il mondo è piombato nel buio, raccontano i Vangeli.

Eccolo il Cristo in croce di Van Dyck, l’opera conservata al Museo di Capodimonte che per un paio di mesi sarà ospitato dalla Reggia di Monza nella Cappella reale, perpetuando una tradizione (o quella che potrebbe essere tale) iniziata tre anni fa con la prima di due mostre con opere di Caravaggio di cui il Cittadino è stato complice. Lo è anche questa volta, il settimanale storico di Monza e Brianza, come media partner di una mostra alla Villa reale che offre al pubblico un capolavoro del Seicento firmato da Antoon Van Dyck, il fiammingo di larghe frequentazioni italiane che proprio sotto le Alpi ha assorbito la lezione di Caravaggio e soprattutto di Tiziano Vecellio per costruire una tavolozza che colpisce diritto al cuore e costruendo un vocabolario figurativo che racconta molto di più di quanto no si veda a un primo sguardo.

Lo ha ricordato Piero Addis nei giorni scorsi presentando la mostra realizzata in collaborazione con il museo di Capodimonte che porta in città il capolavoro di Van Dyck, il Cristo in croce realizzato in Italia dopo il suo arrivo nel 1621.

«Bisogna guardare e riguardare l’opera – ha suggerito il direttore del Consorzio Villa reale e parco di Monza – per scoprire i dettagli: è un tela che non smette di raccontare». E racconta le dita, ricorda Addis, il drappeggio, il lampo, ma anche la contemporaneità della raffigurazione che mette Cristo solo e in solitudine al centro della scena, la testa rovesciata nel momento in cui parla con il Padre, così come quei chiodi che sembrano uscire dal fondo e il sangue che cola lungo il corpo in un’iconografia che è molto meno scontata di quanto si creda.

Non è solo, il Cristo di Van Dyck, ma affiancato nella Cappella reale da una serie di sette incisioni e disegni che contribuiscono a rappresentare il quadro storico e il retaggio artistico in cui l’opera si inserisce: Dürer, Bolswert, Rubens, Corenzio che affiancano il fiammingo per descrivere in una volta l’epoca e il suo immaginario. Disposte, all’interno della sensazionale Cappella della reggia, in corrispondenza delle tele che raccontano a loro volta il Calvario e la Crocefissione.

«Un nuovo passo della collaborazione con il Museo di Capodimonte – ha osservato il sindaco Dario Allevi, che nel suo ruolo è anche presidente del Consorzio Villa reale – e un altro capitolo delle collaborazioni con musei e regge nazionali e internazionali con cui realizzeremo nuovi progetti da oggi in avanti».

«Siamo onorati di consolidare il legame con il Museo e Real Bosco di Capodimonte con il prestito di queste importanti opere – ha ribadito Piero Addis, direttore generale della reggia, alla presentazione – Si avvia un’intensa collaborazione, un asse culturale, che permetterà di realizzare numerosi progetti di valorizzazione delle collezione delle due realtà: in occasione delle celebrazioni pasquali è nostra interesse regalare ai visitatori un’esperienza intima unica e intensa».