Atletica, Filippo Tortu: «Testa al prossimo obiettivo, mi allenerò col triplo dell’impegno per Mondiali e Europei 2022. E riparto con i 200»

Il velocista di Carate Brianza Filippo Tortu racconta le emozioni d’oro di Tokyo e quello che lo aspetta adesso: «Testa al prossimo obiettivo, non vedo l’ora: mi allenerò con il triplo dell’impegno perché una medaglia olimpica lascia grandi responsabilità»
Ateltica: Filippo Tortu alle Olimpiadi Tokyo 2020, oro con la 4x100 - Foto di Giancarlo Colombo/Fidal
Ateltica: Filippo Tortu alle Olimpiadi Tokyo 2020, oro con la 4×100 – Foto di Giancarlo Colombo/Fidal

Il ritorno in pista sa già di novità. E non solo perché sarà la prima volta da campione olimpionico: Filippo Tortu ha annunciato la prossima gara per domenica 5 settembre sui 200 metri a Chorzow, in Polonia, al Memorial Kamila Skolimowska, tappa Gold del World Athletics Continental Tour. “Vorrei migliorarmi anche lì”, dice e mezzo mondo dell’atletica non vede l’ora di (ri)vederlo sul mezzo giro di pista.

Il velocista di Carate Brianza, 23 anni, gruppo sportivo Fiamme Gialle, torna a correre la distanza dopo il 20”36 del Golden Gala di Roma del 6 giugno 2019, a due centesimi dal record personale (20”34, Golden Gala 2017). Oggi una grande possibilità per un fisico e una corsa che sembrano fatti per questa distanza.

Atletica, Filippo Tortu: «Testa al prossimo obiettivo, mi allenerò col triplo dell’impegno per Mondiali e Europei 2022. E riparto con i 200»
Atletica Filippo Tortu Olimpidi di Tokyo 2020 – Foto di FIDAL COLOMBO/FIDAL

È già il futuro, ma è anche un ritorno sulla pista polacca su cui a maggio la 4×100 italiana si era guadagnata il pass per Tokyo . Un biglietto che ha portato dritto alla medaglia d’oro del 6 agosto con un’ultima frazione stellare del brianzolo in rimonta sulla Gran Bretagna, finita seconda a un centesimo.

Un capolavoro di testa (soprattutto), gambe (esplosive) e cuore (tantissimo). Una prova superlativa sul lanciato, la risposta nel momento forse più difficile della carriera, o almeno questa la percezione.

Calato il sipario sui Giochi, Tortu ha trascorso l’estate in Sardegna, nell’altra sua terra, per godersi il tempo e ricaricare le pile.

Un passo indietro allora, cos’hai provato prima dei 100 metri, prima della 4×100, sul podio? Sensazioni e emozioni.

«Prima dei 100 metri erano strane, era la mia prima olimpiade e in più sapevo di non essere arrivato lì al 100% come volevo, ma la motivazione era al massimo – risponde negli ultimi giorni di riposo – Prima della 4×100 ero arrabbiato per come era andata la gara individuale ma stavo impazzendo per correrla, sapevo che potevamo puntare a qualcosa di incredibile. Sul podio non posso descriverlo, immaginate di essere sul gradino più alto del mondo e che tutti i sogni si sono realizzati, come lo descrivereste?».
Le olimpiadi coronano soprattutto un percorso di preparazione reso ancora più lungo dal covid che ha fatto slittare tutta la vita di un anno: cosa succede adesso?

«Ora è tutto come sempre. Testa al prossimo obiettivo che sono i Mondiali e gli Europei dell’anno prossimo. Mi allenerò col triplo dell’impegno perché una medaglia olimpica ti lascia grandi responsabilità, non vedo l’ora».

Dopo la medaglia d’oro cosa ti ha detto il papà e allenatore Salvino?

«Che avevo compiuto un’impresa straordinaria. Io ho risposto che l’abbiamo compiuta insieme, io e lui, per tutti questi anni passati a lavorarci. È la nostra vittoria».

Tanto per confermare, come già nel 2018 dopo il 9”99 che l’aveva consacrato a 20 anni come il primo italiano a infrangere il muro dei dieci secondi sui 100, il mondo al plurale in cui predilige il noi all’io.

Allora il punto esclamativo su una carriera fatta di record e vittorie fin dalle categorie giovanili. Tokyo invece è stata il trampolino di lancio di Marcell Jacobs che, dopo aver abbandonato il salto in lungo ed essersi soprattutto concentrato su se stesso, quest’anno è letteralmente esploso sullo sprint. Ribaltando i ruoli della velocità così come erano stati fino ad inizio stagione. Non deve essere stato facile, al di là della consueta lucidità nelle analisi.

Insieme i due campioni hanno saputo disegnare – con l’esordiente Patta e Desalu – un capolavoro di 4×100. Come sono i rapporti?

«Ottimi con tutti gli staffettisti, siamo una squadra affiatata e credo si sia visto. Prima della gara pochissime parole, ci siamo guardati e abbiamo detto: “Andiamo a prenderla ragazzi”».

Chiudi gli occhi e vedi un ricordo che spicca sugli altri, non necessariamente olimpico: qual è?

«Come potrebbe non essere olimpico? In questo momento nei miei ricordi non c’è altro (ride, ndr). Se chiudo gli occhi vedo me stesso che aspetto l’ufficialità della nostra vittoria sul maxi schermo dello stadio. Poi l’esplosione».