Lutto nel mondo del ciclismo, è morto Felice Gimondi: vinse due volte la Coppa Agostoni di Lissone

Una triste notizia per gli italiani in una calda serata all’indomani di Ferragosto. Non può che definirsi così la scomparsa a 76 anni di Felice Gimondi, mentre faceva un bagno nelle acque siciliane di Giardini Naxos.
Felice Fimondi quando correva per la Bianchi
Felice Fimondi quando correva per la Bianchi

Un malore in acqua, mentre si trovava in vacanza a Giardini Naxos, ha causato la morte di Felice Gimondi, uno dei sorrisi più intensi della storia del ciclismo italiano e internazionale. Avrebbe compiuto 77 anni il prossimo 29 settembre. Nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, verrà ricordato sempre per essere stato uno dei pochi (sette in tutto) ad aver vinto tutti e tre i grandi giri: Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta. Nel suo ricco palmares spiccano infatti i tre successi al Giro d’Italia, ottenuti nel ’67, nel ’69 e nel ’76, la vittoria del Tour de France nel 1965 e quella della Vuelta nel 1968. Senza dimenticate il Mondiale vinto a Barcellona nel 1973.

Un campione a 360 grandi, capace nei circa quindici anni vissuti da professionista di imporsi in tutti i modi: in fuga, da grande scalatore, in volata, da sprinter, e anche nelle prove a cronometro. Nelle classiche monumento si è imposto una volta nella Parigi-Roubaix, una volta nella Milano-Sanremo e in due occasioni al Giro di Lombardia.

È stato anche un buon pistard, vincendo sia nel 1972 che nel 1977 la «Sei giorni di Milano”; poi, alla fine della carriera, è stato prima direttore sportivo della Gewiss-Bianchi e quindi presidente del team «Mercatone Uno-Albacom», dove militava Marco Pantani. Indimenticabili restano le immagini proprio di Gimondi e il Pirata insieme lungo gli Champs-Elysees di Parigi nel 1998 dopo il trionfo del romagnolo alla Grande Boucle. Nella memoria di molti restano le sfide con l’eterno rivale Eddy Merckx. Senza il «cannibale» il suo albo d’oro sarebbe di certo più ricco ma tanti appassionati di ciclismo lo ricordano con grande, grandissimo affetto non solo per le vittorie ma per la sua umanità e per il suo sorriso

Il ricordo di Bugno

«È una grave mancanza che lascia stupiti, non ci aspettavamo questa notizia». Lo ha dichiarato all’Italpress l’ex campione del mondo Gianni Bugno. «Ricordo un grande campione che non ha mai fatto parlare o cercato di mostrarsi al pubblico, è sempre stato schivo, è un campione che ha fatto la storia del ciclismo italiano. La rivalità con Merckx? Certamente senza il belga avrebbe vinto di più, ma ha avuto comunque la fortuna di diventare tra i più grandi della storia del ciclismo. Non parlava molto se non con i fatti ed ha sempre espresso le sue opinioni senza clamori» il ricordo di Bugno.

Il legame con la Brianza

«Nel cuore ho Gianni Bugno, anche se era troppo buono. Felice Gimondi era un duro». Questi alcuni dei grandi nomi che Rodolfo Citterio, classe 1930, ha visto nascere e crescere nella veste di vice direttore di gara della coppa Agostoni, ruolo che ha ricoperto per una vita. Una Coppa che Gimondi aveva vinto due volte: nel 1966 davanti all’arcinemico Merkx e Bitossi e nel 1974, davanti a Bitossi e al belga De Vlaeminck. Due anni dopo, nel 1976, a 34 anni, Felice Gimondi ha conquistato il suo terzo Giro con una superba corsa a cronometro da Arcore ad Arcore. E poi in tempi più recenti è stato ospite del Pedale Monzese per ricordare la figura di Giorgio Albani

Il ricordo di Gianni Motta

«Felice aveva qualche mese in più di me, abbiamo passato la nostra gioventù dandoci battaglia in bicicletta, mentre gli altri andavano a ballare noi facevamo sacrifici». Questo il ricordo di Gianni Motta, portacolori della Molteni (Arcore) tra il 1964 e il 1968, in collegamento telefonico con Sky Sport 24. Rivale di mille battaglie, il vincitore del Giro d’Italia nel 1966 non dimentica quegli anni passati a confrontarsi con Gimondi. «Si lottava per tirare acqua al nostro mulino, anche facendoci qualche scherzo come succede in ogni competizione. Ne parlavamo recentemente al Giro d’Italia – ha aggiunto Motta -, ricordavamo quando gli altri ragazzi della nostra età andavano a divertirsi e noi andavamo a rischiare in discesa anche sotto la neve. Ho bellissimi ricordi di Felice, mi dispiace tanto».

Il cordoglio di Regione Lombardia

«Ci lascia un monumento dello sport italiano. Un campionissimo del ciclismo che ha esaltato la mia generazione con imprese uniche. Un atleta che sulla bicicletta esprimeva tutta la caparbietà e la voglia di arrivare dei bergamaschi e più in generale dei lombardi. Che riposi in pace. Mi piace pensare che lassù abbia già incontrato Coppi, Bartali e tutti gli altri campioni che hanno scritto la storia del ciclismo». Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Davide Cassani

«Mi sono innamorato del ciclismo tifando Felice Gimondi, mio padre era un suo tifoso, ho avuto solo lui come idolo, quando ha smesso non ho più tifato per nessuno». Con queste parole il commissario tecnico della Nazionale di ciclismo, Davide Cassani, commenta in collegamento telefonico con Sky Sport 24 la notizia della scomparsa di Felice Gimondi. «Sono del ’61, mio padre mi portò a vedere il Mondiale nel ’68, tifavo per Gimondi, due anni dopo il Giro arrivava a Faenza, chiesi di andare in albergo per vederlo, avevo un grande amore per lui – prosegue Cassani -. Quando vinse il Mondiale, nel 1973, quel giorno si sposava mio zio, dissi ai miei che non sarei andato al matrimonio perché volevo vedere il campionato del Mondo a Barcellona, vederlo vincere fu bellissimo, fu una giornata bellissima. Potete immaginare cosa provo io in questo momento nell’avere avuto questa notizia». Per Cassani non c’è storia, Felice Gimondi è stato il più grande.