La lunga crisi del Calcio Monza: tra docce fredde, fallimento e un assegno scoperto

Ac Monza Brianza sempre più in difficoltà. La notizia delle ultime ore è la chiusura dell’utenza del gas a Monzello con conseguenti docce fredde per i calciatori. Intanto arrivano altre due istanze di fallimento e un assegno scoperto firmato dal numero 1 della società.
Calcio, il Monza è sempre più a terra
Calcio, il Monza è sempre più a terra Fabrizio Radaelli

Ac Monza Brianza sempre più in difficoltà. La notizia delle ultime ore, riportata anche dai siti web e dalla Gazzetta dello sport, è la chiusura dell’utenza del gas a Monzello con conseguenti docce fredde per i calciatori.

Dopo le bollette della luce non pagate e la sospensione temporanea del servizio, ristoranti e hotel sempre meno amici, la sconfitta con la Pro Patria che ha rimandato ai playout da affrontare col Pordenone. E la raccolta fondi avviata dai tifosi per provare ad aiutare la società nel finale di stagione.


LEGGI I tifosi del Monza raccolgono fondi per pagare le trasferte di fine stagione


LEGGI Il calcio e la crisi: il Monza è un caso nell’inchiesta di Repubblica sulla Lega pro

La situazione è sempre più complicata anche sul fronte giudiziario con altre due istanze di fallimento per il Monza. E stavolta sarà difficile uscirne. Dopo aver scongiurato la chiusura della società tacitando l’ex amministratore delegato Maurizio Prada, la Adidas e la società che garantisce la sicurezza dello stadio,oltre che l’ex ds Gianluca Andrissi, ora la società dell’amministratore unico Piero Montaquila deve far fronte ad altri due creditori che si sono fatti avanti al Tribunale di Monza reclamando, giustamente, i loro soldi.

Si tratterebbe di un fornitore e di un altro ex dipendente. Sta di fatto che al fatidico appuntamento del 26 maggio (quando il Tribunale fallimentare si esprimerà) ora ci saranno altri due ostacoli da superare. E se si tiene conto che, soprattutto, la ricapitalizzazione promessa a più riprese è rimasta nel libro dei sogni, stavolta non si vede proprio come si possa uscire dal fallimento. Che, anzi, diventa l’unica strada per cercare di salvare una società ormai abbandonata a se stessa e allo sbando. I mezzucci messi in campo finora per tamponare le falle di un bilancio dai debiti milionari con tutta probabilità non basteranno più. In campo, inoltre (naturalmente in quello giudiziario), c’è anche la Procura della Repubblica, che potrebbe arrivare a fine mese con qualche freccia in più al suo arco dopo che ha cercato di veder chiaro nell’iter della ricapitalizzazione annunciata dalla proprietà, che doveva poggiare su titoli JpMorgan finora mai scontati per avere un affidamento bancario. Alla fine non c’è da sorprendersi più di tanto se il Monza si ritrova ancora al punto di partenza, nella situazione in cui si trovava a fine febbraio, quando si è svolta la prima udienza prefallimentare davanti al giudice monzese Giovanni Nardecchia. Da allora continuano a non essere pagati giocatori e dipendenti, i fornitori e lo stesso Comune che con la società aveva in essere una convenzione per lo stadio Brianteo, disattesa, nella sostanza, dai dirigenti biancorossi.

Il tempo dato dal Tribunale fallimentare per mettere a posto i conti, quindi, è stato concesso invano. E a meno di sempre più improbabili colpi di scena, tra quindici giorni il Monza di Montaquila di presenterà davanti ai magistrati in condizioni ancora peggiori. Se allora si parlava già di debiti arrivati più o meno a quota 4 milioni (dai quali vanno sottratte le somme per pagare i creditori che avevano presentato istanze di fallimento) adesso non si sta tanto meglio. Anzi, i debiti, se non altro quelli degli stipendi, si sono accumulati. Il pregresso purtroppo non giustificava l’ottimismo: vedi cos’è stato fatto a Lanciano (e non solo) da Paolo Di Stanislao. Ovvero l’uomo costantemente al fianco di Piero Montaquila, e i cui trascorsi non sembrano esattamente la migliore delle garanzie.

L’annuncio ufficiale dell’acquisto dell’Ac Monza Brianza 1912 era arrivato a metà gennaio. Dopo pochi giorni, però, l’amministratore unico nominato per rilanciare società e squadra, Piero Montaquila, era già protestato. Non c’è che dire, un bel modo per attuare lo sbandierato progetto di sistemazione dei conti biancorossi. La data è lì, nero su bianco sul registro dei protesti al quale si può accedere con una semplice visura alla Camera di commercio: 29 gennaio. In quel giorno è stato levato un protesto nei confronti di Montaquila relativo a una somma di 30mila euro, importo di un assegno che in realtà non era coperto.

Il motivo del mancato pagamento, infatti, è un «difetto di provvista art.2 L.386/90, mancanza totale o parziale di fondi nel momento in cui il titolo viene presentato per il pagamento».

Una somma che, tra l’altro, corrisponde ai soldi promessi a Dennis Bingham per il passaggio del Monza proprio a Montaquila, spalleggiato da Paolo Di Stanislao, condannato per la bancarotta del Lanciano (e anche per una truffa relativa alla stessa vicenda). Insomma, con tutta probabilità la gestione del “dinamico duo” sarebbe iniziata già con un mancato pagamento. Non solo: stando alle date dobbiamo constatare che Montaquila era già protestato quando il Monza si è presentato in Tribunale per far fronte alle richieste di fallimento di alcuni creditori e della Procura della Repubblica, ma era già protestato anche quando la Lega Pro ha sbloccato alcuni soldi usati per far ritirare le istanze e riuscire a guadagnare tempo davanti ai giudici fino al 26 maggio, giorno in cui si terrà una nuova udienza nell’ambito della procedura prefallimentare.