#Morosininpista: la nuova battaglia per la vita di Alex Zanardi vittima della propria generosità

Il giornalista Nestore Morosini sull’incidente occorso ad Alex Zanardi, venerdì in Toscana: non imprudenza ma generosità, il grande dono che Alex ha confessato di aver ricevuto dopo l’incidente del 2001.
Alex Zanardi sulla copertina del libro di Luca Corsolini
Alex Zanardi sulla copertina del libro di Luca Corsolini

L’aveva inventata lui la Staffetta paralimpica “Obiettivo 3”, con un obiettivo fondamentale per la vita di un uomo: godere di salute e benessere tutti i cittadini di tutte le età. Ma Alex Zanardi – campione paralimpico, ex campione dell’automobilismo – trascinato dalla propria generosità è incappato nel secondo, tremendo incidente capace di portarlo a intravvedere le ali degli Angeli.
È stato pilota automobilistico, quindi era consapevole dei rischi che si corrono disputando una competizione, sia il mezzo meccanico una monoposto o una handbike.

Ora io penso che, con le handbike, Alex e amici che percorrevano quella splendida strada che porta a Montalcino, dove la tappa si sarebbe conclusa, abbiano provato la stessa sete che si ha in una gara di competizione velocistica. E, con la strada aperta, l’incidente può capitare ad ogni metro di tragitto. Così è stato per Zanardi: ha perso il controllo del mezzo, ha cappottato due volte ed è finito contro un grosso furgone che proveniva in senso opposto. Quando ho ascoltato la notizia, mi è venuto alla mente l’incidente che portò alla scomparsa il pilota di formula 1, Jules Bianchi: nel GP del Giappone uscì di pista e finì contro un carro gru che stava sollevando un’altra monoposto dal prato.

Non c’è volontarietà negli incidenti di chi corre, c’è l’errore che può capitare, venti centimetri più in là ed ecco il problema. Non sono d’accordo, perciò, col CT della nazionale di paraciclismo che ha parlato di imprudenza: io avrei usato un altro termine, avrei usato generosità. Perché questo era il grande dono che Alex ha confessato di aver ricevuto dopo l’incidente del 2001 sul tracciato tedesco del Lauzering: la voglia di essere ancora uomo di sport e di aiutare psicologicamente e con l’esempio chi, come lui, soffriva per una disabilità.

Con la handbike ha vinto tutto, mondiali e olimpiadi. Quindi aveva un’esperienza stratosferica sul mezzo meccanico. Per questo non credo a una imprudenza ma, forse, solo alla generosità da atleta e da uomo che gli ha procurato, magari, un istante di disattenzione fatale che ora lo costringe a una nuova battaglia per la vita.

Il bollettino medico, rilasciato alle 10,30 di sabato, dal policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena dice: “Il paziente, sottoposto ad un delicato intervento neurochirurgico nella serata del 19 giugno, e successivamente trasferito in terapia intensiva, ha parametri emodinamici e metabolici stabili. È intubato e supportato da ventilazione artificiale mentre resta grave il quadro neurologico”.

La gente umile e la gente importante hanno capito il dramma dell’uomo e hanno inondato i social di messaggi affettuosi. E Alex, in quell’intreccio di fili e di tubi, sta di certo cercando di vincere la sua nuova battaglia.