Giornalismo in lutto, addio a Giancarlo Besana: raccontava il Monza da sempre

Si è spento a 76 anni all’ospedale Humanitas di Rozzano. Da anni conviveva con problemi di salute. Ma anche negli ultimi giorni pensava al “suo” Calcio Monza e a quell’articolo che avrebbe dovuto scrivere per “il Cittadino”
Giancarlo Besana, ai tempi in cui era stato alla guida della Fiammamonza
Giancarlo Besana, ai tempi in cui era stato alla guida della Fiammamonza

Quando muore una persona così, ci si aspetta che possa inventarsi qualcosa di particolare. Come se anche l’ultimo giorno fosse qualcosa da raccontare. Per stupire, per sorprendere. Aveva abituato bene, Giancarlo Besana. Era il giornalista del Calcio Monza per eccellenza, se non altro per la lunga militanza di Sada e Brianteo, di macchine da scrivere e computer. Era nato il 29 novembre 1943 e forse già allora aveva capito che il suo destino era dietro a un giornale. Meglio, dentro a esso. Teleradio Monza Brianza, a capo dei correttori di bozze al Corriere della Sera. Il Giornale di Monza, siti internet e tv, ma ovviamente “il Cittadino”. Che era rimasto un po’ il “suo” giornale, per il quale proprio nelle scorse settimane stava preparando un servizio. Nonostante le difficoltà di salute che ormai lo frenavano nel corpo, e forse un po’ anche nello spirito. Ma la sua memoria e, ancor prima il suo sentimento, erano vivi. Era ferito dagli acciacchi, ma non spento. Nelle scorse settimane, il suo Monza l’aveva ritrovato per gli 80 anni di Alfredo Magni. Una sedia a rotelle come cavallo, lui un cavaliere che affronta il proprio destino. Eppure tanto distante da quei puledri che gli ricordavano i butteri dell’amata Maremma. Il Gianca, Ziobes per tutti, pochi giorni fa è uscito di casa, in piena emergenza virus. Aveva bisogno di cure immediate e la famiglia è riuscita a trovare la strada per l’Humanitas di Rozzano, senza però avere grosse speranze che da lì sarebbe potuta nascere una storia diversa. Una storia di salute. Lo Ziobes era anche un interista, forgiato a non mollare mai, ma questa volta è stato troppo anche per lui. Nella mattinata di giovedì 26 ha chiuso gli occhi per sempre. Senza metafore, senza giri di quelle parole che lui tanto bene sapeva usare nel dipingere pezzi giornalistici. Se ne è andato nel silenzio che resta ai margini del caos di questi giorni di sconquasso. E anche per far questo ci vuole stile.