#Morosininpista: chi era Stirling Moss, il più forte pilota mai campione in F1

Il giornalista Nestore Morosini racconta il pilota inglese Stirling Moss, morto sabato a 90 anni. Baronetto dal 2000, è stato il pilota più versatile: il più forte senza avere mai vinto il mondiale di Formula 1.
Monza, Moss in autodromo
Monza, Moss in autodromo

Nel giorno di Pasqua, a 90 anni compiuti lo scorso 17 settembre, ci ha lasciato il grande pilota inglese di F1 Stirling Moss. La sua fama è nata negli anni del secondo dopo guerra quando ha vinto 212 delle 529 gare che ha disputato in ogni categoria: in queste sono comprese, dal 1951 al 1961, 16 vittorie in 66 gran premi di formula 1, categoria nella quale non ha però mai vinto il titolo mondiale.

La sua qualità migliore era appunto la versatilità, che gli ha consentito di aggiudicarsi gare come la Targa Florio, la Mille Miglia e il tremendo Tourist Trophy, la corsa che si disputa all’isola di Man. In formula 1, dopo qualche stagione di minima attività, cominciò stabilmente a correre nel 1954 arrivando dodicesimo nella classifica iridata. Poi secondo nel 1955, 1956, 1957 dietro a Fangio, nel 1958 dietro ad Hawthorn, terzo dietro Brabham e Brooks nel 1959, nel 1960 (dietro a Brabham e McLaren) e nel 1961, dietro Phil Hill e Von Trips. Stirling Moss, oltre alle sedici vittorie, in F.1 ha conquistato 16 pole position, è partito 37 volte in prima fila, ha ottenuto 13 podi e venti migliori tempi in gara.

Stirling Moss è sempre stato considerato il più forte pilota al mondo a non aver vinto il titolo mondiale della Formula 1.

Ecco cosa scrisse di lui Enzo Ferrari nel suo ultimo volume, “Piloti che gente”: «La mia opinione su Moss è semplice: è l’uomo che ho ripetutamente accostato a Nuvolari. Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli permette di realizzare. Di Moss ho detto anche una volta che era un pilota che aveva senso dell’incidente, e proprio in certe sue uscite di strada, come in certe uscite di strada di Nuvolari rimaste storiche, io ho trovato una analogia veramente curiosa per l’epilogo che non ha mai raggiunto la tragedia. Se Moss avesse anteposto il ragionamento alla passione, si sarebbe laureato campione del mondo, essendone più che degno».

Personaggio popolarissimo, Moss è stato a lungo un’icona del Regno Unito nel mondo, prendendo parte a film e programmi tv, e rimanendo a lungo nell’ambiente come commentatore.

Nel 1962 Stirling Moss rimase gravemente ferito in un incidente a Goodwood, mentre era alla guida di una Lotus nel Trofeo Glover. L’incidente lo condusse in uno stato comatoso per 30 giorni e gli paralizzò parzialmente la parte sinistra del corpo per sei mesi.
L’anno seguente, a seguito di alcuni test con la Lotus, decise di concludere definitivamente la propria carriera: durante questa sessione di prove, girò di pochi decimi più lento rispetto alle sue consuetudini e non si sentì a proprio agio con la vettura. Molti osservatori medici hanno ipotizzato che Moss fosse tornato al volante troppo presto e che altri sei mesi di recupero gli avrebbero consentito di recuperare la forma fisica che lo aveva contraddistinto.

Fece un breve ritorno nel mondo delle corse nel 1968 quando disputò a bordo di una Lancia Fulvia HF ufficiale la 84 Ore del Nuerburgring, dividendo il volante della vettura torinese con Innes Ireland e Claudio Maglioli; quindi si ripresentò nel British Touring Car Championship del 1980 alla guida di un’ Audi al fianco di Martin Brundle; è stato commentatore televisivo per la BBC e negli ultimi anni ha continuato a correre nelle gare riservate alle auto d’epoca. In realtà Moss non ha mai annunciato il suo ritiro ufficiale dall’attività agonistica fino al giugno del 2011: in occasione delle prime prove della Le Mans Classic, gara per vetture d’epoca di contorno alla 24 Ore di Le Mans, il pilota inglese ha spiegato che per la prima volta nella sua vita aveva provato paura al pensiero di mettersi al volante di un’auto da corsa. Pochi giri al volante di una Porsche Rsk, quindi l’annuncio ufficiale: «Smetto con le corse».

Costantemente affamato di vittoria, fino al punto di avere ammesso in seguito di non essere stato mai capace di fare calcoli, fino alla stagione 1992 è stato il pilota britannico più vincente della storia. Nel 2000 era stato nominato Baronetto dalla Regina Elisabetta.