Qualche errorino, di quelli però che ti costringono a rinunciare alla pole. In Messico, Max Verstappen mette in riga Ferrari (Leclerc davanti a Vettel) e Mercedes (Hamilton davanti a Bottas con la McLaren di Albon in mezzo) con un giro monstre che ha dato però l’impressione di essere irregolare. Perché un botto contro il muro di Bottas aveva indotto il direttore di corsa a inserire il bottone delle bandiere gialle. Verstappen non avrebbe rallentato, quindi c’è il rischio che venga penalizzato.
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Ferrari e Mercedes, a meno di sorprese, sono comunque le più serie candidate alla vittoria perché hanno un miglior passo gara rispetto alla Red Bull, il cui motore Honda è finalmente competitivo e permette a Verstappen di inserirsi in alto con prestazioni ragguardevoli. Pista difficile, sulla quale si superano i 340 orari, quella dedicata ai fratelli Rodriguez, campioni degli anni Sessanta, potrebbe regalare a Lewis Hamilton il sesto titolo, superando Fangio e tallonando Michael Schumacher.
Difficile la pista messicana lo è, ma i sorpassi sono possibili. Rimase storico quello di Nigel Mansell con la Ferrari a Gerhard Berger, che era al volante della McLaren nel 1990. Mansell confessò di aver temuto l’incidente: “A volte penso: ma l’ho fatto davvero. Allora se sbagliavi una mossa rischiavi di farti male sul serio. All’ingresso della curva ero vicinissimo a Berger. Ho pensato: se adesso mi tocca addio, sono finito. La mia mossa l’ha spaventato, secondo me, sapeva che in caso di contatto si sarebbe fatto male anche lui. Alla fine ha avuto più istinto di conservazione di me quel giorno”.