La “Settimana monzese”del 1935: l’invenzione di Cattaneo, ricordo ingiallito con la camicia nera

Un salto nel passato nel racconto di Mario Bonati. È il 1933: iI podestà inventa letteralmente la rassegna «nei reali giardini del verde Parco», l’appuntamento diventa fiore all’occhiello delle celebrazioni in onore di San Giovanni Battista, patrono di Monza. Ecco cosa successe nel 1935.
Una rarissima immagine d’epoca del Parco, dove si svolsero parte delle manifestazioni sportive della Settimana monzese
Una rarissima immagine d’epoca del Parco, dove si svolsero parte delle manifestazioni sportive della Settimana monzese

Avvocato di consolidata fama, Ulisse Cattaneo è un fascista sui generis, attento a sfruttare al meglio la grama stagione politica per pensare e realizzare una Monza migliore. I risultati sono inversamente proporzionali all’assunto di partenza. Scompaiono il teatro sociale e la magnifica piazza del mercato per fare posto – rispettivamente – alla casa del fascio, il nuovo municipio e il monumento ai caduti. Gli edifici pur mo’ realizzati grondano bolsa retorica da rasentare la laidezza. Peccare di troppo amore per la piccola patria è un’attenuante, mai un’aggravante, pensano i più. Per avvalorare la tesi, i monzesi applaudono convinti – al netto delle sciagurate decisione prese – spiattellando la realizzazione il palazzo della giustizia, i giardini della Villa reale, la casa del balilla come magnifiche sorti e progressive dell’ingegno poliedrico di Cattaneo medesimo.


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Nonostante le pecche e le impuntature, l’avvocato è una delle pochissime coscienze critiche del regime. Decorato con medaglia d’oro nella Grande guerra, Cattaneo dà del tu ai camerati più in vista, trattando a pari a pari i vertici del partito. Brianzolo ostinato e per questo scomodo, Cattaneo approfitta delle gelosie e i rancori dei sopracciò in camicia nera per ritagliarsi un suo spazio di assoluta indipendenza, tetragono ai pedissequi ordini di servizi del partito. Fulminante la risposta a Mussolini che offriva a Cattaneo la possibilità di essere podestà di Milano: “Oh, per mi, vess podestà di Munscia o Milan l’è istess”. Il Duce abbozza, incassa e maledice in cuor suo tanta prontezza di spirito. Piuttosto che rodersi il fegato per tentare di governare la metropoli – questo è il pensiero di Cattaneo – meglio lavora ad accrescere il prestigio e la reputazione di Monza.

Mosca bianca nella piaggeria imperante dell’epoca, il podestà inventa letteralmente la “Settimana monzese”, fiore all’occhiello delle celebrazioni in onore di San Giovanni Battista, patrono della città. Nel numero d’apertura della Rivista di Monza, edita per la prima volta nel giugno del 1933, Cattaneo si premura di riallacciare la tradizione secolare della Fiera con le magnifiche sorti progressive del fascismo.

«Monza, che alla nobiltà del lavoro accoppia la tradizione di un passato di storia non certo ultimo nei fasti d’Italia, chiama a raccolta per la sua “Settimana”. Rifacendosi e riallacciandosi a quella sua antica Fiera più che secolare, che prende nome da San Giovanni (cui pure è dedicato il suo bel Duomo che custodisce la Corona Ferrea dei Re d’Italia), Monza vuole che quest’anno la tradizione si rinnovi e segno l’inizio di annuali adunanze di popolo, festose e commercialmente utili per Monza e per la sua vasta laboriosa plaga Briantea». Chiaro l’assunto implicito del discorso di Cattaneo: dopo le vicissitudini del recente passato, la città è pronta per decollare sfruttando l’abbrivio di una tradizione più che secolare.

«Dal 22 al 29 Giugno p. v. manifestazioni diverse si svolgeranno in Monza, nelle suggestive frescure dei Reali giardini e del verde Parco, e nella magnificenza, veramente regale, della celebre Villa del Piermarini. Spettacoli lirici, mostre d’arte, corse di cavalli, mostre zootecniche, fiera di cavalli, gare sportive, convegno pompieristico, gare di tiro a segno, riunioni schermistiche, concorsi bandistici e corali… sarà tutta una serie di festeggiamenti che la città industre e lavoratrice, saprà, con larga e cordiale ospitalità, offrire a quanti ad essa, numerosi, interverranno. Le gare, le mostre, i concorsi, le manifestazioni sportive sono dotate di premi in denaro ed in medaglie». Ad aprire la prima Settimana monzese, lunedì 26 giugno 1933, la fiaccolata notturna di pattinaggio a rotelle, vinta da Giorgio Ancarani.

La terza edizione della kermesse cittadina, in programma dal 22 giugno al 6 luglio 1935, è incentrata – in ambito sportivo – nell’inaugurazione del campo comunale di hockey, con la disputa del campionato italiano di Prima divisione. L’apertura della “Settimana” è imperniata sulla gara di “pattinaggio a rotelle su percorso chiuso, in piazza Trento e Trieste”. La sfida sarà ricordata come la “competizione della canicola”. La gara, “svoltasi in una giornata in cui il termometro ha segnato temperature simili all’equatoriale, ha avuto esito non troppo soddisfacente per i colori bianco-rossi”. L‘asfalto, diventato “molle per il caldo”, mette in crisi i portacolori monzesi, tanto che molti “atleti quotati sono addirittura crollati.

Ecco il risultato: 1. Zavattaro (H. C. Novara) in 38’ alla media di km. 23,300; 2. Beretta (H. M. B. Monza); 3. Ghezzi (idem); 4. Haver (idem); 5. Vesce (H. C. Novara). Gli altri tutti ritirati.”

Sabato 29 giugno, il “Pedale” organizza gara di velocità incentrata nella scalata dei soliti bricchi coronanti la Brianza monzese.
«Pochi ragazzi sono alla partenza: biciclette lucide, leggere e snelle come giunchi, maglie policrome imbottite di panini, coprono i fianchi del ciclista – annoterà il Cittadino nel resoconto di sabato 4 luglio – Ecco attorno alla vita, a mo’ di zaino, il tubolare, mentre più in giù escono dai pantaloncini cosce e stinchi abbronzati e lucidi di vasellina. A mezzogiorno è stabilito l’arrivo. Ecco, finalmente il pubblico si muove; fra poco l’arrivo. Si guarda all’imbocco della via o, meglio, si seguono i movimenti della vedetta laggiù sull’angolo. Si sbraccia: arrivano, irrompono veloci e Salvatore Crippa sfreccia per primo sul traguardo. Una maglia bianco-rossa ha trionfato».

Aristocratica tra gli sport aristocratici, la disciplina dell’equitazione – segnatamente il concorso ippico – è il perfetto riassunto tra gli schizzinosi moti dell’anima dei nobili di nascita o di censo, costretti a scendere a patti con la modernità; e la voglia di esserci della rampante borghesia cittadina, adusa ormai a essere la mattatrice assoluta della storia.

«È il primo che si svolge nella nostra città e devo premettere che ha superato le più ottimistiche previsioni: sia dal lato tecnico che come spettacolo. Parlerò di quest’ultimo lato, perché sull’altra sponda non trovo nessun appiglio per approdare. Ho a dire adunque che come spettacolo ha entusiasmato. Dapprima il contributo dell’ambiente: la serena bellezza del maneggio , fra spalti di verde, fiorettati da un pubblico elegante e cosmopolita. Non sono mai entrato nei recinti ippici di Auteuil e Glaschow, ma credo che domenica Monza non aveva nulla da invidiare. Signore e signorine – favorite anche dal caldo – hanno sfoggiato le più eleganti “toilettes” e le più acconciate… capigliature”, s’esalta – fraintendendo – l’articolista del Cittadino. “E fra questi colori, i cavalieri – come in romantica reminiscenza – partivano alla conquista della gloria. La partenza era assaltata, gli ostacoli fuggivano sotto il petto del cavallo, tanto erano superati con rapidità. Regolarmente, ad intervalli parecchi minuti, i partecipanti muovevano alla conquista della “Coppa Città di Monza”».

La competizione, quanto mai bislacca, premia i soliti noti. Nel primo gruppo, bella la lotta fra Galuppi e Bartesaghi, terminata con la vittoria di quest’ultimo per una frazione di secondo. Nella seconda gara ed in quella di potenza, Rivolta ha dominato a piacimento, dando dei vari saggi di acrobazia equestre. Sarebbe però stato più interessante restringere la lotta fra gli allievi e non ficcare fra questi il maestro. E per ultimo la gara di consolazione, vera consolazione per il pubblico che ne ha gustato in ogni tono: dal cavallo testardo a quella volante per finire allo spazzatore di ostacoli. Prima gara – I. gruppo – “Coppa Città di Monza”: 1. Luigi Bartesaghi, Monza, su Bitta, in 54” e 6/10, pen. 0; 2. Franco Galuppi, Milano, su Macomer, 55”, pen. 0; 3. Carlo Carlini, Monza, su Malgo, 1’3” 6/10, pen. 0; 4. Ammirato Lelle, Milano, su Deltà, 1’45” 8/10, pen. 0; 5. Baronessa Elizza Ludeke, Milano, su Black, 1’9” 4/10, pen. 9. Secondo gruppo: 1. Osvaldo Rivolta, Milano, su Carezza, in 54”, pen. 0; 2. Franco Parma, Milano, su Toretta, 59” 2/10 pen. 0; 3. Luigi Fusi, Milano, su Giovedì, 1’1” 2/10 pen. 0; 4. Capo man. Mario Mandosio, Milano, su Madore, 1’ 18” pen. 3, 5. Anna Maria Rivolta, Milano, su Jana, 59”, pen. 4. Seconda gara: potenza – Nella prima priva con ostacoli di m. 1,40 venivano eliminati per varie penalità buon numero di concorrenti e rimanevano in gara con percorso netto solamente due cavalieri i quali ripetevano il percorso con ostacoli elevati a metri 1,60. Ecco la classifica dopo l’ultima prova: 1. Osvaldo Rivolta, Milano, su Carezza, pen. 4, 29” 6/10; Antonio Pelli, Milano, su Madore, pen. 4, 33” 9/10. Terza gara – 1. Pietro Giovannini, Milano, su Bello II, 58”, pen. 0; 2. Baronessa Elizza Ludeke, Milano, su Black I, 1’ 6/10 pen. 0; 3. Pietro Giovannini, Milano, su Mascotte, 1’20” 7/10 pen. 7; 4. Carlo Carlini, Monza, su Lilly, 55” pen. 12”.