Atletica, il mondo al plurale di Filippo Tortu: «Corro per passione e per migliorarmi a ogni gara»

VIDEO Il più veloce già nel 2010 - Filippo Tortu si è raccontato in una conferenza stampa a Radio Italia dopo il 9”99 sui 100 metri corso a Madrid. «Corro perché è una passione che ho fin da bambino, non per la visibilità ma per migliorarmi e fare felice chi mi vuole bene». A partire da papà Salvino («È una fortuna essere allenato da lui»).
Atletica: Filippo Tortu Golden Gala 2018 - Foto Fidal su facebook
Atletica: Filippo Tortu Golden Gala 2018 – Foto Fidal su facebook

Se in pista corre elegante e leggero, in conferenza stampa Filippo Tortu è sciolto e non disdegna le battute. Un botta e risposta gentile con papà Salvino tanto per sottolineare, se non si fosse capito, che il rapporto tra i due è più che sereno. Tanto da poter dire, tre giorni dopo aver scritto una pagina dell’atletica con un 9”99 che è nuovo record italiano sui 100 metri dopo quarant’anni, che “corro perché è una passione che ho fin da bambino, corro con questo spirito non per la visibilità o un passaggio in televisione. Inseguiamo un sogno da sempre, per far felice la mia famiglia e quelli che mi vogliono bene”.


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“Inseguiamo”, come pure “abbiamo fatto 9”99”. Filippo Tortu, gruppo sportivo Fiamme Gialle, parla al plurare: non io, ma noi. Il team, tutto: l’atleta, il papà-coach, il fratello Giacomo, mamma Paola, il preparatore atletico Flavio Di Giorgio che fa avanti e indietro da Verona. Il Tortu-pensiero è andato in scena in una conferenza stampa organizzata lunedì 25 giugno al Verti Music Place di Radio Italia e trasmessa anche in diretta sui social in un po’ inedito uragano di popolarità per l’atletica leggera. Una nuova passerella dopo aver fatto sognare l’Italia venerdì sera al meeting di Madrid: ha corso i 100 metri in meno di 10 secondi, primo italiano di sempre a farlo, nuovo primatista dopo il 10”01 di Pietro Mennea nel 1979.


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Prossima fermata Tarragona per la staffetta dei Giochi del Mediterraneo (30 giugno), poi i 200 metri a Montecarlo (20 luglio). E Berlino, il 6 agosto, per i 100 metri degli Europei.


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“Non voglio fermarmi qua, non ho un tempo preciso in testa ma non mi fermo al record italiano: in ogni gara voglio fare il personale e già dalla prossima cercherò di migliorarmi, quindi dovrà essere così soprattutto a Berlino che è il momento in cui conta davvero – continua Filippo Tortu rispondendo alle domande dei giornalisti – Gli Europei restano il mio obiettivo stagionale, andrò con un senso di responsabilità diverso e farò sicuramente la staffetta. La pressione non mi spaventa, ora è tutto in discesa dopo il record. Voglio arrivare in finale e fortunatamente il cinese Su non potrà esserci”.

Il cinese è Su Bingtian che ha vinto a Madrid correndo in 9”91. “Qui è il momento in cui penso ‘e ora come faccio a riprenderlo?’”, scherza Tortu commentando il video della finale. “E infatti non l’hai ripreso”, incalza il coach.

“Era programmato che abbattesse il muro dei 10 secondi a Madrid, lo speravo da qualche mese – ha sottolineato Salvino Tortu – Quando ha corso 10”04 in batteria, non nego che sia stata un po’ una delusione. Allora abbiamo cercato di capire e gli ho detto di non pensare agli altri, di correre con il paraocchi: fai la gara su te stesso”.

Coach e atleta, ma anche padre e figlio. “Riesco bene a separare il coach dal padre, al campo c’è un clima sereno che è il prerequisito che chiedo a chi lavora con me. Al campo si viene col sorriso. Dopo il 9”99 ho reagito da allenatore e lì ho capito che le due figure sono separate”, ha detto Salvino.

“È vero, abbiamo tutti un bel rapporto. Ho la fortuna di essere allenato da Salvino Tortu perché ha davvero una testa diversa rispetto a tutti gli altri allenatori in Italia, per il metodo di allenamento e di programmazione ma anche per come gestisce la tensione e le gare. L’idea di costruirmi un team attorno è nata da lui, è un nuovo modo di affrontare l’atletica e lo sport in generale”, ha ribadito una volta di più Filippo. Come già aveva fatto nell’immediato dopo gara di Madrid, come fa sempre.

Quindi 9”99. “È come quando arriva l’anno nuovo e ci metti due mesi ad abituarti alle nuove date: mi devo abituare al 9 e non più al 10 quando mi chiederanno che tempo faccio sui 100. L’atletica italiana c’è e si fa sentire”.

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