Varedo, a Berlino in bicicletta per vedere la sua Juventus contro il Barcellona

Sabato 6 giugno è il giorno. Gli juventini lo sanno: alle 20.45 a Berlino si gioca la finale di Champions league tra Juventus e Barcellona. E c’è Ruggiero Torraco di Varedo che ha pedalato per 1.233 km per essere presente.
Ruggiero Torraco juventino  di Varedo, a Berlino in bicicletta per la finale di Champions League
Ruggiero Torraco juventino di Varedo, a Berlino in bicicletta per la finale di Champions League Pier Mastantuono

Sabato 6 giugno è il giorno. Gli juventini lo sanno: alle 20.45 a Berlino si gioca la finale di Champions league tra Juventus e Barcellona. L’elenco dei locali che propongono la partita su maxischermo è lungo, si aggiungono le feste all’aperto e gli Juventus club di tutta la Brianza.

E poi c’è chi ha deciso di andare a vederla dal vivo. Da via Veneto di Varedo a Berlino partendo dallo Juventus Stadium. Da Torino alla città tedesca sono esattamente 1.233 chilometri, e sono stati coperti in bicicletta da Ruggiero Torraco, il varedese residente in una palazzina al di là del passaggio a livello con la sua compagna. Per scommessa o, come dice lui, “per fare un voto”, ha deciso di raggiungere la Germania pedalando.

La comunità bianconera di Varedo gravita da sempre attorno al Bar Nunin della piazza, poi c’è lui che giovedì pomeriggio, raggiunto telefonicamente quando ormai era in dirittura d’arrivo, dalle parti di Rhau, diceva: «Vinciamo sicuramente. Il mio pronostico è 2-0 con un gol nel primo e uno nel secondo tempo, entrambi di Morata. Oggi è stata un’altra giornata difficile, ho bucato e ho dovuto fermarmi. Qui tra l’altro è tutto chiuso per una festa e meno male che ho trovato questi due italiani, Lucia e Toni Gerbi che hanno un ristorante. Li devo ringraziare. Ringrazio anche il mio amico Alberto Mariani di Giussano, detto “The Jackal” perché sta sempre a ruota e poi parte e ti lascia lì».

La dedica è speciale, visto che proprio l’amico Alberto è stato compagno dei primi e ultimi allenamenti fatti dopo 4 mesi di inattività, prima di partire per la grande impresa. Ma una dedica se possibile ancora più importante è per un altro amico e per il figlio: «Questa impresa è per Vincenzo Prudente, il mio migliore amico che mi ha tirato su nel momento più nero della mia vita. E ovviamente per il mio piccolo Matteo».