Cremonese-Monza: alle 21 la Diretta live. Braida il grande ex: «Io e Galliani amici fraterni, avversari solo per l’ora e mezza di partita»

L’attuale direttore generale dei grigiorossi ricorda la sue esperienza in Brianza: due anni da giocatore e tre da dirigente: «Ho incontrato persone di grande spessore». Poi la chiamata di Galliani al Milan
Adriano Galliani e Ariedo Braida
Adriano Galliani e Ariedo Braida Stefano Arosio

Stasera, domenica 27 dicembre, alle 21 il Monza ritrova Ariedo Braida, da inizio dicembre direttore generale della Cremonese. Braida, ex Monza sia in campo che dietro a una scrivania, per 16 anni ha ricoperto il medesimo incarico Milan di Berlusconi, per poi diventare direttore sportivo per altre 11 stagioni. Dopo una parentesi alla Sampdoria, dal 2015 al 2019 è stato direttore sportivo del Barcellona.

Braida, inutile dire che sarà un’emozione particolare per lei. Cosa significa Monza?

«Ci ho giocato due anni, ho fatto il direttore sportivo per tre. In entrambi i casi sono arrivato in C e siamo saliti in B. Il Monza ce l’ho dentro, è stato un momento topico. Ho conosciuto Cappelletti, Giambelli, Cazzaniga, Galliani. Ho incontrato persone di grande spessore e livello, da cui c’era solo da imparare. Poi un giorno Galliani mi ha chiamato (al Milan, ndr) e la mia storia è cominciata da lì».

Cosa vi siete detti con Galliani, ora che siamo alla vigilia di Cremonese-Monza?

«Ci sentiamo sempre, l’ultima volta ieri. Al di là del rapporto di lavoro, siamo amici fraterni. Conosco la sua famiglia, ho visto crescere i suoi figli. Per l’ora e mezza di partita saremo avversari, ma solo in quel momento».

Visto da fuori, su questo Monza c’erano aspettative più alte rispetto a quel che dice ora la classifica?

«Il campionato di B è molto particolare. È difficile. E tutte le squadre trovano difficoltà, anche le migliori. Bisogna lottare, è importante la prestanza fisica, così come la personalità. Ci sono bravi giovani, che però a volte non riescono a esprimersi al meglio, proprio per questa “fisicità” che il torneo richiede».

Quanto sta incidendo l’emergenza pandemica sui rapporti di forza? È un campionato falsato nei suoi valori assoluti?

«Il Covid ha cambiato gli equilibri e non è un caso che molte partite si vincano fuori casa. Sì, è un calcio un po’ falsato. Molti giocatori hanno una sensibilità particolare ai fischi e alle reazioni delle tifoserie e giocare senza spettatori per qualcuno è più semplice. Sentendosi meno questa pressione, è evidente che ci sia chi riesce a esprimersi in modo differente».

Galliani, di fronte al caso Salernitana-Reggiana di fine ottobre, con i primi che non concedettero il rinvio ai secondi – decimati dal virus – prese una posizione chiara, in favore di un fairplay sportivo che però mancò. Sono le regole a essere sbagliate o è solo la sensibilità delle società a dover scendere in campo?

«Le regole vanno rispettate, ma anche il calcio deve essere armonia, deve portare unione. Deve creare una sensibilità condivisa: di fronte a certe situazioni non bisogna approfittarne. Abbiamo bisogno di essere più solidali. Certo, si gioca per vincere, ma nel rispetto dell’avversario. Trovare una soluzione che non penalizzi l’altro. Sa, è una cosa complicata riscrivere i regolamenti, ma io dico no a un calcio che non è giusto. Il calcio è ancora uno sport? È difficile parlare di questo, perché dipende dallo spirito con cui si interpretano le parole ed è facile essere travisati. Ma nello sport bisogna vincere in modo coerente».

Lei e Galliani siete in sintonia anche su questo insomma. Siete stati vicini a lavorare di nuovo insieme, al Monza?

«Galliani è diventato un maestro, sono io a imparare da lui, non aveva più bisogno del mio aiuto. Le cose le conosce meglio di me».

Interpreto e rilancio: se le avesse chiesto di venire a Monza, lei sarebbe venuto?

«Come facevo a dirgli di no? Ma va bene così, dai. Questa è una bella soluzione».

Un pronostico per domenica?

«Non ne ho mai fatti nella mia vita (ride). Io spero e penso che sarà una buona partita».

Il Monza arriverà in serie A?

«Il Monza è attrezzato per lottare, anche se in qualche momento può sembrare in ritardo. Ha la struttura per salire e sicuramente fino alla fine giocherà per farcela. E io glielo auguro».