Il Premio Lissone è storia dell’arte italiana del secondo Novecento

Le mostre del Premio Lissone 2020-21 sono storia dell’arte italiana del secondo Novecento: parola di Carlo Franza.
Giuditta Branconi
Giuditta Branconi

La mostra del Premio Lissone 2020/21 “Breve storia di una nuova prospettiva in pittura” a cura di Alberto Zanchetta si tiene al MAC che sta per Museo d’Arte Contemporanea di Lissone. Lissone in Brianza, quarantaseimila abitanti, terra di industrie del legno e di mobili, di arredi e di design, è vicina e lontana da Milano.

Qui alla fine della seconda Guerra Mondiale nel 1946 nacque il Premio Lissone dedicato all’arte, che dopo un inizio localistico e provinciale, ebbe modo di assurgere a livello nazionale attirando nomi come Emilio Vedova, Piero Dorazio, Renato Birolli, Mario Schifano e Karel Appel. Nel 2000 l’Amministrazione Comunale di Lissone, inaugurando il Museo d’arte contemporanea denominato “Civica Galleria d’Arte Contemporanea” fino al riconoscimento ufficiale dello status di “museo” da parte della Regione Lombardia (2003) ha finalmente radunato in una sede appropriata le importanti opere di sua proprietà acquisite nel corso degli anni in cui la città fu luogo significativo a livello internazionale per la documentazione della ricerca artistica europea.

Il Premio Lissone è storia dell’arte italiana del secondo Novecento
David Bowes

E se lo scorso anno, causa pandemia, l’appuntamento è saltato, ecco che l’edizione 2020/21 del Premio Lissone al via con questa visitabile fino al 3 ottobre 2021 espone quaranta opere di cui quindici artisti selezionati quest’anno e venticinque delle quattro edizioni precedenti conservate ndella Collezione Museale, ovvero ben dieci anni di Premio Lissone in mostra, diverse e quotate generazioni, dalla pittura analitica del decano Sandro De Alexandris al monocromo “azzurro Cialis” di Stefan Milosavljevic. Quindici artisti selezionati – anche se di solito sono il doppio – e la riduzione del numero ha così permesso per la prima volta di premiare tutti i partecipanti. Una formula, questa, rinnovata in base alla quale, a differenza delle edizioni precedenti, verranno conferiti dei premi-acquisto a tutti gli artisti selezionati, sostenendo così la comunità artistica a fronte dell’emergenza pandemica che ha messo in grande difficoltà anche il settore dell’arte visiva.

È così che tutte le opere in mostra avranno pertanto il privilegio di entrare a far parte delle collezioni permanenti del Mac, per un valore complessivo che si stima superiore ai 120 mila euro. Un’edizione prestigiosa, per due motivi, il primo per l’eccezione alla regola ora operata e poi, aggiungerei, senza mezzi termini per l’eccellenza degli invitati. In base a una scelta intergenerazionale, gli inviti e i premi di quest’anno sono stati conferiti a David Bowes (Boston – USA, 1957), Luigi Carboni (Pesaro, 1957), Jacopo Casadei (Cesena, 1982), Massimo Kaufmann (Milano, 1963), Francesco Lauretta (Ispica, 1964), Federico Lissoni (Sesto San Giovanni, 1980), Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991), Piero Mega (Tortona, 1961), Simone Pellegrini (Ancona, 1972), Massimo Pulini (Cesena, 1958), Patrick Tabarelli (Villafranca di Verona, 1979). A questi si aggiungono Sandro De Alexandris (Torino, 1939), al quale è stato assegnato il Premio alla Carriera, e i tre artisti più giovani, Stefan Milosavljević (Smederevo – Serbia, 1992), Silvia Capuzzo (Merano, 1996) e Giuditta Branconi (Sant’Omero, 1998) cui sono stati destinati i Premi in ricordo di Guido Le Noci, Gino Meloni e Francesco Santambrogio. 

Il Premio Lissone è storia dell’arte italiana del secondo Novecento
David Bowes

Beh, che dire, l’eccellenza è qui di casa, basti pensare all’opera di Sandro De Alexandris in mostra con “Il velo dell’aria”(2017) un olio con pennellate leggere come velature; o il serbo ventinovenne Stefan Milosavlljevic con la sua pittura psichedelica e in specie il “Sparrow blu”(2020) che vede mescolata nella tempera pastiglie di stupefacenti e medicinali per la disfunzione erettile maschile. Di non minore interesse altre opere, come il dittico “Pneuma Interno” e “Interno Rotto”(2020) di Massimo Pulini in cui i dipinti in bianco e nero a olio sono su radiografie mediche; o la tela surreale “Decisa, secca, tetra (noblesse oblige)” (2020) di Giuditta Branconi la più giovane tra gli artizsti partecipanti perché ha appena ventitrè anni.

E mi soffermo ancora su “Senza Titolo”(2015) di Luigi Carboni; su quel magico “Giallo”( 2016) di David Bowes, americano della generazione del post-moderno degli anni Ottanta; o “v3cf” (2018) di Patrick Tabarelli visual artist. Dice Alberto Zanchetta che è il curatore della mostra in questione: “il patrimonio artistico del Premio Lissone è un patrimonio di conoscenze, andrebbe cioè ascritto alla categoria della ragione e non solo a quello dell’estetica; l’augurio, quindi, è che questa eredità possa essere presa d’esempio anche nel prossimo futuro”.

In tal senso viaggia l’edizione corrente che lega il presente al passato, e ciò che è stato ideato tenta di ripristinare un legame e una continuità con lo storico Premio Lissone, perché espone, oltre alle opere dei selezionati di quest’anno, quelle che sono entrate nelle raccolte del MAC durante le quattro edizioni precedenti: 2012 – Paola Angelini, Mattia Barbieri, NERO/Alessandro Neretti, Elsa Salonen; 2014 – Marco Bongiorni, Alessandro Gioiello, Davide Mancini Zanchi, Angelo Sarleti; 2016 – Alberto Biasi, Mario Davico, Winfred Gaul, Erik Saglia, Nicola Samorì, Antonio Scaccabarozzi, Sophie Ko, Grazia Varisco;  2018 –  Gabriele Di Matteo, Francesca Ferreri, Jiří Kolář, Sali Muller, Laura Renna, Silvia Vendramel. E si nota proprio che tra le opere delle precedenti edizioni qui esposte, spiccano i cinque dipinti di Gabriele Di Matteo “China Made in Italy” che mostrano la iproduzione di quadri molto colorati di artisti cinesi, riconvertiti in bianco-nero; o anche Nicola Samorì con “Radice del nero” ; e ancora l’Antonio Scaccabarozzi -brianzolo doc- artista di chiara fama.

Il Premio Lissone è storia dell’arte italiana del secondo Novecento
David Bowes

Sottolineo che questo Premio Lissone è storia dell’Arte Italiana del Secondo Novecento, non è poco, anzi è molto per il focus storico, perché negli anni tra il 1946 e il 1967, quando si tenne nella città brianzola il Premio Lissone, l’iniziativa che coinvolse assieme agli artisti emergenti, i critici e gli storici più qualificati d’Europa, e permise di riconoscere e dare evidenza con i suoi premi ad artisti che negli anni immediatamente successivi avrebbero trovato riscontri ancora più alti nella rassegna più prestigiosa del mondo, la Biennale Internazionale di Venezia, ebbene quel Premio innestato in una realtà lombarda e brianzola ha trovato innesto anche in realtà internazionali. Ma avrò modo di ritornarvi sopra in altri scritti, nei mesi a seguire. Le opere acquisite in quegli anni del dopoguerra e del boom economico costituiscono ora una prestigiosa collezione che può vantare le “firme” di Adami, Appel, Birolli, Bellegarde, Bertrand, Boyle, Bruning, Buri, Damian, De Gregorio, Dufrêne, Crozier, Dorazio, Faesi, Feito, Francese, Guinovart, Hugues, Klasen, Marfaing, Moreni, Morlotti, Murtic, Nikos, Perilli, Pisani, Reggiani, Romiti, Ruggeri, Scanavino, Schifano, Schneider, Soffiantino, Tapies, Vedova, Verhoog, Werner.

Il Premio Lissone è storia dell’arte italiana del secondo Novecento
David Bowes

L’esperienza di quel Premio Lissone si concluse nel 1967 con l’edizione vinta da Valerio Adami, ma quel fervore organizzativo e gli stimoli culturali dell’evento rimasero vivi. Nel 1999 si riannodò un filo con un Premio di pittura Città di Lissone, che nei due anni successivi divenne Premio d’Arte Città di Lissone. Furono queste le premesse per una ripresa definitiva del Premio Lissone. Al 2002 risale la data ufficiale di ripresa definitiva del Premio Lissone, che all’inizio ha avuto una cadenza annuale e che, a partire dal 2006, si alterna con il Premio Lissone Design, rivolto ai giovani creativi nel campo del design, e nella sua prima edizione vide una partecipazione ampia, che raccolse ben 238 progetti provenienti da 23 nazioni.

Carlo Franza

***

Il Premio Lissone è storia dell’arte italiana del secondo Novecento
David Bowes

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza- Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.