Elisa Collaro: una desiana nella palestra in cui è nato il mito di Muhammad Ali

C’è una ragazza di Desio alla Gleason’s Gym, la palestra di Brooklyn in cui nascono i campioni di pugilato: sono i sacchi e i ring in cui si è allenato anche Muhammad Ali nel 1964 prima di conquistare il suo primo titolo mondiale. «Quel posto è una droga».
Elisa Collaro sul ring, a sinistra
Elisa Collaro sul ring, a sinistra

«Rimasi affascinata, respirai il profumo dei campioni, incantata da quella sensazione di magia che mi colpì appena si aprì quella porta» aveva raccontato al Cittadino Elisa Collaro nell’autunno del 2013: lei pugile ventenne di Desio con la voglia di fare a pugni con i guantoni, al di là dell’oceano la palestra dei re del ring, la Gleason’s Gym. Jake LaMotta, Roberto Durán, Benny “Kid” Paret, Gerry Cooney, Mike Tyson, si legge sulla storia della Gleason’s Gym di Brooklyn. E poi lui, Muhammad Ali, anzi Cassius Clay: così si chiamava nel 1964, l’anno in cui ha battuto Sonny Liston e ha indossato la sua prima cintura da campione del mondo dei pesi massimi. L’allenamento l’aveva fatto lì, l’incontro lo aveva vinto nonostante l’avversario, in difficoltà, avesse messo del sale sui guantoni per accecare il futuro campione.

Il mito di Muhammad Ali – morto il 3 giugno a 74 anni per una crisi respiratoria – è nato in quella palestra, la stessa dove oggi si allena Elisa Collaro. Anzi Elisa The Bomb Collaro. Quel posto è «una vera droga» aveva detto a pochi giorni dalla partenza, ripensando a pochi mesi prima, in estate, quando era andata a New York per diventare una professionista. «I miei occhi potevano illuminare tutta la città. Non potrò mai dimenticare quel giorno». Da allora è lì, ad allenarsi e a combattere, in uno spazio dove le televisioni si sono riversate nelle ultime ore, come in questo servizio realizzato quando Alì era ancora ricoverato.

Elisa ha 23 anni. Ha iniziato a incrociare i guantoni a 13, poi ha vinto due volte il titolo italiano di kick boxing, nel 2009 e nel 2011, e l’anno dopo è diventata vicecampione europeo della specialità perdendo solo in finale a Thionville, in Francia. A quel punto si è fatta due conti, aveva raccontato al Cittadino. E la somma era una una: partire per Brooklyn, nella palestra di Muhammad Ali.

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