Gp d’Italia, Monza sponsor privato cercasi: già avviate trattative per rinominare il circuito

L’urgenza di reperire fondi, la necessità di ammortizzare eventuali perdite anche in futuro e la priorità degli interventi verso il centenario. Non solo stanziamenti pubblici, si lavora per un “naming sponsor” privato.
Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci, con Attilio Fontana e Fabrizio Sala
Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci, con Attilio Fontana e Fabrizio Sala

Il grido di allarme risuonato dal microfono di Angelo Sticchi Damiani, durante la presentazione di martedì, è risuonato con forza. A Monza servono soldi e in fretta, ha detto il presidente Aci. Altrimenti il futuro è da ripensare. Uno scenario da far tremare le ginocchia, ma anche un’esternazione politicamente forte. La necessità di interventi urgenti all’impianto, a cominciare dai sottopassi e dai percorsi separati tra automobilisti e pedoni, è qualcosa di cui il manager salentino parla da anni.

Ma nei giorni del Gp, quando tutti gli attori si ritrovano attorno allo stesso tavolo, c’è chi si sposta sulla sedia e cerca di mettersi comodo, riascoltando quelle parole. Aci, che fece sua Sias per una cifra poco sopra il milione e duecentomila euro, oggi si trova tra le mani l’organizzazione di un evento inevitabilmente in perdita, per le restrizioni economiche che continuano a tenere lontano pubblico e investitori. E le cifre di cui si è parlato, con una forbice sino ai 90 milioni, nei corridoi semi deserti dell’autodromo di questi giorni sembrano più un investimento per il futuro che una necessità impellente per l’impianto che guarda al centenario.

E che in un’ottica di risparmi, in alternativa all’ampliamento dei sottopassi (che comporterebbe l’interruzione dell’attività in pista, come ha specificato lo stesso Sticchi) ipotizza anche più economici sovrappassi pedonali. La ricerca di fondi pubblici auspicata dal presidente dell’Automobile club potrebbe affiancarsi anche a un investitore privato per il naming dell’impianto, come fu per Eni sino a due Gp fa. Ma con una quota che, se paragonata ai 400mila euro versati allora dal colosso dell’energia, darebbe solo un contributo parziale alle finanze dell’autodromo. Di certo c’è che trattative per avvicinare nuovi investitori privati sono state avviate da tempo, ma procedono con il freno a mano tirato proprio per le incertezze dettate dalla situazione sanitaria. Si vocifera di grandi investitori italiani riconosciuti anche all’estero, in una sinergia sempre più irrinunciabile tra questa Formula 1 e la platea globalizzata dei suoi affezionati.