Lesmo, il pilota David Fumanelli: «Quel piatto di pasta con Alex Zanardi»

Il ricordo di Alex, nel 2014, quando furono compagni di squadra nella Roal Motorsport. «E’ una persona molto carismatica, capitalizzava attorno a sé l’attenzione di tutto il team con la sua esperienza e i suoi racconti»
David Fumanelli e Alex Zanardi
David Fumanelli e Alex Zanardi Diego Onida

«Ci siamo conosciuti nel 2014 durante i primi test quando siamo stati compagni di squadra nella Roal Motorsport; abbiamo passato l’intera stagione insieme e per me è stata una bella esperienza sia professionale che umana». Così il giovane pilota lesmese David Fumanelli ricorda la sua esperienza con Alex Zanardi, il pilota bolognese vittima a giugno di un incidente con la sua handbike.

Entrambi impegnati nel 2014 nel campionato Blancpain Sprint con due vetture Bmw Z4 GT3 preparate dal team di Padova gestito da Roberto Ravaglia, Fumanelli ricorda così quell’anno: «Alex correva da solo mentre io dividevo l’abitacolo della mia vettura con Stefano Colombo. Per me è stato un onore essere al suo fianco nel box. Oltre alle capacità di pilota nelle sue condizioni, mi ha stupito sia per la sua competitività sia per la velocità in pista».

«È un uomo con la “U” maiuscola, con una forza di volontà e determinazione incredibili, c’era sempre da imparare anche fuori dalla vettura, una persona molto carismatica che capitalizzava attorno a sé l’attenzione di tutto il team con la sua esperienza e i suoi racconti». Fumanelli descrive anche un altro aspetto di Alex: «È una persona molto semplice, siamo diventati amici, abbiamo avuto un ottimo rapporto sia in pista sia al di fuori e di questo sono veramente grato perché è un’opportunità unica».

Di lui ricorda gli insegnamenti umani e professionali e la sua volontà unita alla semplicità nonostante il personaggio diventato nel corso degli anni. Sempre positivo ed energico, pronto ad affrontare una nuova sfida con grande vitalità e ad intervenire personalmente sulla propria vettura, costruendo magari un nuovo componente per i suoi comandi speciali della guida che potesse migliorare i risultati.

«Una persona con una marcia in più, la sua attenzione ai dettagli come pilota, a sentire la vettura e prepararla era davvero impressionante» continua. Alla mente torna anche un gesto al di fuori delle competizioni: «Eravamo a Zolder per una gara: Alex ha invitato me e il mio compagno di squadra a cenare nel suo motorhome preparando personalmente una pasta al pomodoro. Ricordo con piacere quella serata che abbiamo trascorso con lui che raccontava la sua esperienza agonistica in America». L’ultimo contatto con Alex lo scorso anno a Daytona in occasione della 24 ore, ma oggi cosa diresti ad Alex? «Le difficoltà che ha saputo affrontare solo lui le conosce e non avrà certo bisogno consigli da me, ma mi piacerebbe rivederlo per condividere ancora quel piatto di pasta di qualche anno fa…».