Mi ritorni in mente: la Pro Lissone del ’55 e il primo titolo a squadre

La vocazione internazionale di una città e il palcoscenico sportivo che si arricchisce di un gruppo per la volontà di un gruppo di giovani. Che con la ginnastica danno nuovi orizzonti ai ragazzi. Lo racconta Mario Bonati.
Mi ritorni in mente
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Successore del cavalier Amedeo Meroni, il sindaco Luigi Varenna amministra Lissone con nerbo direttamente proporzionale al cambiamento in atto: metabolizzata l’unione con Cascina Aliprandi (1869), il paese – chiuso per sempre il regno secolare dei paesan – sta assumendo il ruolo di primo centro mobiliero della Brianza e della Lombardia. I lissonesi scoprono le delizie di lavorare il legno sfruttando al meglio l’attitudine a creare capolavori in serie. Le botteghe artigiane sfornano autentiche meraviglie, poi dirottate alle tantissime esposizioni a tema fungate in città. La “Ferdinando Paleari e Figli” e la “Meroni & Fossati” sono i leader riconosciuti di questa trasformazione epocale. La stazione ferroviaria (1882) assicura collegamenti essenziali per Milano e per il Nord Europa: la qualità eccelsa della produzione mobiliera assicura sbocchi impensati, aprendo i floridi mercati d’oltralpe. Ristrutturato e ampliato di suo, l’ex palazzo Magatti diventa il nuovo palazzo comunale (1910); l’anno dopo, arrivano pure l’acqua potabile e la Tranvia Elettrica Briantea. Resistono le Opere di carità per garantire un’esistenza almeno decente ai tanti poveri che affollano le case di ringhiera e le cascine eccentriche al borgo.


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Padre Mosè Pozzi, chiusa la lunghissima parentesi missionaria, dona al prevosto don Carlo Colnaghi un lingotto d’oro – valore stimato 100 lire – per erigere la Prepositurale (1895). Don Carlo accetta il regalo con slancio pari alla difficoltà dell’impresa. Subito eliminato il faraonico progetto neo-gotico – che sfiorerebbe, tra l’altro, il milione di lire – il parroco si rivolge ai parrocchiani perorando la causa: “Una imperiosa necessità, ammessa da tutti, che conoscono l’industre borgata di Lissone, è quella di una Nuova Chiesa che meglio risponda ai bisogni di una popolazione quadruplicata nel corso di meno che un secolo”. Le offerte “finora raccolte, stante la forte spesa richiestavi, sono ben lontane dal rispondere al fabbisogno dell’opera”. La mozione degli affetti termina con una richiesta ben precisa: contribuite con le preghiere e – soprattutto – con i soldi. Nel ‘903, la raccolta fondi arriva a 60mila lire: una miseria. Don Colnaghi è un uomo che crede nei miracoli: tanto che incarica lo Studio tecnico degli architetti Bellini e Pirola di realizzare il progetto definitivo.

Sempre nello stesso anno, il monzese don Pietro Bosisio, direttore del Cittadino e fondatore della Tipografica Sociale, crea dal nulla la Lega Cattolica del lavoro: abbandonati i panni francamente frusti dell’Unione Popolare, il sindacalismo giallo brianzolo si oppone agli sfondoni dei socialisti e degli anticlericali con gli inoppugnabili argomenti della ragione corretta dalla fede. Terra di paolotti, Lissone asseconda lo sforzo di don Bosisio con la tenace convinzione di essere nel giusto: ul Signor l’è andaa in ciel, ma i rimedi i ha lassaa in terra. Dal ‘901 – intanto – una nuova società arricchisce la poverissima offerta sportiva del paese: la Pro Lissone. “Ricordando le condizioni di quegli anni assai lontani del nostro paese, ci appare davvero straordinario il fatto che un gruppo di giovani di buona volontà abbia saputo e voluto raccogliersi in armonia ed unità di intenti per l’educazione fisica”, commenterà un anonimo corrispondente del Cittadino celebrando – negli primi anni Sessanta – il sessantesimo di fondazione della “Pro”. Per superare di slancio la Forti e Liberi, che si era esibita in trasferta a Lissone suscitando sensazionale impressione, la meglio gioventù del paese decide di fondare una nuova società di ginnastica che abbia a valorizzare al massimo l’orgoglio del paìs.

Nominato all’unanimità presidente, Davide Pessina ha la faccia tosta di bussare alla scuola elementare di via Aliprandi e chiedere una palestra (!) per praticare gli esercizi di prammatica: manubrio, cavallo, sbarra e corpo libero. Il direttore trasecola e resta di stucco: poi concede un magazzino defilato per liberarsi una volta per tutte dell’intruso. Il 10 febbraio, il consiglio federale affilia la nuova società alla Fgi: “Il Consiglio ammette al fascio federale la società ginnastica “Pro Lissone” di Lissone”, recita asettico il bollettino ufficiale. L’entusiasmo suscitato mette in secondo piano il solito, annoso problema: la mancanza di una vera palestra per allenarsi. Impietositosi fino alle lagrime per il destino gramo dei ginnasti biancoblu, il dottor Carlo Arosio dona di dirigenti della “Pro” un appezzamento di oltre 3mila metri quadrati in via Dante: pensassero loro a costruire una sala attrezzata degna di rivaleggiare con i più blasonati club d’Italia. Un anno dopo, nel ‘904, la nuova palestra è realtà: per celebrare l’evento, la Pro Lissone organizza un “gran convegno di ginnastica con gare artistiche; atletiche speciali; tiro alla quaglia con 500 lire di premi; concerto vocale e strumentale; festa popolare”.

L’esercizio fisico è appannaggio dei soli uomini: le donne pensassero solo a lavorare e figliare e – per favore – non fiatassero. Per spezzare il sortilegio bisognerà attendere 54 anni di incontrastato regno di muscoli e di virilità: il direttivo della “Pro” vara, per la stagione ‘955-’56, la prima formazione femminile in biancoblu. È una rivoluzione epocale che scompaginerà e cambierà del tutto il placido tran-tran dell’orticello maschile. Più sveglie e smaniose del preteso sesso forte, le ragazze lissonesi saranno capaci di superare i rivali in famiglia e ottenere la leadership assoluta conquistando titoli italiani in serie. Premiati a Bologna con la corona di quercia (1901), i ginnastici della Pro Lissone crescono in ragione della diffusione della disciplina, tanto che – nelle Olimpiadi del ‘948 di Londra – la Nazionale italiana annovera delle sue fila il più forte ginnasta di tutti i tempi della “Pro”: Ettore Perego. Nato a Monza l’11 aprile del ‘913, Perego cresce al Carrobiolo con il fratello maggiore Giuseppe: imparati a governare gli attrezzi di ginnastica in oratorio, Ettore viene scoperto dalla Forti e Liberi. Vinti a Roma la prima Coppa Morgagni nel ‘932 e il campionato juniores del ‘937, Perego tradisce il sodalizio bianconero e – anatema – si trasferisce alla Pro Lissone.

Convocato per le Olimpiadi di Londra e allenato in azzurro da Franco Tognini, Ettore si piazza al quinto posto nella competizione a squadre (è riserva) e dodicesimo nel cavallo con maniglie. Il risultato complessivo men che modesto di Perego grida vendetta al cielo. Poi, la verità taciuta fa zittire recriminazioni e rimpianti: durante il buen retiro per i Giochi ‘948, fatto a… Monza, il buon Ettore – terminata la faticosa seduta di allenamento – ritorna a casa per consolare la mogliettina. Spompato e esaurito dal surmenage coniugale, Perego toppa la prestazione e si dispera, ma in silenzio. Smessa la divisa di ginnastica, l’ex olimpionico allena con durezza e caparbietà i meglio fichi della Pro Lissone. Insegnante mai contento, Ettore plasma una formazione di tosta e risoluta per affrontare le sfide prossime venture. Per il ‘955, la “Pro” è in seconda fila per i campionati italiani assoluti, che si terranno a Pisa domenica 19 giugno. In pole ci sono l’Etruria Prato, la gloriosa Pro Patria Milano e – soprattutto – la Salus Seregno, che sta terminando la spossante trasferta in terra algerina. Approfittando delle fotte del regolamento, i seregnesi disertano l’ultima prova di avvicinamento effettuata il 5 giugno a Varese: gareggiando ad Orano – questa la scappatoia – la Salus dovrebbe essere esentata da presentare in gara le “produzioni libere prescelte” per la trasferta toscana.

Arrivati a Pisa, gli atleti seregnesi si contrano con l’amara realtà. La Federazione è irremovibile: da qui la scontata squalifica mentre i ginnasti della Salus “stanno apprestandosi a gareggiare per gli esercizi alle parallele”: pure il reclamo d’urgenza presentato da Cioditt Tognini viene rigettato in toto. Dopo una gara serrata e al cardiopalma, il titolo italiano viene aggiudicato alla Pro Lissone. “Una impresa storica negli annali di Lissone: la vecchia gloriosa Pro Lissone, costituitasi nel 1901 come Società per l’educazione fisica e morale, ha vinto domenica 19 giugno a Pisa il primo Campionato italiano di ginnastica artistica maschile a squadre. I suoi giovani ginnasti per una intera annata possono fregiarsi del distintivo e della maglia tricolore, ovunque in ogni lembo d’Italia gareggeranno” celebra l’anonimo cronista del Cittadino Sport. “E’ stata una impresa che altamente li onora; un impresa lungamente meditata ed irta di enormi difficoltà, il coronamento della quale è parso un sogno sino all’ultimo istante quando il rappresentante della Federazione Ceccherini i ha proclamati, tra lo scoppiare degli appalusi, campioni nazionale”.

Giulio Arosio, Giovanni Arosio, Franco Ghezzi, Giuseppe Ghezzi, Alfredo Ghezzi, Guglielmo Monti, Erminio Vergani, Giuseppe Sala, Nino Dal Bosco e Remo Marchiaro si sono imposti in virtù della più giovane età complessiva nei confronti della Etruria di Prato, prima a pari merito fino alla scrematura finale. Ettore Perego non sta più nella pelle: il lissonese d’adozione “ha visto premiata la sua abnegazione al servizio della Società che da molti anni si onora di averlo tra le sue fila. Perego ha sempre avuto fiducia nei giovani posti alle sue cure – si esalta l’articolista – Sapeva che col tempo avrebbe prevalso sui campioni della vecchia guardia. E a questo 1° Campionato Nazionale li ha fatti saggiamente partecipare non tanto per ben figurare quanto perché avessero a sicuramente vincere”. “Non lo impensierivano i vari Figone, Bonacina e Vicardi allineati da squadre dal nome altisonante – si commuove il giornalista – Date una occhiata al ruolo delle partecipanti, le migliori di ogni regione, Perego aveva però il blocco più completo, atleti cioè tutti su un stesso livello di valore, mentre le squadre concorrenti vantavano sì vecchie glorie ma anche giovani impreparati”.

Duecento atleti in rappresentanza di 17 Società onorano la gara alla Palestra Ginnastica Pisana, “posta sotto l’alto patronato di Giovanni Gronchi”. La lotta per il titolo tricolore “è stata incerta sino all’ultimo. Pro Lissone, Etruria di Prato e le due milanesi 52° Vigili del Fuoco e Pro Patria sembravano distaccarsi dalle altre. Ammirazione e vivissimi applausi strappavano nei presenti i giovanissimi bianchi della Pro Lissone sempre consigliati, aiutati, incitati dal caposquadra Perego. Ultimati gli esercizi, l’ansia di apprendere il nome della squadra campione aveva preso un poco tutti”. Poi la classifica finale: 1) Pro Lissone, 2) Etruria Prato, 3 ex aequo Pro Patria Milano e 52° Corpo dei vigili del fuoco Milano. Poi, in ordine decrescente, 36° Corpo dei vigili del fuoco Genova, Virtus e Labor Melegnano, Mediolanum Milano, Gruppo sportivo Spes Mestre, Viribus Unitis Saronno, Società Pavese Pavia, Petrarca Arezzo, Fulgor Venezia, Pro Italia La Spezia, Torino e Libertas Ferruccio di Pistoia.

“A Lissone gli sportivi appresero la notizia dell’avvenimento nelle prime ora di lunedì tramite i giornali – chiosa l’estensore dell’articolo di spalla – Nel pomeriggio la notizia fu di pubblico dominio per tutta la cittadina. Lo sportivissimo Giulio Brugola si mise alla testa di un gruppo che fece affiggere manifesti tricolori, inneggianti ai neo-campioni, con invito agli sportivi tutti a riceverli alla stazione”. Il violentissimo acquazzone “abbattutosi mezz’ora prima dell’arrivo, fermò molti in casa: non così i fedelissimi, le autorità con alla testa l’ing. Mario Camnasio, assessore provinciale, il Sindaco dott. Meroni e il Corpo musicale dell’Oratorio. In Comune ebbe luogo il ricevimento ufficiale ed i campioni posavano per la foto di rito attorno al suo presidente cav. Annibale Paleari che li aveva accompagnati in gara, avendo per lui parole di riconoscimento per l’attività che dedica alla sezione ginnastica. L’ing. Camnasio, brindando, inneggiò alla squadra e tra strette di mano e gli inni del Corpo musicale ebbe termine la cerimonia”.

Per celebrare il titolo tricolore e dare lustro alla Settimana Lissone, la “Pro” invita la squadra del Stadtturnverein Luzern, campione svizzero in carica. Domenica 16 ottobre, nella palestra della società biancoblu, i lissonesi devono inchinarsi allo strapotere della corazzata elvetica. “Mai manifestazione ginnica aveva fatto convogliare nella locale palestra tanti appassionati della specialità: più di un migliaio”. “Troppo forti si considerano gli svizzeri nella ginnastica e il loro successo a Lissone o davano per scontato, forti del loro Gunthard, Grunter e Rodel. Questo loro giudizio non venne smentito complessivamente il risultato di squadra assegnò loro un vantaggio di oltre sei punti, ma i giovani della Pro Lissone, che nell’incontro rappresentavano l’Italia, si sono presi sui quotati avversari delle grandi soddisfazioni”. Tanto che Angelo Vicardi – con punti 48 – vince la classifica complessiva individuale precedendo, nell’ordine, Melchior Grunder (47,90), Walter Rondel (47,40), Nino Del Bosco (45,20), Josef Dubach (44,50) e Giulio Arosio (44,20).