F1, Morosini in pista: nel Gp del Canada 1978 la prima vittoria di Gilles Villeneuve

“Gran premio del Canada, quarant’anni dopo”, scrive la Scuderia Ferrari per introdurre il week end del gara di Montreal. Il giornalista Nestore Morosini racconta la prima vittoria di Gilles Villeneuve in Formula 1, nel 1978. Quarant’anni fa.
Gilles Villeneuve: la foto è di Ercole Colombo ed è in mostra all’autodromo fino al 22 luglio
Gilles Villeneuve: la foto è di Ercole Colombo

“Gran premio del Canada, quarant’anni dopo”, scrive la Scuderia Ferrari per introdurre il week end del gara di Montreal (8-10 giugno). Quarant’anni dopo la prima vittoria di Gilles Villeneuve in formula 1. «Ci sono tante cose strane, in una vecchia foto di quasi quaranta anni fa. Per esempio il fatto che il vincitore indossi una giacca pesante sopra la tuta, o che celebri non con la tradizionale bottiglia di champagne, ma con una magnum di birra (…) Ma forse la cosa più strana è che quella pista corta e oblunga costruita a ridosso del bacino olimpico, quell’ovale interrotto da chicanes che corre nel verde dell’Ile de Notre Dame, costeggiando il maestoso fiume San Lorenzo, in principio non piaceva ai piloti. Qualcuno diceva che era stato fatto appositamente per il loro collega locale, quello spericolato di Gilles Villeneuve. Che neanche a farlo apposta, quella domenica, vinse: il primo successo in F.1 per lui, sulla T3 della Scuderia Ferrari. Rimontando con rabbia su Jones e Scheckter, il suo futuro compagno di squadra, per poi trovarsi la strada spianata dal ritiro di Jarier. Gilles non c’è più, anche se quelli come lui, in realtà, un po’ rimangono sempre con noi. Ma il tracciato, quello che all’inizio non piaceva, è rimasto ed è diventato un classico del mondiale. E naturalmente porta il suo nome: Circuit Gilles Villeneuve».


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Il racconto della prima vittoria dal libro “Gilles Villeneuve” di Nestore Morosini.

L’8 ottobre 1978, sulla pista di casa a Montreal, arriva per Gilles Villeneuve il giorno della vittoria. Con un pilota canadese alla Ferrari e per giunta nativo del Quebec, era stato facile per gli organizzatori trasportare il gran premio da Mosport, vecchia pista ormai decrepita e pericolosissima perché fradicia nelle protezioni, all’isola di Sant’Elena a Montreal.

Sei giorni prima della corsa, la città si tappezzò di manifesti di Gilles, grandi al naturale. Nelle scuole i bambini ricevettero due giorni supplementari di vacanza per poter assistere alle prove ufficiali che, per intercessione dello stesso Villeneuve, erano gratuite per i ragazzi fino a 14 anni. Jarier, con la Lotus, conquista la pole position, Gilles soltanto la seconda fila. Ma ciò che aveva importanza era stato il totale appoggio della Ferrari al suo “poulin” che aveva inflitto a Reutemann, quasi in disarmo, un pesante distacco: un secondo e 255 centesimi.

L’assolo di Jarier, con la Lotus, è immediato, al via. Il francese va in testa, tira come un pazzo e acquista in breve un cospicuo vantaggio. La battaglia alle sue spalle è fra Jones, Scheckter e Villeneuve. Cede Jones e Villeneuve supera di slancio Scheckter.
«È stata una sensazione bellissima superare il mio futuro compagno di squadra. Ho anche pensato, per un attimo che l’anno seguente un momento cosi chissà se sarebbe arrivato mai», confessò Gilles dopo la gara.

Jarier, con mezzo minuto di vantaggio, pare imprendibile. Nel box Ferrari, pero, c’è agitazione: il cronometro di Campiche segnala che Jarier sta perdendo terreno. Evidentemente è in difficoltà: si saprà dopo, che la pressione dell’olio è insufficiente. Villeneuve vola verso la vittoria, la gente è impazzita. Montreal imita Monza e l’invasione di campo è immediata. Com’è tradizione in Nord America, il direttore di corsa porge al volo la bandiera a scacchi al vincitore: Gilles l’agguanta e la porta nel giro d’onore. Non la restituirà.

Il Quebec ama ancora le tradizioni e la cena in onore del vincitore e fantastica. Un’orchestra suona le musiche di Glenn Miller, per la prima volta nella carriera di Villeneuve suo padre, sua madre e suo fratello Jacques — che sta facendo molto bene in formula Atlantic — accompagnano il “pilotino” che riesce persino a tenere un discorso. Parlano tutti, anche coloro che non hanno alcun merito nel successo di Gilles. Ma tant’è, ognuno deve dire la sua.

Dal campionato del mondo e dalla formula 1 in pista si passa a quella parlata. A Maranello viene presentata la T4, le minigonne entrano ufficialmente a Maranello. La T4 è uno sviluppo delle precedenti monoposto ma è stata accuratamente studiata alla galleria del vento. Dentro alle macchine, Villeneuve e Scheckter provano e riprovano per i fotografi. Gilles si sente ormai completamente ferrarista, pranza più spesso con Ferrari che ascolta volentieri il suo ragazzo trattenendolo in lunghe chiacchierate, anche tecniche. Inutile dirlo: la squadra meccanici si divide nettamente in due, da una parte gli scheckteriani, dall’altra i « villanovisti».

Fuori del cancello della fabbrica, al ristorante Cavallino prospera solo la seconda razza. Giorgio Giovetti, capo della tifoseria villanovista, ribattezza Gilles con il curioso nomignolo di «topolino ». Gli sponsor fanno la coda per proporre al canadese volante contratti principeschi. Gilles pensa alla casa, compra una barca, prende il brevetto di elicotterista e noleggia un apparecchio a pale per spostarsi da Montecarlo a Maranello. Diventa grande amico di Scheckter e si prepara per la stagione 1979.

Prima guida è il sudafricano, almeno sulla carta, col quale Mauro Forghieri punta al titolo mondiale. Scheckter è accreditato di grinta ed esuberanza pari almeno a quella di Gilles. In formula 1 sono conosciutissimi alcuni spettacolari incidenti provocati da Jody. Primo fra tutti quello di Silverstone, nel 1973, in cui vennero coinvolte una decina di macchine. Insomma, Scheckter è sul piedistallo, in alto. Villeneuve, come accade per i gruppi di statue, e lì ma un pochino più in basso. Come un suddito ai piedi del re.

Ma il 1979 se diventerà l’anno del trionfo professionale di Scheckter sarà anche quello che porterà Villeneuve nella leggenda, con la consacrazione che tutta l’Italia, Ferrari in testa, gli conferirà definendolo il Nuvolari degli Anni Ottanta. In tre mesi e mezzo avviene la straordinaria metamorfosi di Gilles che pare aver sempre guidato la Ferrari, essere nato addirittura con essa. Scheckter s’accorge di essere giunto in una squadra che ha già un principe. Diventare re gli appare subito difficilissimo: Villeneuve è un puledro, Jody un orso rampante.