Arturo Vermi e la Parete “Achrome”: una mostra dell’artista brianzolo sulla parete di Manzoni

Un documento ritrovato racconta la partecipazione di Arturo Vermi alla celebre “Parete” nello studio di Piero Manzoni a Milano.
Il baritono Giuseppe Zecchillo  davanti alla parete
Il baritono Giuseppe Zecchillo davanti alla parete

Arturo Vermi e la Parete “Achrome”. Una mostra dell’artista brianzolo sulla parete dell’Ex Studio di Piero Manzoni a Milano.

L’“isola ciottolosa”, così la descrive Luciano Bianciardi ne “La vita Agra”, il cuore pulsante del quartiere di Brera. Via Fiori Chiari di fronte all’Accademia di Brera e alla biblioteca nazionale. Qui si cammina in strade strette, le stesse che, nel pieno dell’atmosfera bohémienne degli anni ’60, percorsero pittori, scultori, musicisti e artisti di ogni genere. Su quel ciottolato risuonano ancora i passi di Arturo Vermi e Piero Manzoni, artisti di chiara fama e amici del bere, visto che a sera e notte facevano il giro di bar e trattorie. È qui, a due passi dall’Accademia di belle arti di Brera e dalla chiesa di San Carpoforo, che si trova l’ex studio di Piero Manzoni in vVia Fiori Chiari 16, nascosto dietro un portone ad arco, in un antico cortile. Un luogo le cui pareti sono impregnate di storie di balli, di incontri di lavoro e note di un pianoforte, l’operare notturno di un artista, il rumore del pennello sulla carta, le idee, le novità, le risate, la vita e anche la morte di Piero Manzoni, dove il corpo fu trovato nell’interno sulla destra della porta, su un pavimento battuto freddo e umido.

Lo studio era anticamente la scuderia del Palazzo dei Conti Panza di Biumo, proprietari all’arrivo di Piero Manzoni, dove l’artista ha avuto l’intuizione di trovare uno spazio  per sviluppare le sue ricerche artistiche, un luogo che ha ospitato diverse culture e ceti sociali e dove egli morì nella notte fredda del 6 febbraio 1963 a soli 29 anni.

Arturo Vermi e la Parete “Achrome”: una mostra dell’artista brianzolo sulla parete di Manzoni
I documenti ritrovati

Nell’autunno del 1963 un gruppo di artisti di Brera vennero invitati ad organizzare un’esposizione in memoria del loro amico Piero. Lasciando come segno di affetto una serie di dipinti sulle vetrate dello studio che tutt’oggi possiamo ammirare ritrovandoli là dove sono stati creati. Tra questi Arturo Vermi, Guenzi, Agostino Bonalumi, Lino Tiné, D’Orlando, Verga e Boldrini, Enrico Bay e Fiorillo. E ancora le vetrate di Stefano Pizzi, Gaetano Grillo, Marisa Settembrini e Nicola Salvatore. Di particolare rilievo il dono di Lucio Fontana, molto stimato da Piero Manzoni, che omaggerà la memoria dell’artista con uno dei suoi “Tagli” ( oggi visibile in una fotografia in basso alle spalle di Giuseppe Zecchillo mentre, durante una cena in Studio, accennava una romanza).

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Conviene subito dare notizia che quella parete bianca, l’intera parete di destra entrando nell’Ex Studio di Piero Manzoni a Milano, altro non è che un “Achrome” dell’artista milanese che costruì e mise in piedi grazie anche all’aiuto di Arturo Vermi. Sarà bene sapere che quella è la più grande opera di Piero Manzoni. Notizia che fino ad oggi pochissimi conoscevano, se non il Baritono della Scala Giuseppe Zecchillo amico di Arturo Vermi, il quale rilasciò questa attestazione su fotografia: “Io sottoscritto dichiaro di aver assistito Piero Manzoni alla realizzazione di questa parete (opera metri 8 x 3,60). Firmato Arturo Vermi – 19 /7/1978”.

Ora in ricordo di quel sodalizio Piero Manzoni – Arturo Vermi, ancora tutto da studiare e conoscere come anche le mostre che li videro insieme, (basti pensare – come da notizia apparsa sul Corriere Lombardo il 6 gennaio del 1962- a “Ventitrè pittori espongono a beneficio dei trovatelli”, mostra presso il Caffè Gabriele in Brera -come si chiamava allora-); è proprio in virtù di tutto ciò che è nata l’idea della mostra ospitata nello Storico Studio Manzoni di Milano che propone fino ai primi di novembre 2021 la ricerca di Arturo Vermi, uno dei grandi protagonisti di una delle stagioni più dinamiche e importanti dell’arte italiana del Novecento. È realizzata in collaborazione con l’Associazione Arturo Vermi, il Comitato Scientifico dell’ Archivio Arturo Vermi e con la vedova dell’artista Anna Rizzo Vermi, e vede l’esposizione di opere importanti provenienti sia dalla famiglia che da significativi collezionisti.

Arturo Vermi e la Parete “Achrome”: una mostra dell’artista brianzolo sulla parete di Manzoni
I documenti ritrovati

Ho tra le mani il libro “Caro Arturo” (edito da Fondazione Berardelli, Brescia) che Anna Rizzo Vermi, compagna dell’artista Arturo Vermi mi ha fatto pervenire. Libro presentato alla Leogalleries di Monza in occasione della mostra “Lo Spazio e il Tempo – La ricerca di Arturo Vermi dal Cenobio alla Felicità”, presso la Galleria Civica di Monza e nell’ambito della rassegna “La Bellezza Resta”. “Caro Arturo” dedicato all’artista Arturo Vermi (Bergamo 1928-Paderno d’Adda 1988), è una raccolta di lettere e scritti sull’artista di Anna Rizzo Vermi, vedova dell’artista, un testo anomalo ma prezioso nel senso che è un po’ biografia e un po’ profilo artistico; io aggiungo, un libro che fa luce su questo grande artista del Novecento, che è stato capace, perchè in sodalizio con “Il Gruppo del Cenobio” – nome che avevano assunto dalla galleria milanese il Cenobio che fu di Cesare Nova e Rina Majoli-  essendone tra i fondatori insieme ad altri, fondato a Milano nel 1962 dagli artisti Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi e dal poeta Alberto Lùcia; a segnare momenti fulgidi vissuti in Brera al Giamaica e a vivacizzare il mondo dell’arte con la “poetica del segno”.

Devo aggiungere che molto, moltissimo, di Vermi ho saputo anche dagli amici come Giancarlo Bulli suo medico personale oltrechè artista di chiara fama e da Giuseppe Zecchillo suo amato collezionista. Anna Rizzo Vermi ha voluto così scrivere una lunga lettera d’amore al suo Arturo, grande uomo e grande artista, per ricostruire e scoprire l’artista e l’uomo attraverso le lettere che i contemporanei hanno voluto scrivere. Infatti la prima parte è composta dal lungo colloquio di Anna Rizzo Vermi al suo Arturo, la seconda parte vive con le testimonianze di amici, di artisti, di galleristi (penso all’amico Gianfranco Bellora dello storico Studio Bellora in via Borgonuovo), di collezionisti.

I segni, il racconto, le presenze, capitoli storici del suo percorso oggi ritrovati esposti sulla Parete Manzoni cui pure a suo tempo l’artista brianzolo collaborò nella costruzione insieme all’amico Manzoni, fanno storia, attuale, attualissima, per un artista che a mio avviso dovrebbe primeggiare fra i primi dieci dell’arte italiana del Novecento. E d’altronde parla la sua sintesi poetica, parla la sua intelligenza illuminata, parla la sua coerenza di pensiero, parla la sua visione dell’arte, la sua filosofia e la sua estetica. Arturo Vermi va ricordato per il suo linguaggio minimale, per il suo alfabeto lineare e cadenzato, artefice anch’egli di quel movimento dello spazialismo scandito dai segni e dai gesti, come la lingua di Fontana. Arturo Vermi argomentò l’Annologio, era interessato più che dello spazio come Fontana, soprattutto del tempo, della sua scansione, dei suoi marcatori, e ancor di più del tempo infinito, inesorabile, del suo essere sempre uguale a se stesso.

Arturo Vermi e la Parete “Achrome”: una mostra dell’artista brianzolo sulla parete di Manzoni
I documenti ritrovati

Ecco, per tutto ciò, per quello che è stato e per ciò che dovrà ancora essere fatto per Arturo Vermi, anche questo libro di Anna Rizzo Vermi è un punto di riferimento importante per noi storici che, ad iniziare da me, dobbiamo ancor più studiare e incorniciare come dato essenziale quel capitolo del segno e del gesto, cui Arturo Vermi si apparentò, anzi meglio generò come uno degli alberi più significativi dell’estetica del Novecento.

Carlo Franza

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Arturo Vermi e la Parete “Achrome”: una mostra dell’artista brianzolo sulla parete di Manzoni
I documenti ritrovati

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.