Mauro Ermanno Giovanardi, il premio Tenco 2015 racconta il suo stile

Un crooner che canta canzoni d’autore del terzo millennio. Ecco Mauro Ermanno Giovanardi secondo Mauro Ermanno Giovanardi. Il vincitore della Targa Tenco per il miglior disco dell’anno racconta il suo stile. E anche del festival Parola cantata.
Mauro Ermanno Giovanardi (foto di Silva Rotelli)
Mauro Ermanno Giovanardi (foto di Silva Rotelli)

Un crooner che canta canzoni d’autore del terzo millennio. Ecco Mauro Ermanno Giovanardi secondo Mauro Ermanno Giovanardi. In verità, il vincitore della Targa Tenco 2015 per il miglior album dell’anno una definizione di sé non riesce a trovarla. E neppure del suo stile, quello che dà il titolo al disco che nella cinquina finale del premio – che poi erano sei per un ex-aequo – ha sbaragliato la concorrenza di pezzi da novanta come Carmen Consoli e Niccolò Fabi-Daniele Silvestri-Max Gazzè, protagonisti di un apprezzatissimo progetto musicale che ha prodotto cd e tour estivo da tutto esaurito.

«Il mio stile? Ho intitolato così il disco proprio per rispondere alla domanda “Che musica fai?”: che siano i giornalisti a definirlo», racconta divertito tra una prova e l’altra in un periodo in cui ha mille cose da fare.

C’è il tour nei club che sta per partire, la tappa al Blue note di Milano da preparare per bene, un recital su Pasolini a fine mese, l’idea di far rivivere il festival “Parola cantata” che per due anni aveva fatto di Brugherio una piccola capitale della musica d’autore. Brugherio, ancora Brianza e già periferia di Milano, dove tutto è cominciato ben più di vent’anni fa. E poi dal 22 al 24 ottobre ci sarà la consegna della targa all’Ariston di Sanremo, un altro dei posti cui Giovanardi deve parecchio.

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Perché da “Io confesso” a oggi, da quel festival di Sanremo 2011 a cui era andato per chiudere il cerchio con la storia dei La Crus, è stato tutto un mietere successi.

«Credo sempre nel lavoro – prova a spiegare – nella disciplina che alla lunga paga e permette alle qualità di emergere, nella cura nei particolari che metto e che ci si deve mettere. Il non lasciare nulla al caso. Mi fa piacere che vengano riconosciuti il cuore, la passione e l’energia. Anche dopo la vita con i La Crus, con cui avevo già vinto due targhe Tenco come miglior opera prima nel ’95 e come interprete nel 2001».

Poi un altro premio nel 2013 come interprete di canzoni non proprie insieme al Sinfonico Honolulu. «Ma di sicuro quella di quest’anno è la più importante. Sono molto contento, sono contentissimo. Non ci credevo, ma ci speravo».

Ma quindi, questo stile com’è?
«In questo disco ci sono tante cose diverse, come se mi fossi fermato a dire quello che è stato importante per me in vent’anni di musica e a soppesare invece quello che ho voluto lasciare andare. Importanti sono sicuramente il lavoro sulla parola, la forma canzone e una idea di scrivere canzoni pop d’autore, in un immaginario musicale più simile a una colonna sonora che allo stile cantautorale classico italiano. D’altra parte l’omaggio a Piero Ciampi e Luigi Tenco nel primo disco dei La Crus, a metà anni ’90, dava già delle coordinate precise. Ma anche così manca qualcosa».


Che cosa?
«Ci sono l’approccio e la ritmica rock’n’roll, ci deve essere da qualche parte del punk perché le canzoni troppo patinate non mi piacciono. Ho lasciato indietro invece tutta quella parte elettronica che ora mi andava un po’ stretta. Potrei dire di essere un crooner del terzo millennio».

E ora che succede?
«Sabato 10 ottobre parte il tour autunnale al Glue di Firenze, in un locale che inaugura con questo concerto. Domenica una data a Roma ospite dell’amico cantautore Luca Bussoletti e poi il 15 ottobre l’appuntamento al Blue note di Milano, l’occasione per festeggiare e per presentare il disco nella mia città. Per i concerti nei club sto provando con quattro formazioni diverse: quella classica e storica con basso, chitarra, batteria e cori, una con i fiati, un’altra con piano e tromba, infine una che mi regala una versione più western delle mie canzoni. A Milano saliremo sul palco in formazione da smoking, eleganti per un luogo importante».

Il futuro?
«Vorrei portare “Parola cantata” in Puglia e in giro per l’Italia. Non amo il termine, ma è un format molto interessante che merita di essere messo in scena. E poi inizierò a scrivere i pezzi nuovi: sto cercando di capire che carattere potrà avere il prossimo disco, ma a dire il vero adesso ho solo tanta voglia di fare concerti e di cantare».