Dalla Brianza la sfida all’Everest: «Lo scaleremo in bicicletta, sì si può fare»

Il motto è “Sì si può fare”. Con questo spirito Giacomo Galliani, triatleta di Carate Brianza, Daniele Sala di Albiate e il ferrarese Paolo Franceschin scaleranno l’Everest in bicicletta. La scorsa settimana prova di avvicinamento sul Mar Morto (con fuori programma in questura).
carate: Giacomo galliani
carate: Giacomo galliani Signorini Federica

Il motto è “Sì si può fare” e accompagna Giacomo Galliani, triatleta 26nne di Carate Brianza, di professione massofisioterapista e personal trainer, «in quelle imprese che nascono da idee un po’ folli ma che, perché no, si decide di affrontare comunque». L’hashtag #sisipuòfare finirà presto in una scalata fuori dal mondo (nel senso che nessuno al mondo l’ha mai affrontata): sull’Everest in bicicletta. Ma nel frattempo, nei giorni scorsi, si è appiccicato al caldo rovente del Medioriente, tra il Mar Morto, Gerusalemme e Tel Aviv. Trecento chilometri in due giorni, pedalando con temperature ben superiori ai 40 gradi. Il progetto “Sì si può fare” è in condivisione con Daniele Sala di Albiate, che ha un’azienda di abbigliamento da ciclista, e del ferrarese Paolo Franceschini, ex comico di Zelig e Colorado che da qualche anno si definisce un “comicista”, un po’ spiritoso e un po’ ciclista.

«Troppe volte ci facciamo troppi complessi, convincendoci che per una certa cosa ci vorranno sicuramente tanti soldi, tanto tempo o tanto allenamento – spiega Giacomo, figlio di Marzio Galliani che è referente di Adiconsum in città – La nostra filosofia è che bisogna solo organizzarsi, partire e fare ciò che si desidera. In qualche maniera ci si riesce sempre». Anche senza essere dei super professionisti o degli atleti fuoriclasse.

Il primo banco di prova per il progetto (accompagnato dagli sponsor Dama sportswear e Atakama, è stato «preparandoci per l’avventura sull’Everest dal punto più basso della Terra. Il Mar Morto, a meno 400 metri sul livello del mare». Atterrato lunedì scorso a Tel Aviv e trasferitosi sulle sponde del lago salato, il trio ha inforcato le biciclette il giorno successivo: ha costeggiato le sponde del lago fino ad avventurarsi nel deserto israeliano (dove «alcune salite sono state spettacolari») e chiudendo la giornata a Gerusalemme. Da qui, con la seconda giornata in bici, sono arrivati al mare di Tel Aviv.

«È stata davvero bellissima esperienza, emozionante, faticosissima, ricca di un sacco di aneddoti tutti da raccontare» ha raccontato Giacomo. Uno degli aneddoti è sicuramente la disavventura vissuta a Tel Aviv, dove «ci hanno rubato tutto dal furgoncino parcheggiato. Abbiamo passato 5 ore in questura ma, sorprendentemente e fortunatamente, la polizia ha ritrovato tutte le nostre cose».

Ora si punta all’Himalaya, per l’autunno 2018 o la primavera 2019: «L’idea è di arrivare in bicicletta (chiaramente ci saranno dei tratti da fare a piedi, con la bici in spalla) all’ultimo campo base dell’Everest. Se si riesce, anche all’ultima collinetta percorribile a 6.200 metri».