#Morosininpista: i restroscena della vittoria di Verstappen in Brasile

Il giornalista Nestore Morosini analizza la vittoria di Max Verstappen a Interlagos, nel Gp del Brasile, e va oltre il podio. Arrivando fino alla Ferrari
F1 Max Verstappen Red Bull - foto da facebook
F1 Max Verstappen Red Bull – foto da facebook

La vittoria di Max Verstappen nel Gp del Brasile cela dei retroscena che non ho visto raccontare sui media all’indomani della corsa di Interlagos. Questa vittoria parte da un presupposto: la Honda si serve della stessa factory motoristica austriaca alla quale si era appoggiata la Ferrari ai tempi della presidenza di Sergio Marchionne per la realizzazione delle camere di scoppio. Risolta la collaborazione con la Ferrari, l’azienda motoristica austriaca ha cominciato a lavorare per la Honda fornendole, pare, una turbina più grossa di quella Ferrari. Con questa turbina, Verstappen ha potuto primeggiare a Interlagos che ha il rettilineo d’arrivo in salita: per cui la turbina più grossa ha agevolato il motore della Red Bull.
Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, sia le accuse alla Ferrari da parte di Verstappen di aver vinto barando, accuse per le quali non è seguita, finora, la querela da parte di Maranello; sia l’iniziativa FIA dopo il Gp brasiliano, di requisire e sigillare parti del motore per verificarne la regolarità.


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Ma non è solo la componente motoristica a dare superiorità o inferiorità a una squadra. A mio avviso grande importanza hanno le gomme che vengono assegnate a ciascuna scuderia: in Formula 1 non ci sono sorteggi per attribuire i set, come ad esempio accade per le partite di calcio dei tornei continentali.

Le polemiche seguite all’incidente brasiliano provocato da Vettel ai danni di Leclerc mette in risalto, una volta di più, la fragilità psicologica del pilota tedesco quando è sottoposto a pressione. Vettel ha sbagliato sia con il compagno di squadra, parlo di Raikkonen e di Leclerc; sia contro gli avversari, Hamilton in particolare. Mattia Binotto cerca di stabilire delle regole per far convivere i due. Un’impresa molto difficile quando un campione ormai usurato sente sul collo il fiato del giovane compagno di squadra che va più forte di lui.

Dal vertice della Ferrari arrivano solo ramanzine di riflesso, segno evidente che in Ferrari manca identità, quella che una volta era il leit motiv ai tempi di Enzo Ferrari. Quando l’attività in Formula 1 andava di pari passo con la produzione di serie. Quando nel mondo delle corse la Ferrari non era rispettata, il Drake dettava a Brenda Vernor missive di fuoco che, via telex, arrivavano sia alla FIA sia alla Foca. Adesso il vertice Ferrari è quanto mai silenzioso, le accuse di Verstappen avrebbero dovuto generare una querela che, al momento, non ci risulta sia stata avanzata.

Probabilmente la percentuale del monte premi, più alta di certo rispetto alle altre scuderie Mercedes compresa, porta ad avere considerazione molto più per la produzione industriale, che ha raggiunto incredibili livelli di eccellenza con vetture che tutti possono guidare, che per l’attività corsaiola. In altre parole, la Ferrari delle supercar segue una certa coerenza di vertice, quella della F1 pare proprio di no.