Arcore, chi era l’allenatore ebreo Buffa racconta Arpad Weisz

Nel 1944 Arpad Weisz è morto ad Auschwitz, era un allenatore di calcio. È la sua storia quella che venerdì sera ad Arcore verrà raccontata da una voce speciale. Alle 21, alle Scuderie di Villa Borromeo, l’appuntamento è con Federico Buffa.
Federico Buffa racconta Arpad Weisz: l’appuntamento con l’avvocato-giornalista è ad Arcore il 31 gennaio
Federico Buffa racconta Arpad Weisz: l’appuntamento con l’avvocato-giornalista è ad Arcore il 31 gennaio

“Arpad Weisz è un allenatore, un allenatore di calcio. L’allenatore dello squadrone che tremare il mondo fa”. Quello squadrone era il Bologna degli anni ’30. Nel 1944 Arpad Weisz è morto ad Auschwitz. È la sua storia quella che venerdì 31 gennaio ad Arcore verrà raccontata da una voce speciale. Alle 21, alle Scuderie di Villa Borromeo, l’appuntamento è con Federico Buffa. L’avvocato-giornalista (o giornalista-avvocato) porta in Brianza la “Storia di un allenatore ebreo” nel calendario delle iniziative organizzate per celebrare il Giorno della memoria dalla sezione locale dell’Anpi, Comune e biblioteca. Col patrocinio del Bologna F.C.

Buffa è uno dei personaggi più amati dagli appassionati di Nba, grazie alle telecronache del basket americano con Flavio Tranquillo. E ai suoi racconti di sport. La storia di Weisz era già stata una trasmissione per Sky Sport, in occasione del Giorno della memoria del 2013, dopo essere tornata alla luce nel libro di Matteo Marani “Dallo scudetto ad Auschwitz, vita e morte di Arpad Weisz” del 2007.

Uno di quei giornalisti, direttore del Guerin sportivo, che “cerca una storia da raccontare e la fa crescere con la passione”, aveva detto l’avvocato in tv. E con la ricerca.

La forza di Buffa in questo caso è aggiungerci la passione della narrazione.

Così la vita di Weisz si lega a doppio filo con la storia dell’Europa della prima metà del ‘900. Insomma, si parla di calcio e di squadre (Ambrosiana Inter con Peppino Meazza oltre al Bologna), scudetti (tre) e coppe (il torneo internazionale dell’Expo universale di Parigi). Ma anche dei destini di una famiglia, di storia e di guerra, di leggi razziali e antisemitismo. Di viaggio come quello che dall’Italia condusse la famiglia Weisz a Parigi e poi in Olanda (“Ma perché non in Sudamerica? Perché lui è nato per allenare il calcio”). Il Dordrecht sarà l’ultima squadra, prima del trasferimento nel ’42 nel campo di lavoro di Westerbork e poi il nuovo viaggio ad Auschwitz.

La serata potrà contare poi sul contributo di Raffaele Mantegazza, docente alla Bicocca, che parlerà di “Una squadra di negri, una curva di ebrei” ovvero del fenomeno dei razzisti allo stadio. Prevista la partecipazione dei giovani della Consulta giovanile di Arcore. L’ingresso è libero.